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 2012  settembre 10 Lunedì calendario

Anno IX – Quattrocentquarantunesima settimana Dal 3 al 10 settembre 2012Mentre scriviamo le Borse stanno andando giù, ma la settimana 3-9 settembre è stata ottima da tutti i punti di vista: le piazze hanno guadagnato e lo spread è sceso sotto i 370 punti

Anno IX – Quattrocentquarantunesima settimana Dal 3 al 10 settembre 2012

Mentre scriviamo le Borse stanno andando giù, ma la settimana 3-9 settembre è stata ottima da tutti i punti di vista: le piazze hanno guadagnato e lo spread è sceso sotto i 370 punti. Tutto merito di Mario Draghi e delle decisioni che ha preso giovedì 6 settembre.

Draghi Giovedì 6 settembre si è riunto il consiglio direttivo della Banca centrale europea. Scopo: dare seguito alle decisioni prese in luglio relativamente all’acquisto di Btp e Bonos (i titoli spagnoli) sul mercato secondario. Clima tempestoso: la stampa tedesca e in particolare il presidente della Bundesbank (la loro banca centrale) sparavano a zero contro l’ipotesi che si potesse venire in soccorso dei paesi mediterranei o scialacquatori o viziati. Questa contrarea non ha minimamente spaventato il governatore, il quale alla fine della riunione del Consiglio direttivo ha convocato la stampa e annunciato che la Banca centrale europea avrebbe comprato sul mercato secondario titoli fino a tre anni in quantità illimitata con l’intenzione di calmierarne prezzi e rendimenti. «Indovinate chi ha votato contro?» ha chiesto Draghi, molto sicuro di sé, ai cronisti. E a quelli che lo accusavano: con questa decisione avete «lira-izzato» l’euro, cioè avete trasformato l’euro in una specie di lira, molle e sottoposta ai capricci e ai vizi dei politici, ha risposto. «Una tesi che mi pare una caricatura di quello che abbiamo deciso».

Tedeschi La reazione tedesca, e specialmente della stampa tedesca, è stata violentissima. Sondaggi mostrano che non più del 17% della popolazione approva quello che Draghi ha deciso. Durante la conferenza stampa qualche collega di Berlino ha chiesto al governatore: «È sicuro di avere titolo per fare quello che ha fatto? È sicuro di avere il potere di dichiarare l’euro una scelta irreversibile?». Tesi, quest’ultima, ripresa poi da Thomas Schmid, direttore della Welt, in un articolo su Repubblica in cui si paventa che l’attivismo di Draghi finisca per mettere in pericolo la democrazia e dia luogo a una sorta di direttorio che governerebbe l’Europa senza tener conto della volontà dei popoli. Altri hanno polemicamente ricordato la raccomandazione di Monti in un’intervista: che i governi tengano meno conto, nelle decisioni relative all’euro e alla crisi, di quello che desiderano i parlamenti. Sul sito della Bild è addirittura rispuntata la tesi che forse, a questo punto, la Germania farebbe bene a ritornare al marco. In tanto baillamme, la Merkel s’è tenuta molto sobria, proclamando l’indipendenza dalla politica della Banca centrale. Le polemiche continuano, ma i mercati sembrano stare piuttosto dalla parte di Draghi.

Memorandum D’altra parte, il sostegno della Bce ai titoli dei paesi nei guai non sarebbe concesso senza contropartite. Francoforte acquisterebbe Bonos e Btp solo quando Spagna o Italia ne facessero richiesta. E quando ne facessero richiesta i due paesi dovrebbero firmare dei memorandum molto stringenti, dovrebbero cioè impegnarsi sul serio a risparmiare, riformare, mettersi sulla via della virtù di bilancio lasciando perdere non solo gli sprechi ma anche l’abitudine, ormai consolidata ovunque, di comprare i consensi con i favori. Per ora Spagna e Italia hanno dichiarato a gran voce che non avranno bisogno di nessun aiuto. È difficile in realtà che la Spagna possa farne a meno. E quanto all’Italia, il memorandum si inserisce come un machiavello nell’intricata situazione politica nostra.

Bersani Domenica scorsa Bersani ha chiuso la festa del Pd a Reggio Emilia dichiarando, tra l’altro, che a Palazzo Chigi deve entrarci chi vince le elezioni, che i governi non possono essere stabiliti da Standard & Poor’s e dalle banche, che il mondo conosce benissimo la sinistra italiana di cui ha avuto modo di apprezzare la serietà ai tempi di Padoa-Schioppa. Eccetera eccetera. Ovazioni, ma il problema del disagio internazionale di fronte all’eventualità che Monti esca di scena è palpabile. La Merkel, l’ultima volta che ha incontrato il nostro presidente del Consiglio, gli ha chiesto: «Che cosa accadrà nel 2013? Dopo le elezioni abbiamo la certezza che il percorso avviato dall’Italia andrà avanti?». Si sa poi che Obama considera Monti la salvezza dell’Europa. Monti smentisce di voler continuare, ma è chiaro che, in questo momento, non potrebbe esprimersi diversamente. Sulla strada di Bersani si erge poi un altro ostacolo: il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, comincia questa settimana da Verona un tour elettorale per le primarie del Pd. L’entourage di Bersani tratta con molta sufficienza la giovane promessa del Pd (37 anni, cattolico, un passato nella Margherita, a 19 anni vincitore di 48 milioni di lire alla Ruota della fortuna) e D’Alema s’è spinto fino al punto di sostenere che egli è unfit, cioè inadatto, a governare il Paese. E tuttavia le primarie, in passato, hanno già fatto brutti scherzi al gruppo dirigente democratico facendo prevalere, contro la volontà dell’apparato, per esempio Vendola in Puglia, Pisapia a Milano o Doria a Genova. Che accadrà se per ipotesi il popolo di sinistra preferisse nell’urna Renzi a Bersani? Il partito resterebbe compatto dietro il nuovo candidato premier? O si spaccherebbe tra una destra cattolica e una sinistra attratta sempre più da Vendola?

Scenari Gli scenari possibili sono in definitiva quattro. Primo: Bersani vince, fa il governo e magari offre il ministero degli Esteri e quello dell’Economia a Monti. Secondo: passa una legge elettorale concepita in modo tale che il Pd è il partito con più voti, ma non con abbastanza seggi per avere la maggioranza in Parlamento. In questo caso, Bersani è incastrato, si forma una maggioranza tipo quella di adesso e Monti torna a Palazzo Chigi. Terzo: chiediamo i soldi in prestito alla Bce (cioè: ci facciamo comprare i Btp per tener giù lo spread) e la trojka, la stessa che sta torchiando Atene, impone tra le altre cose un governo Monti. Quarto: Matteo Renzi vince le primarie e fa fuori Bersani, poi offre la presidenza del Consiglio a Monti (ha già manifestato l’intenzione di far così, anche se poi l’ha smentita). C’è un quinto scenario: dopo tutte queste manfrine, che dovrebbero risultare da un voto anticipato a febbraio, i partiti mandano Monti al Quirinale al posto di Napolitano. E si ricomincia daccapo.

Grillo In un fuori-onda di un paio di minuti trasmesso da Corrado Formigli durante il programma Piazza pulita su La 7 si sente il consigliere Favia, del Movimento 5 stelle, che parla male dei suoi vertici, dice che tutto il potere è in mano a Casaleggio (il guru informatico di Grillo), un freddo calcolatore che sa pianificare tutto e che all’interno dell’M5S non c’è nessuna democrazia. Ne è nata una polemica furibonda e che continua ancora. I fedeli del comico sostengono che si tratta di un fuorionda costruito a bella posta perché Favia, avendo esaurito due mandati, dovrebbe ritirarsi dalla politica. Sta anche nascendo un movimento di ex-grillini avversari di Grillo e, insomma, massima è la confusione anche da quel lato del panorama politico.

Sondaggi I sondaggi intanto mostrano il Pd in testa con un 27% dei consensi, il Pdl al secondo posto con un 18-20%, e il Movimento 5 stelle al terzo posto con un 12-14 per cento. L’Udc prenderebbe il 7-7,5, idem Di Pietro. Fini, con un 2,5, non entrerebbe in Parlamento. Sono tutte ricerche che lasciano in un certo senso il tempo che trovano: finché non sapremo con quale legge elettorale si andrà a votare e non sarà sciolto ufficialmente l’enigma Monti sarà difficile far previsioni.