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 2012  ottobre 11 Giovedì calendario

IN INDIA TRE MILIONI DI PICCOLE MAI NATE

Si aggrava lo squilibrio tra maschi e fem­mine. Nuovi stili di vita e antiche con­suetudini rappresentano un mix po­tente, che continua a mietere vittime tra le fi­glie dell’India. Sono circa 3 milioni le bambi­ne indiane “scomparse” dalla mappa demo­grafica del grande Paese asiatico nel 2011. A documentarlo uno studio, Children in India 2012: A Statistical Appraisal, (Bambini in In­dia 2012: Una valutazione statistica), diffu­so due giorni fa dal Centro nazionale di sta­tistica di New Delhi. Secondo la ricerca, an­che 2 milioni di maschi non risulterebbero all’anagrafe, ma in questo caso la tradizio­ne avrebbe un’incidenza minore. Influireb­be meno, insomma, la selezione sessuale attuata a favore del maschio, ritenuto più produttivo, meno oneroso per le famiglie, spesso costrette a contrarre pesanti debiti per procurare una dote alle figlie.
Oltre alle conseguenze sul breve periodo, co­me il “buco nero” nella mappa demografica del Paese, tali pratiche avranno ripercussio­ni a lungo termine. Alla vigilia della Giorna­ta internazionale della bambina, in un’inter­vista rilasciata all’agenzia Asia News Pascoal Carvalho, della Pon­tificia Accademia per la vita, ricorda come «i demografi avvertono che tra 20 anni non ci saranno abbastanza spose, ed è inoltre previsto un generale calo della fertilità». Sia la legge, sia l’evoluzio­ne sociale non sembrano però in grado di frenare questo fenomeno, accentuato anche dalla tendenza delle famiglie a ridurre il numero di componenti. L’indagine rivela che, rispetto ai dati del censimen­to 1981, oggi vi sono in media 48 bambine in meno ogni 1000 ma­schi, attestandosi su un rapporto 914:1000. Una conferma, per il dottor Carvalho che «governo, società civile e famiglia, devono lavorare a stretto contatto per fermare questa piaga sociale». «La forte influenza patriarcale – nota il medico di Mumbai – tro­va il suo consenso nella religione, nella cul­tura e nella tradizione dell’India. Essa rafforza questa radicata discriminazione nei confronti delle bambine». Una vera e propria «cultura della morte diffusa nella società indiana» cui la Chiesa si oppone con fermezza ma anche con attività con­crete di consiglio, tutela e sviluppo.
Tendenze drammatiche presenti anche nel­l’immensa Cina, dove si aggiunge un feno­meno particolare. Il primo è la tradizione dif­fusa tra i benestanti o senza bimbi propri di adottare bambini di famiglie povere, in mo­do da aggirare la legge del figlio unico. Solo i maschi, però, ven­gono presi in consi­derazione incenti­vando molte fami­glie rurali a elimina­re le “inutili” fem­mine. La politica del figlio unico, in de­cenni di attuazione, inoltre, ha giustifi­cato un numero e­norme di interruzioni della gravidanza ma anche infilato milioni di piccoli cinesi nel tun­nel di una vita senza identità e senza famiglia. Sarebbero 400 milioni i cinesi non nati o mai registrati per evitare sanzioni o pene severe, come pure per aggirare gli abusi da parte del­le autorità locali incaricate di attuare la con­troversa politica demografica. Il modificarsi dei tradizionali vincoli familiari e i cambia­menti imposti dall’ideologia hanno portato a un rallentamento ulteriore delle nascite. Anche in Cina le famiglie sono sempre più ri­dotte e ogni anno si contano 13 milioni di a­borti: in maggior parte vengono praticati quando il figlio in arrivo è femmina.