Wanda Marra, il Fatto Quotidiano 11/10/2012, 11 ottobre 2012
MARCHIONNE E D’ALEMA PICCHIANO RENZI
La battuta più gettonata ieri su Twitter suonava più o meno così: “Matteo Renzi ha due nuovi sostenitori, Massimo D’Alema e Sergio Marchionne”. E infatti ieri è stata la giornata dello scontro tra il sindaco di Firenze e due pesi massimi, in questo momento tra i meno simpatici alla gente, uno della politica, l’altro dell’economia. Con il Rottamatore nel gratificante ruolo dell’attaccato.
LA GIORNATA cominciava con le parole attribuite dalla Stampa a Massimo D’Alema, che dopo aver valutato l’ipotesi di non ricandidarsi, annunciava di aver cambiato idea: “L’avevo detto a Bersani. Valutiamo assieme l’ipotesi che io non mi ricandidi al Parlamento. Ma ora no. Così, per quanto mi riguarda no. Poi, naturalmente, parlerà il partito”. Perché “lo sapete che se mi stuzzicano reagisco, e se c’è da combattere, combatto. Renzi ha sbagliato e continua a sbagliare. Si farà del male”. Baffino è diventato lo spot principale con cui il sindaco di Firenze va in giro per tutta l’Italia a parlare di rottamazione. Sempre pronto a mostrarne la faccia allibita mentre dice a Otto e mezzo: “Se vince Renzi, finisce il centrosinistra”. E giù applausi. Per la verità D’Alema ha pure smentito per bocca della sua portavoce, Daniela Reggiani: “Le parole che Federico Geremicca attribuisce a Massimo D’Alema in colloqui con amici, colleghi o collaboratori, non sono state mai pronunciate. Risponde, invece, al vero, la notizia che D’Alema è amareggiato per gli attacchi personali che gli sono rivolti e determinato a impegnarsi nella campagna delle primarie”. Ma D’Alema non ha mai nascosto i suoi pensieri su Renzi, la polemica è innescata, e al sindaco di Firenze non pare vero di cavalcarla, in una videochat su Repub blica.it : “Le sue parole hanno un tono allusivo e intimidatorio. Non è bello che il capo della commissione sui Servizi segreti dica che un altro ’si fa male’. Smentisca quella frase”. Il Lìder Maximo l’aveva accusato di essere andato a Sulmona sul jet privato? Risponde lui: “il jet me lo sono pagato di tasca mia”.
Poi, Renzi coglie l’occasione per tirare una bordata a Marchionne e nello stesso tempo marcare una distanza, che prima non c’era. “Non ho cambiato idea io, è Marchionne che non solo ha cambiato idea, ma ha tradito. Qualsiasi risultato abbia ottenuto e otterrà, avrà questa macchia di aver preso in giro lavoratori e politici dicendo una cosa che non avrebbe fatto”. Argomenta: “Non ho mai immaginato Marchionne come modello di sviluppo per l’economia, andava ai congressi Ds dove c’erano D’Alema e Bersani, e Bertinotti ne parlava come il borghese buono”. Insomma, colpa del centrosinistra. E il giudizio positivo nei confronti dell’amministratore delegato della Fiat? E il fatto di essersi schierato con lui nel referendum di Pomigliano d’Arco? “Ho solo detto in una intervista a Enrico Mentana che se fossi stato un elettore della Fiat al referendum che aveva alcuni profili di ricatto politico che Marchionne poneva, che avrei votato per il sì, senza se e senza ma”.
Non si fa attendere la replica decisamente sopra le righe di Marchionne: “È la brutta copia di Obama, ma pensa di essere Obama”. Peggio: “È il sindaco di una povera, piccola città”. “Liberissimo di pensare che io non sia un politico capace. Ma prima di parlare di Firenze, città che ha dato al mondo genio e passione, faccia la cortesia di sciacquarsi la bocca”, la risposta postata su Facebook.
DAVANTI alle parole dell’Ad di Fiat il Pd più bersaniano si trova nella scomoda posizione di doversi schierare con il nemico Renzi. Tentenna un po’, per la verità. “Dispiace che le posizioni ondivaganti di chi prima ha detto con Marchionne senza se e senza ma e ora prova a cambiare posizione per ragioni elettorali portino anche la città di Firenze dentro una polemica del tutto inutile”, dà un colpo al cerchio e uno alla botte Roberto Speranza, il coordinatore del comitato per le primarie del segretario. A rompere il ghiaccio è Vendola: “Insensate le parole di Marchionne contro Firenze”. Poi il governatore della Toscana, Enrico Rossi: “Su Firenze ha detto uno sproposito”. Fioroni: “Sembra un amante tradito”. E alla fine interviene Bersani: “Basta svilire l’Italia”. Parla anche Andrea Manciulli, segretario regionale del Pd toscano tra i più convinti oppositori del Sindaco: “Battuta di pessimo gusto”. “Firenze non merita di essere identificata col suo sindaco”, riesce a partorire la Bindi.
Nel frattempo, scivola in secondo piano un D’Alema insolitamente dimesso: “Io non attacco nessuno, è Renzi che reiteratamente conduce polemiche personali. Non ho fatto interviste. Non ho fatto polemiche. Subisco questa situazione”. Come tutti tra i Democratici subiscono la sovraesposizione mediatica del rottamatore.