Paola Maraone, Gioia 11/10/2012, 11 ottobre 2012
MATTEO RENZI – PIACCIO ALLE DONNE DI UNA CERTA ETÀ
Il camper è uno sputnik lanciato su e giù per i tornanti della Sila. Giornata tosta come e più di altre, in Calabria: per recuperare almeno in parte il ritardo accumulato tra una tappa e l’altra, Billy – autista entusiasta di Matteo Renzi nonché suo padrino di cresima – pesta spietato sull’acceleratore. Reggio, Vibo Valentia, Lamezia Terme, Crotone, Cosenza: 800 km di curve, da aggiungere agli 8mila percorsi finora dall’Adesso! tour, 108 città in programma di qui alle primarie del Pd per diffondere capillarmente il verbo del rottamatore.
L’abitacolo sembra una navicella spaziale a gravità invertita: tutto traballa e tutto cade, ci si aggrappa dove si può, ci si rovescia addosso l’acqua cercando di bere. Si mangia malissimo perché qui non ci sono segretarie, assistenti, spin doctor: solo l’addetta stampa, tre amici fidati e Renzi, che chiama affettuosamente il camper «letamaio» e, nel tempo che stiamo assieme, ingolla stoico solo cracker, palatine, confetti e «altre vaccatine da Autogrill». Del resto, com’è evidente, quel che conta è altro: per esempio parlare con la gente a costo di ripetere cinque volte in un giorno le stesse cose, dormire quattro ore per notte e ogni tanto appisolarsi per qualche istante, come un bambino, la testa appoggiata al finestrino. Per poi svegliarsi di soprassalto ed esortarmi a continuare con l’intervista, come se niente fosse: «Vai avanti, vai avanti!», seguito da confidenziale pacca sulla spalla.
ALLA RICERCA DELLA FELICITÀ Renzi dà del tu a tutti, essendo stato un bravo scout. Campione dell’informalità formale, camicia bianca (spesso senza cravatta) con le maniche rimboccate, ambisce in fondo al ruolo del Barack Obama de noantri. Durante gli incontri proietta video del presidente Usa, cita indirettamente l’amico Lorenzo Cherubini («La vera sconfitta non è di chi non ce la fa, ma di chi nemmeno ci prova»), i film con Will Smith («Non permettere a nessuno di dirti che non sei capace di fare una cosa») e già che c’è pure Massimo Troisi: «In politica il messaggio dei partiti al cittadino è sempre stato: "Ricordati che devi morire". È proprio arrivato il momento di cambiare prospettiva».
L’ITALIANO MEDIO Dal terremoto innovatore, in effetti, i più si lasciano travolgere con entusiasmo. Qua e là fioccano complimenti: Jovanotti twitta «Matteo è rock», Lele Mora lo trova «molto sexy», persino il severo Der Spiegel ci casca e gli dedica un servizio. Se i big del Pd disertano i suoi incontri, in platea il consenso è imbarazzante: «Ha avuto il coraggio di affrontare da solo, almeno all’inizio, una battaglia all’interno di un partito anchilosato nelle sue articolazioni interne», enuncia a Crotone l’avvocato Pino. Concorda la collega Natalina: «Comunica con efficacia, ha grinta, semina per raccogliere». Scrolla le spalle Lidia, insegnante: «Il giovane, va detto, attira. Del resto gli altri non hanno concluso niente». Paola: «È vero che ha dato un scossone al Pd, e anche alla destra». Ippolita, neolaureata: «Mi ha incuriosito. E l’accento fiorentino m’incanta». Giuseppa, impiegata: «Ho letto il suo libro, Fuori! contro i tromboni e i trombati. Mi piacciono i suoi slogan, sa usare i media moderni ma senza strafare, come quando dice: "Noi siamo esseri umani, non nomi in un post". È una persona vera, proiettata verso il futuro. Non mira al successo ma ai risultati concreti. Come uomo mi piace perché è marito, padre, ha un mutuo, vive come l’italiano medio. Sta facendo un gran favore al Pd». Praticamente una standing ovation in cui solo Teresa, sul finale, punzecchia: «Lo trovo mordace e accattivante. Però di faccia mi ricorda Mister Bean».
RENZI E LE DONNE L’adesione universale mi stordisce. Sul camper, per quel che posso, provo a inzigarlo. È molto attento a quella che lui chiama «la grande questione femminile»; ai limiti dell’ossessione, aggiungo. «Ma è un dato: in Italia lavora solo il 46 per cento delle donne, mentre nel Nord Europa la percentuale sfiora 1’80 per cento. A Crotone c’è un solo asilo nido per 70mila persone. Mi prendono in giro per questo, ma io continuo a ripeterlo: tutto parte, e passa, dagli asili nido». Azzardo uno slogan: più pappe e pannolini per tutti. «Beh, è allucinante che in Italia le madri ancora subiscano discriminazioni. Io remo contro. A Firenze ho messo a capo della polizia municipale una donna. E nella mia giunta tra gli assessori ci sono cinque femmine e quattro maschi». Provoco: del resto, le donne la amano moltissimo. «Piaccio soprattutto a quelle di una certa età», abbozza. «Si fermano a salutarmi con le borse della spesa in mano, mi aggiustano il colletto della camicia». Non faccia il modesto: tra il pubblico ho visto parecchie ragazze messe giù da gara, dico. Scuote la testa perplesso: «Sono attirate, credo, dal personaggio tv, non dal Renzi uomo. Semmai qualche segnale di apprezzamento mi è arrivato dai gay», sorride, subito contraddetto dall’addetta stampa: «Gli piacerebbe, ma non è così». Sarà. Intanto Cristina, 31 anni, che l’ha inseguito per mezza Calabria, riesce finalmente a placcarlo a Cosenza, poi ripete gongolante agli amici la stessa frase come un disco rotto: «E cosi mi sono avvicinata, l’ho baciato e gli ho detto: "Mi sei sfuggito a Lamezia, ora però ti ho raggiunto. Spero di rivederti presto come Primo ministro"».
FAMILY MAN «Ogni volta che posso accompagno i miei figli (ne ha tre di 11, nove e sei anni, ndr) a scuola. La politica è entrata in casa nostra come uno tsunami, i bambini ancora si chiedono che mestiere io faccia davvero. All’asilo Francesco, il primogenito, diceva alle maestre: "Mio papà di lavoro fa le telefonate". Siccome la campagna elettorale mi tiene lontano da casa, per scoraggiarmi mi ha detto: "Babbo, allora io voto Bersani"». Nessuna esposizione mediatica per loro. «Mia moglie ha messo paletti molto precisi». Di lei, insegnante precaria a Pontassieve, si dice che ami tenersi un passo indietro. «Non le piace giocare alla first lady. Mi sta a fianco, non addosso».
SÌ, VIAGGIARE C’è chi non ci crede, ma secondo la versione di Renzi e dei suoi l’Adesso tour! è interamente finanziato dai cittadini: già pubblicato su www.matteorenzi.it l’elenco con i nomi di chi ha dato il consenso, donazione media dieci euro a testa. Il camper incarna l’idea di libertà tanto cara agli italiani: ti sposti leggero, ti fermi dove vuoi, l’improvvisazione è benvenuta. In armonia con la politica sobria e casereccia di Renzi: «Metto tutte le fatture del Comune di Firenze online, se vado al governo lo farò in tutta Italia. Sono un uomo qualunque, per me niente auto blu né lampeggianti. Il potere è uno strumento di servizio, non capisco chi non sa distaccarsene. Nel mio mondo ideale vedo tagli ai vitalizi, molti politici precari. E molti precari assunti, finalmente, a tempo indeterminato». Slogan facili, rassicuranti, a presa diretta: in questo è il figlio perfetto dell’era berlusconiana. Alterna disinvolto impegno e bischerate toscane: «Mi accusano di voler intercettare i delusi del centro destra. E allora? Se dico le stesse cose di prima e questi decidono di votarmi, non capisco cosa ci sia di male. Però se mi vedete presentarmi ai comizi con la camicia verde e l’ampolla del Dio Arno, voi dovete ricoverarmi».
IO SONO LEGGENDA Cos’ha Renzi che gli altri non hanno? Età, energia, entusiasmo. E poi un formidabile messaggio alla Grillo, cioè chiaro e diretto: «Se vinciamo noi, tutti a casa. Se perdo, aiuterò chi ha vinto a governare». Il tentativo è quello di volare alto rispetto agli attacchi di Vendola, Bindi, Bersani: «Li stimo». D’Alema ha detto che se vince lei, il centrosinistra sparirà: «Sparisce soltanto la sua poltrona in parlamento». Anche il suo staff in campagna elettorale è fatto soprattutto di donne: «Ma non è una questione di genere», mi spiega al telefono Simona Bonafé, assieme a Sara Biagiotti e Maria Elena Boschi coordinatrice del tour. «Semplicemente, Matteo sceglie le persone con cui lavora meglio». E come si lavora con lui? «Benissimo». Gli trovi un difetto, la prego. «E talmente esigente che può risultare snervante». Conferma Silvia Pasquini del comitato elettorale: «Esigente sì, ma equo. Empatico. Meritocratico». Un ironia della politica, come nel ritratto di Paola, imprenditrice fiorentina: «Adora correre. Credo abbia fatto anche qualche maratona. Lo vedo spesso al Parco delle cascine, quando può fa la sua oretta abbondante. Un personaggio». Sapendolo multitasking, interrogo il rottamatore mentre è impegnato a rispondere a qualche sms: è vero che è diventato un atleta? Minimizza: «È una questione etica più che estetica. Mangio male, vivo a ritmi assurdi, quest’estate non sono andato in vacanza. Se non facessi sport, morirei».
USCITE DI SCENA Tra una curva e l’altra, la sfida più grande è fare respiri profondi per non soccombere alla nausea. Pochi chilometri prima di Cosenza il prode Billy rallenta (e lo stomaco ringrazia): la polizia ci scorta per l’ultimo tratto. «Noi ne faremmo volentieri a meno», sottolinea Renzi, come understatement impone. I sondaggi la danno in crescita, lei fa sembrare le cose facili, forse fin troppo. «Non dobbiamo inventarci nulla, in fondo basta copiare. Certe cose, negli altri Paesi, succedono già». Ce l’avrà un punto debole, sindaco, almeno uno? «A volte mi infiammo, vorrei scattare, ma devo fermarmi». Di che segno è? gli chiedo. Alza gli occhi al cielo: «Capricorno», concede. Non ce l’ha un altro tallone d’Achille? «Soffro di vertigini». Se non fa il pompiere, non è invalidante, mi permetto di sottolineare. «Però è una cosa che mi blocca...». E guai a bloccarlo, uno come Renzi. Ha detto che tra 15 anni uscirà di scena, è vero? « È una promessa. Farò il rottamato molto giovane. Fuori dalla politica, penso ci sia la vita».
Paola Maraone