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 2012  settembre 17 Lunedì calendario

Anno IX – Quattrocentoquarantaduesima settimana Dal 10 al 17 settembre 2012 Un filmetto di un quarto d’ora, postato su YouTube, e irridente la figura di Maometto è all’origine della tragedia di Bengasi e del successivo incendio, con morti e feriti, di tutto il Medio Oriente, dal Marocco al Bangladesh

Anno IX – Quattrocentoquarantaduesima settimana Dal 10 al 17 settembre 2012

Un filmetto di un quarto d’ora, postato su YouTube, e irridente la figura di Maometto è all’origine della tragedia di Bengasi e del successivo incendio, con morti e feriti, di tutto il Medio Oriente, dal Marocco al Bangladesh.

Bengasi Martedì 11 settembre, a Bengasi in Libia, intorno alle nove e quarto di sera, un gruppo di uomini – non meno di settanta, non più di cento – attaccano improvvisamente, con lancia-granate e mitragliere antiaeree piazzate su camioncini, il consolato americano. Le 30 guardie libiche addette alla sorveglianza si fanno prendere di sorpresa: alcune stavano sorseggiando un caffè, senza far caso al progressivo radunarsi di sconosciuti in strada; altre si dànno subito alla fuga; altre ancora erano certamente d’accordo con gli assalitori. I quali sparano su tutto, dissolvono la già incerta difesa, penetrano nel complesso e, continuando a sparare e lanciare granate, lo incendiano e lo riempiono di fumo. Il personale è bloccato all’interno, invano tenta una prima sortita (ore 21.45), le raffiche di mitra e i tiri di Rpg (granate anticarro) tengono tutti a bada. Solo intorno alle 22.30, aiutati da militari libici finalmente giunti sul posto, gli assediati riescono a fuggire e sono scortati in una villa che dovrebbe essere segreta, ma che i terroristi libici conoscono invece benissimo. Alle 23 infatti viene assaltata anche questa residenza: una pioggia di proiettili che dura mezz’ora e si ferma solo quando arriva un contingente misto di americani e libici guidati dal capitano Faith Obeidi. Sul terreno rimangono due ex Navy Seals (il corpo dell’incursione fatale per Osama bin Laden a Abbottabad in Pakistan, l’anno scorso): Glen Doherty e Tyrone Woods.

Ambasciatore All’una di notte è ricoverato nel pronto soccorso della città l’ambasciatore Chris Stevens. Sopravvive solo tre quarti d’ora. I lettori avranno certamente visto la sua foto sui siti o in tv o sui quotidiani: sorretto per le ascelle da qualcuno, lo sguardo spento, la maglietta tirata su fin quasi al mento, la faccia annerita. Non ci sono ferite, non c’è sangue. L’ambasciatore era chiuso nel consolato durante l’attacco ed è morto asfissiato dal fumo delle granate. In America la notizia che tra i caduti, oltre ai due Navy Seals e a un agente dei servizi di nome Sean Smith, c’è anche lui arriva con le prime luci dell’alba. Obama dispone la partenza di navi e aerei per la Libia, a Sigonella in Sicilia, dove c’è la più grande base di droni europea, atterrano due C 130, il segretario di stato Leon Panetta annuncia che gli Usa intendono presidiare 17 o 18 punti nell’area. Le autorità sudanesi e quelle yemenite annunciano però che non saranno ammessi sul loro territorio militari americani a protezione delle ambasciate Usa. Intanto tutto il Medio Oriente esplode in decine di manifestazioni anti occidentali, con morti e feriti, i predicatori islamisti lanciano da ogni moschea anatemi tremendi contro il diavolo a stelle e a strisce, al Qaeda rivendica il massacro di Bengasi, da Sana’a parte l’invito qaedista ad uccidere qualunque americano ci passi davanti agli occhi, la crisi internazionale assume proporzioni gigantesche, gli esiti possibili sembrano quanto mai drammatici. In Egitto i contestatori, che mettono a ferro e a fuoco la piazza Tahrir e lo stradone che dalla piazza conduce all’ambasciata Usa, esigono oltre tutto l’espulsione dell’ambasciatore Usa. Ignorano che il loro presidente, Mohamed Morsi, il quale ha pure dichiarato che i valori dell’Islam non si toccano, sta facendo il giro del mondo per chiedere soldi: alle casse del Cairo mancano 9 miliardi e tra i finanziatori indispensabili al Paese ci sono proprio gli Stati Uniti, i quali si sono da poco impegnati a saldare il debito pubblico egiziano.

Indagini Le indagini sul massacro di Bengasi, che appare come opera di salafiti e sapientemente pilotato dai capi di al Qaeda (sembra pressoché certo che tra gli assalitori vi fossero personaggi piuttosto noti venuti dall’estero, l’analisi dei video mostra che alcuni degli assalitori parlavano egiziano), si intrecciano con quelle relative al filmato all’origine della tragedia. Fino a questo momento si è scoperto questo: le prime tracce della casa di produzione, la altrimenti ignota Pharaoh Voice, risalgono al 2006, le inserzioni per reclutare attori e tecnici sono state pubblicate sulla rivisra “Backstage” nel 2009, le riprese hanno avuto luogo l’anno scorso, e gli attori non sapevano che il film riguardava Maometto e i suoi peccati, credevano di prender parte a un Desert Warriors, cioè un film d’avventura, con protagonista un certo George che, in fase di doppiaggio, sarebbe diventato il Profeta. Un Profeta libidinoso, i cui rapporti con Dio vengono ridicolizzati, eccetera. Il trailer del film, lungo 14 minuti, è stato postato su YouTube lo scorso giugno. Ma alla vigilia dell’11 settembre lo ha esibito sul suo sito il reverendo Terry Jones, ben noto per l’abitudine di bruciare corani in pubblico. E la cellula estremista copta che vive in America lo ha propagandato, facendo in modo che il mondo islamico se ne accorgesse. Le date sono molto significative: la crisi è stata programmata per l’11/9, data fatidica, e dopo le convention repubblicana e democratica. Sembra avere, tra i suoi scopi, quello di aiutare nella vittoria Romney, il falco bianco della situazione. Romney ha subito accusato Obama di essere troppo amico dei cattivi fondamentalisti islamici e ha tentato così – finora invano – di recuperare il distacco nei sondaggi dal presidente uscente. Il filmato è stato prodotto in California da un cristiano copto che si faceva chiamare Sam Bacile, ma il cui nome è in realtà Nakoula Basseley Nakoula, già finito dentro per truffa. Costui ha affidato le riprese a uno specialista in semi-porno di nome Alan Roberts, al secolo Robert Brownell, 65 anni. I soldi verrebbero da un centinaio di finanziamenti copti ed ebraici. Un sottobosco, insomma, che autorizza le peggiori supposizioni.

Karlsruhe I giudici della Corte costituzionale tedesca riuniti a Karlsruhe hanno ammesso che il fondo salvastati Esm è compatibile con le leggi tedesche. Berlino non potrà però aumentare il suo contributo, che adesso è stabilito in 190 miliardi di euro, senza passare per un voto del Parlamento. Ci sono altri paletti, ma sostanzialmente il via libera da Karlsruhe, unito alla notizia che la Federal Reserve, la banca centrale americana, intende comprare titoli europei per 40 miliardi di dollari al mese, ha rilanciato i corsi di borsa e fatto precipitare lo spread italiano a 331 punti (tassi di un niente superiori al 5%) e quello spagnolo a 407 (tassi al 5,78%). I dubbi tedeschi non sono però del tutto dissolti: la Corte costituzionale dovrà tra qualche giorno pronunciarsi anche sulla decisione di Draghi di comprare titoli a tre anni in quantità illimitate. Il deputato cristiano-bavarese Peter Gauweiler, che ha presentato anche questo ricorso, sostiene che i termini dell’adesione tedesca all’euro, a questo punto, sono completamente modificati e che di conseguenza Berlino ha il diritto/dovere di uscire dalla moneta unica.

Inoltre La Fiat ha annunciato che la crisi dell’auto ha reso obsoleto il cosiddetto piano “Fabbrica Italia”: sono così andati in fumo 20 miliardi di investimenti, i sindacati sono furibondi, il governo vuole spiegazioni, Marchionne, dopo l’annuncio, non ha pronunciato parola. La 7 è in vendita e tra quelli che vogliono comprarsela c’è anche Berlusconi. Il quale è tornato a parlare dicendo che la sua sesta candidatura a Palazzo Chigi dipende dalla legge elettorale e da quello che succederà nel Pd: si augura la vittoria di Renzi, vuole abolire l’Imu, critica l’Europa che dal 2014 vuol farci sborsare 50 miliardi all’anno per ridurre il debito (Fiscal Compact). Renzi intanto sta girando l’Italia: ha maltrattato Veltroni al Parco delle Cascine di Firenze e ha invitato i delusi di Berlusconi a votare per lui (Berlusconi, in caso di vittoria, sarebbe il primo «rottamato»). È piuttosto probabile che la Polverini si dimetta dalla presidenza del Lazio e che nella regione si torni al voto: il Pdl non è abbastanza deciso nei confronti dei corrotti locali del suo partito, a partire da Francone Fiorito, un metro e 95 per 190 chili, già tesoriere e capogruppo berlusconiano in Regione, reo confesso di un uso più che disinvolto del denaro pubblico: la magistratura indaga su dodici suoi conti correnti. I reali inglesi porteranno in giudizio Berlusconi: il giornale francese, ma mondadoriano, “Closer” ha pubblicato foto della duchessa di Cambridge, cioè Kate Middleton moglie del principe William, in topless; indifferente alle reprimende di Buckingham Palace, l’italiano “Chi”, sempre mondadoriano, ha replicato il servizio. Mistero su un duplice delitto in via Muratori a Milano, la sera di lunedì 10 settembre: un killer sceso da una moto e nascosto da un casco integrale ha sparato sette colpi contro Massimiliano Spelta, 43 anni, e sua moglie Carolina Pajaro, 22, dominicana, mandandoli tutti a segno. Ha colpito prima la donna (in testa), che aveva in braccio la figlioletta di quindici mesi. Lui è morto sul colpo, lei dopo due ore in ospedale. La bambina è illesa.