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 2012  ottobre 11 Giovedì calendario

De Sade usò un rullo di carta – Donatien de Sade probabilmente apprezzerebbe la battaglia che si è scatenata intorno al manoscritto de Le 120 giornate di Sodoma

De Sade usò un rullo di carta – Donatien de Sade probabilmente apprezzerebbe la battaglia che si è scatenata intorno al manoscritto de Le 120 giornate di Sodoma. Una vicenda di furti, di passione e, anche, di denaro. Due famiglie di collezionisti e la Biblioteca nazionale di Francia stanno tentando di trovare un’intesa che possa mettere la parola fine a 25 anni di conflitti, in Francia e in Svizzera, e che faccia magari entrare il documento nelle collezioni nazionali francesi. Ma è soprattutto la storia del manoscritto a essere essa stessa romanzesca. Scritto dal Divin marchese mentre era prigioniero nel carcere della Bastiglia per le violenze inflitte a diverse giovanette, il manoscritto fu redatto su piccoli fogli larghi 12 centimetri che de Sade (1740-1814) in seguito assemblò su un rullo di oltre 12 metri di lunghezza. L’opera poteva in questo modo essere occultata tra i mattoni della cella per scampare alle confische. Vi restò tre anni, fino al famoso luglio 1789. Durante l’assalto alla Bastiglia, l’episodio che diede il via alla rivoluzione francese, il manoscritto, a insaputa di de Sade, che nel frattempo era stato trasferito in un’altra prigione, fu recuperato da un uomo, Arnoux de Saint-Maximin, il quale lo vendette al marchese de Villeneuve-Trans. Rimasto in questa famiglia per tre generazioni, l’originale de Le 120 giornate di Sodoma fu ceduto nel 1900 a Iwan Bloch. Dermatologo e psichiatra, questo medico tedesco fece pubblicare il testo nel 1904, con lo pseudonimo di Eugen Dühren. Nel 1929 il visconte Charles de Noailles diede mandato a Maurice Heine di acquistare il manoscritto. All’editore e scrittore spettò l’arduo compito di negoziare, analizzare e pubblicare il documento. La cura che Heine dedicò alla pubblicazione fu esemplare, tanto che l’edizione, riservata «ai bibliofili abbonati» per evitare la censura, è considerata la versione di riferimento del romanzo. I Noailles, dal canto loro, finanziarono l’operazione ed entrarono in possesso del tesoro. Oltretutto la moglie di Charles, Marie-Laure, era imparentata con il Divin marchese. Alla morte dei due coniugi fu la loro secondogenita, Nathalie, a ereditare il manoscritto. Nel 1982 la donna affidò il testo all’amico editore Jean Grouet, che desiderava studiarlo. Qualche mese più tardi e dietro richiesta di Nathalie, l’uomo restituì il baule che conteneva il manoscritto. Ormai vuoto: Grouet aveva infatti venduto il rotolo per 300 mila franchi allo svizzero Gérard Nordmann. Erede di una grande catena di supermercati, quest’ultimo è un collezionista con la passione per gli oggetti e i manoscritti «erotici». In attesa che venga messa la parola fine alla vicenda giudiziaria del suo manoscritto, il romanzo di de Sade continua ancora oggi a fare scandalo e a suscitare riprovazione. Pochi giorni fa la Corea del Sud lo ha vietato a causa della «estrema oscenità» e ha ordinato di mandare al macero tutti gli esemplari del libro recentemente tradotto. Andrea Brenta