Dario Di Vico, Corriere della Sera 11/10/2012, 11 ottobre 2012
TRA FORNERO E CAMUSSO, IL NORD-EST STUDIA GLI OPERAI «INVECCHIATI»
Il Nord Est comincia a fare i conti, come il vecchio triangolo industriale, con l’invecchiamento della forza lavoro. E di fronte all’allungamento della vita lavorativa previsto dalla riforma Fornero sente la necessità di elaborare nuove risposte. Il primo passo l’ha fatto l’Unione Industriali di Treviso che ha iniziato a studiare per i suoi associati un modello di intervento. Nel territorio trevigiano, al di là dei tetti di legge, l’età media del ritiro è stata fino ad oggi attorno ai 60 anni per l’effetto di varie modalità di prepensionamento. Oggi post-Fornero l’allungamento reale è stimato mediamente attorno ai 7-8 anni e c’è il fondato rischio di avere quindi in azienda persone che hanno tirato i remi in barca, che si possono sentire demotivate e che comunque non danno più le prestazioni degli anni precedenti. In più è chiaro che con una forza lavoro che resta di più a libro paga diventa difficile fare assunzioni e quindi il numero dei giovani rischia di rarefarsi ulteriormente. Per non partire da zero a Treviso hanno scelto di analizzare un caso concreto, quello della tedesca Bmw che per far fronte al cambiamento demografico in azienda ed elaborare nuove policy ha deciso di "invecchiare" artificiosamente un reparto per creare in anticipo le condizioni di età media alta e studiarle. In sostanza sono stati concentrati in quelle lavorazioni un numero alto di operai over 50. La conclusione a cui sono arrivati è che la prima cosa da fare riguarda l’estrema cura di tutti gli aspetti ergonomici legati al lavoro, dalla postura alla distribuzione della fatica, dai tempi e gli spazi per il training fino alla fisioterapia. «E’ il metodo giusto — commenta Giuseppe Milan, direttore dell’Unione Industriali di Treviso — bisogna sperimentare delle buone pratiche e poi generalizzarle prima che il cambio di demografia diventi un’emergenza in fabbrica e si aggiunga a quelle a cui dobbiamo già far fronte». Secondo Franco Fraccaroli dell’Università di Trento che si occupa di invecchiamento sul luogo di lavoro, oltre agli interventi ergonomici bisogna imparare «a gestire la tarda carriera» valorizzando ad esempio la capacità formativa degli ultracinquantenni che «potranno denunciare ritardi alla linee di montaggio ma sono preziosi per trasmettere cultura organizzativa e delle regole alle reclute».
Tra le varie risposte che si possono dare al cambio demografico c’è una maggiore flessibilità ricorrendo magari negli ultimi anni al part-time come ha proposto l’ex ministro Tiziano Treu. Per evitare poi che l’allungamento della vita lavorativa sbarri definitivamente l’ingresso in azienda dei giovani la formula che si presta ad essere utilizzata è quella della staffetta generazionale. Per prima l’aveva proposta in Italia la multinazionale Nestlè e il principio è stato recepito dal recente rinnovo contrattuale dei chimici che è stato siglato dalle organizzazioni confederali ma che deve passare ancora al vaglio dei lavoratori. E soprattutto al benestare di Susanna Camusso.
Dario Di Vico