Fabio Poletti, la Stampa 11/10/2012, 11 ottobre 2012
SARA, L’ANTI-MINETTI RESPINGE LE ACCUSE AL PADRE “COMPLOTTO CONTRO DI ME”
Hanno la stessa età e quasi lo stesso orizzonte giudiziario. Nicole Minetti sta al Pirellone ed è sotto inchiesta per favoreggiamento alla prostituzione. L’anti-Minetti Sara Giudice non sta da nessuna parte, non è sotto inchiesta, ma suo padre che una volta era del Pdl è quasi finito in carcere, accusato di aver intascato dalla ’ndrangheta un pacchetto di voti per far eleggere la figlia in cambio di alcuni appalti. Davanti a Palazzo Marino, dove non è riuscita ad entrare malgrado quei 1028 voti che i magistrati stanno passando ai raggi X, la 27enne grida al complotto: «Mi sono messa contro Silvio Berlusconi, il politico più potente. Mi avevano minacciato di farmela pagare. Questa è solo una manovra per cercare di incastrarmi». Al telefonino con voce flautata, Nicole Minetti fa la compassionevole: «Le esprimo la massima solidarietà. Io lo so bene, cosa vuol dire finire nel tritacarne mediatico».
Alla fine solo gentilezze tra gentildonne. Ma nelle carte dell’inchiesta di Ilda Boccassini c’è ben altro. Ci sono gli abboccamenti della ’ndrangheta che si fa ricevere da Vincenzo Giudice offrendo un micropacchetto di voti per Sara a cui il padre premuroso non avrebbe detto di no, rifiutandosi di pagare cash ma offrendo in cambio un appalto per il sistema tranviario di Cosenza. Niente di più facile per questo politico del sottobosco milanese con un curriculum lungo così: ex dirigente sanitario, ex dirigente Uil, in consiglio comunale dal 1997 fino all’ultimo giro, capogruppo di Forza Italia e, quel che più conta, ex vicepresidente del Cimep che si occupava di case popolari, ex cda di Ancitel che fornisce servizi ai comuni e fino a poco fa presidente di Metro Engineering, municipalizzata che si occupa di trasporti e appalti. Vincenzo Giudice al telefono fa quasi lo smarrito: «Sara sta piangendo... E io sto impazzendo perché non conosco nessuna di queste persone».
Sua figlia Sara si dice pronta a mettere la mano sul fuoco per il padre: «La mia famiglia non si è mai arricchita... Non si può buttare tutto nello stesso calderone... E poi perché la ’ndrangheta avrebbe avuto interesse per una ragazzina come me?». La risposta potrebbe stare in quel gigantesco sottobosco della politica dove i voti vanno e vengono, 50 euro l’uno secondo la tariffa. Sara nega e le trema il labbro tanto è nervosa: «Sono pronta a presentare tutti i miei 1028 elettori. Vogliono incastrami...». Nomi - a parte Berlusconi, tirato in ballo già allora quando lei iniziò a raccogliere le firme contro la candidatura della Minetti - non ne fa. Eppure in passato aveva parlato delle manovre di Maria Stella Gelmini che le aveva pure offerto un lavoro. Ma lei no, si sentiva una paladina della gente che fa tutto solo per merito. Dal consiglio di zona 6 dove era stata eletta nel Pdl, aveva dato l’assalto a Palazzo Marino con la lista Milano-merita. I milanesi non l’avevano capita e l’avevano tenuta fuori. Adesso un altro giudice vuole capire cosa c’era dietro.
"INDAGATO"
"«Vincenzo Giudice fece promesse alla malavita per eleggere la figlia»"