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 2012  ottobre 11 Giovedì calendario

IN CELLA ASSESSORE LOMBARDO 4000 VOTI DI ’NDRANGHETA

da Milano
I voti si comprano”. Anzi meglio: “Se non paghi i voti non vinci”. Dopodiché se il pacchetto di preferenze arriva dalla ’ndrangheta, il successo è assicurato. Un particolare che non sembra essere sfuggito a Domenico Zambetti, assessore regionale lombardo alla Casa, il quale nel 2010 conquista la poltrona a suon di preferenze: 11.217. Un successo che per la procura di Milano è dovuto ai buoni uffici di un cartello criminale composto da due potenti cosche calabresi: i Di Grillo-Mancuso di Limbadi e i Morabito-Palamara-Bruzzaniti di Africo. Ionica e tirrenica unite da un solo scopo: tirare la volata a Zambetti, maglia (Pdl) da titolare nella squadra di Formigoni. Per arrivare ai piani alti del Pirellone, il politico utilizza 4 mila voti messi insieme dai boss. A far di conto: un terzo del totale. Tanta roba che Mimmo (alias utilizzato nelle intercettazioni) incassa pagando 200 mila euro in contanti e in più tranche. Lo scambio vale l’arresto, ieri, dell’assessore che in carcere (con altre 28 persone) si porta un bel po’ di accuse: voto di scambio mafioso, concorso esterno e corruzione. Niente male per uno che faceva della “competenza” lo slogan elettorale e che invece ha finito “per contribuire al rafforzamento dell’organizzazione mafiosa”. E nel frattempo (primavera 2009) non rifiutava cene elettorali con invitati del calibro di Paolo Mar-tino, referente milanese della cosca De Stefano.
VOTI PAGATI con moneta sonante. Non era mai capitato in Lombardia. Ma anche estorsioni, sequestri lampo, sessanta imprenditori minacciati e zero denunce. “È democrazia violata”, ha esordito ieri il capo della Dda milanese Ilda Boccassini. Solo un antipasto alle oltre mille pagine con cui il pm Giuseppe D’Amico ha chiesto e ottenuto l’arresto (firmato dal gip Alessandro Santangelo) dell’ennesima colonia mafiosa in riva al Naviglio. “Un cartello – ragiona il magistrato – e un unico referente”. Giuseppe D’Agostino “uno che con il rispetto che aveva poteva fare il paciere in tutta Europa”. Affiliato alla cosca Morabito, già emerso nell’inchiesta sulle infiltrazioni all’Ortomercato, D’Agostino va in tandem con Eugenio Costanti-no, calabrese, commerciante di gioielli “rampante e spregiudicato”. Sono loro i capitani di “una lobby calabrese (…) in grado di influenzare il libero esercizio del voto”. Una cordata impreziosita da fiancheggiatori di peso come Ambrogio Crespi (arrestato), fratello di Luigi, ex sondaggista di Silvio Berlusconi. La malavita conta su di lui per far partire il volano delle preferenze. “Ambrogio – racconta Cosentino – se vuole 2 mila voti come niente”.
Questo lo sfondo. In primo piano la contabilità dello scambio mafioso a favore di Zambetti e non solo: 700 voti grazie a Cosentino, 500 dall’area di Buccinasco veicolati dagli uomini della cosca Barbaro-Papalia e ben 2.500 da Milano portati da Crespi. Per arrivare al risultato il metodo è semplice: niente intimidazioni. “Basta spendere il nome della ‘ndrangheta”. Per questo Costantino può dire: “A Zambetti ce l’abbiamo in pugno”. E subito dopo aggiungere: “’sti politici di merda, piccoli e grandi, sono uno peggio dell’altro”.
Ma l’assessore regionale non è l’unico “agganciato”. In carcere ieri è finito anche Alfredo Celeste, sindaco di Sedriano, insegnante di religione, uomo di Podestà e vicecoordinatore provinciale del Pdl. Talmente rigoroso da invitare il boss al consiglio comunale: “Viene che c’è Nicole Minetti”. E del resto agli uomini della ‘ndrangheta le conoscenze non mancano. “I sindaci qua sono tutti amici nostri e tutti di destra”. Dopodiché Costantino snocciola la contabilità dello scambio: 50 euro a voto, 30 in meno rispetto al Sud perché qui c’è il carico della promessa di appalti
Mimmo Zambetti così vola, conquista uno tra gli assessorati più prestigiosi, eppure nicchia, paga ma non tutto. All’appello manca l’ultima busta: 80 mila euro. I padrini hanno la mossa pronta. Un bel pizzino, vestito da lettera anonima. Dice Costantino: “Gli hanno fatto la cronistoria di come erano i patti”. Da qui segue una telefonata dal tono non proprio amichevole. Dice D’Agostino: “Bisogna fare attenzione con il mangiare”. Quindi si arriva all’incontro. “E lui piangeva – prosegue Costantino – si è cagato sotto”. Risultato: Zambetti si trova imprigionato. E ricattato grazie alle registrazioni dei suoi colloqui con i boss e a una fotografia scattata con il padrino durante un incontro politico. La ’ndrangheta però non si accontenta. Vuole i soldi, ma anche gli appalti pubblici. “Ora c’è Expo e lui ci può aiutare”. E per incassare i lavori i clan rispolverano l’ex sindacalista Antonio Paolo, già uomo dei Morabito, ma soprattutto ras delle cooperative all’Ortomercato.
IN GENERALE , poi, la logica è binaria: “Noi sappiamo che c’è il bando e lui (Zambetti, ndr) farà di tutto per farcelo avere”. Promesse (tra le varie: un’assunzione all’Aler di una parente dei boss), dunque, che Costantino strappa anche in occasione delle comunali 2011 a Milano. La ’ndrangheta sostiene Sara Giudice (500 voti). A monte la trattativa con il padre Vincenzo (indagato), uomo storico del Pdl. In questo caso, però, gli uomini delle cosche si presentano sotto falso nome. Giudice non sa che l’avvocato Roberto Licomo (alias Costantino) è uomo di mafia. E comunque sia, da presidente della municipalizzata Metro Engineering sottoscrive: voti in cambio di lavori tra Lombardia e Calabria. Tanto che i manager delle cosche brindano “all’amicizia con un uomo importantissimo a Milano”. Davide Milosa • AMBROGIO CRESPI, «A MILANO C’E LUI» - Di solito i sondaggi prevedono i voti. Ma c’è un caso in cui il rapporto è rovesciato: i voti (comprati) rendono veri i sondaggi. Il servizio integrato, sondaggio più voti, era la specialità di Ambrogio Crespi, almeno secondo quello che scrivono i pm della procura di Milano. Ambrogio, 42 anni, è il fratello del sondaggista più amato da Berlusconi. Dopo la fine dell’amore e il fallimento delle sue società, Luigi Crespi con Ambrogio ha continuato in tono minore con i sondaggi e si è dato all’editoria, producendo un giornale il cui destino era già nel nome (Il Clandestino). Da ieri Ambrogio è indagato per concorso esterno in organizzazione mafiosa, per i suoi rapporti con la ‘ndrangheta a Milano. È accusato di aver raccolto in città, alle elezioni regionali del 2010, un pacchetto di circa 2.500 voti di preferenza da mettere a disposizione dell’assessore Domenico Zambetti. Uno degli arrestati di ieri, Eugenio Costantino, intercettato, parla delle elezioni regionali del marzo 2010: “I voti si possono, tramite Ambrogio, non c’è nessun problema! Ambrogio ha gli amici suoi, Ambrogio ha amici intimi fra calabresi, siciliani e napoletani”. In occasione delle comunali del 2011, Costantino fa cenno alle elezioni precedenti: “L’altra volta, se non era per lui (Ambrogio Crespi, ndr), dove li prendevamo i voti, al cazzo che ci fotte... che lui li ha dati... A Milano c’è lui, invece nei paesi li tengono tutti questi”. Il riferimento è “alla cosca calabrese dei Barbaro-Papalia”.
Costantino è colorito, quando parla di Crespi: “Quell’altro bandito di Ambrogio! Crespi? Solo con la ’ndrangheta e basta! L’altra sera mi ha chiamato ed era con Vallanzasca: Vieni che vi faccio salutare a Vallanzasca (...). Ha detto: a me non mi deve rompere le scatole, io non faccio niente, ma se qualcuno mi tocca io lo ammazzo subito... Non è che è uno che si crea problemi... Ha detto io non voglio più casini ha detto ma qualcuno se mi fa tanto, mi torce solo un capello, io lo ammazzo subito... E lo fa, eh! (...) Questo, quanto viene a Milano, mangia con Vallanzasca e con questi, con i Morabito, solo gente di ’ndrangheta... con i palermitani, con tutti, pazzesco! (...) Alcune volte va in internet e saluta a Peppe Ferraro (boss mafioso, ndr), saluta a Pino (altro boss, Giuseppe D’Agostino)”.
Delle molteplici relazioni mafiose di Ambrogio Crespi aveva già parlato nel 2011 un collaboratore di giustizia, Luigi Cicalese, che è un po’ il Buscetta della mafia al nord. “Ambrogio Crespi mi chiese se volevo l’appalto per attaccare manifesti elettorali che sponsorizzavano Bobo Craxi. Io rifiutai perché non mi ero mai occupato di queste cose. In quella campagna elettorale, Crespi Ambrogio si rivolse per cercare voti a me... e a tutti noi del gruppo. Io procurai i voti dei miei amici e familiari. Ambrogio mi disse anche che si era rivolto anche ad alcune famiglie potenti napoletane, in grado di procurare un numero cospicui di voti. A metà giugno 2007, dopo la mia evasione, chiamai Ambrogio Crespi che si trovava a Roma ed è salito appositamente a Milano per incontrarmi. Ci incontrammo in piazzale Lagosta. Non mi ricordo se gli dissi che ero evaso... Parlammo della sua separazione... e Ambrogio mi spiegò che a seguito di questa separazione aveva avuto problemi economici e per avere prestiti in denaro si era rivolto in particolare a Massimo Roma, che gli aveva chiesto interessi eccessivi quasi usurari. Tanto che per toglierselo di torno aveva chiesto l’intervento del gruppo di suoi amici napoletani (non so se li incontrava a Milano o a Napoli, città dove Ambrogio Crespi si recava spesso), che – mi disse – gli erano stati presentati da Marcello Dell’Utri... So che prima di conoscere me, Crespi Ambrogio si vedeva spesso con il figlio di Pepè Onorato, Massimo”. Gianni Barbacetto