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 2012  agosto 06 Lunedì calendario

Anno IX – Quattrocentotrentaseiesima settimana Dal 30 luglio al 6 agosto 2012Le stesse Borse che hanno trascorso il giovedì 2 agosto a vendere a valanga tutto quello che c’era da vendere (specialmente bancari e titoli finanziari), hanno poi passato il venerdì 3 agosto a ricomprare quello che avevano venduto

Anno IX – Quattrocentotrentaseiesima settimana Dal 30 luglio al 6 agosto 2012

Le stesse Borse che hanno trascorso il giovedì 2 agosto a vendere a valanga tutto quello che c’era da vendere (specialmente bancari e titoli finanziari), hanno poi passato il venerdì 3 agosto a ricomprare quello che avevano venduto. I risultati di questo comportamento schizofrenico sono grotteschi. Per esempio a Milano (ma il discorso vale per tutte le piazze): giovedì tonfo a -4,64 punti, venerdì balzo a +6,3. Stesse montagne russe per lo spread: giovedì saliva di 54 punti a quota 510, venerdì scendeva a 460.

Follia Il bello è che questi due comportamenti erano legati allo stesso discorso fatto da Mario Draghi, la mattina di giovedì 2 agosto, al Consiglio della Banca Centrale Europea. Questo discorso è stato interpretato in un modo giovedì, e in un modo diametralmente opposto il venerdì. Quindi, giù e su. Questo dà un’idea della follia da cui possono essere attraversati i famosi mercati.

Draghi Come i lettori ricorderanno, giovedì 2 agosto era prevista la riunione del Consiglio della Bce, 22 governatori delle banche centrali a cui Mario Draghi avrebbe chiesto un sì all’intervento sui mercati per salvare i Paesi più deboli. Draghi aveva esposto le sue intenzioni a Londra, una settimana prima., suscitando molte aspettative e stimolando una ripresa generale delle quotazioni. La frase chiave era stata: «Noi siamo pronti a fare tutto quello che serve per l’euro. E credetemi: sarà sufficiente». Questa frase era poi stata ripetuta come un mantra da uomini politici di tutta Europa, dando la sensazione che finalmente le tremebonda Unione avrebbe mostrato i muscoli. E in che cosa sarebbero consistiti questi muscoli? Ma, chiaramente, nella decisione di comprare i titoli sotto attacco, come aveva già fatto l’anno scorso il governatore Trichet (a colpi da 20 miliardi a settimana).

Tedeschi C’era però il problema della Bundesbank, cioè della Banca centrale tedesca, il cui governatore, Jens Weidmann, si diceva fortemente contrario a qualunque intervento della Bce sui mercati. «Draghi sta dilapidando il gruzzoletto degli europei». Il 1° agosto, alla vigilia del Consiglio, Weidmann faceva uscire sul sito della Bundesbank una sua intervista in cui, tra l’altro, affermava che il parere della Banca centrale tedesca, essendo la più grande, non poteva essere considerato come il parere delle altre banche centrali: se i tedeschi pretendevano qualcosa, bisognava tenerne conto. Così giovedì, in una riunione a porte chiuse di cui si sapeva poco, Draghi esponeva un piano d’intervento sui mercati che trovava il voto contrario di Weidmann, ma il voto favorevole di tutti gli altri, compreso il secondo membro tedesco del Consiglio e compresi i terribili olandesi e finlandesi (i finlandesi vorrebbero che per ottenere un prestito l’Italia desse in garanzia aziende e opere d’arte, perdendo tutto a favore di Helsinki in caso di inadempienza). Il governatore affrontava quindi giornalisti e operatori in una conferenza stampa e qui capivamo tutti che gli interventi della Bce erano rinviati al disegno di una procedura che ci pareva come al solito macchinosa, niente sostegno immediato a Italia e Spagna, i due paesi avrebbero quindi dovuto superare le secche del terribile mese d’agosto da soli. Conseguenza ovvia: vendite a catafascio.

Venerdì Ma giovedì sera e venerdì mattina, esaminando meglio quello che Draghi aveva detto, scoprimmo tutti che il governatore aveva in realtà isolato i tedeschi e ottenuto da tutti gli altri il via libero all’intervento sui mercati. Una novità importantisima. Che cosa aveva infatti spiegato Draghi?

• 1. Che il tasso di sconto – ora allo 0,75 – per ora non sarebbe stato toccato;
• 2. Che la Banca Centrale sarebbe intervenuta sul mercato secondario entro la fine di questo mese, acquistando senza limiti titoli a un anno;
• 3. Che la Banca Centrale sarebbe intervenuta con i suoi acquisti solo su richiesta dei Paesi interessati. I quali avrebbero dovuto sottoscrivere un impegno di bilancio inderogabile non solo per i governi in carica in quel momento, ma anche per i governi futuri.
• 4. Che la Banca Centrale avrebbe potuto nuovamente inondare di liquidità le banche del sistema oppure accettare in garanzia titoli dubbi (Grecia?) o anche acquistare bond di aziende private, nell’ipotesi che queste, poi, comprassero titoli sovrani. Sarebbe stata invece sospesa per ora la possibilità che il Fondo Esm diventi una banca e possa così finanziarsi presso la Bce e prestare soldi ai paesi indebitati. La concessione della licenza dipende dalla volontà del’Unione europea, a concedere la licenza deve essere il paese in cui si trova l’istituzione (Lussemburgo), anche quando tutti questi passi fossero compiuti, la Bce si riserverebbe ancora di decidere se il Fondo Esm può oppure no essere una controparte.

Punti Come il lettore capisce subito, i punti chiave di questa linea d’intervento sono il 2 e il 3. Punto 2: paesi come l’Italia o la Spagna, che hanno titoli mediamente lunghi 6-7 anni, dovranno cambiare totalmente la filosofia delle loro emissioni. Non più bond a 5 o a 10 anni, che Francoforte lascerà al loro destino, ma titoli a un anno, dal tasso normalmente più basso. Il punto 3 significa semplicemente che Draghi ha commissariato la politica italiana: una richiesta d’aiuto vorrebbe un impegno sottoscritto non solo dagli attuali governanti, ma anche ipoteticamente dagli attuali oppositori, candidati magari a governare al prossimo giro. Non saranno dunque ammessi “risarcimenti sociali” o politiche nuovamente espansive, chiunque entri a Palazzo Chigi. Anche se è sempre più forte la pressione internazionale perché l’Italia trovi il modo di lasciare a Palazzo Chigi Mario Monti, l’unico di cui i mercati si fidano sul serio.

Partiti I partiti hanno rinviato a settembre la battaglia sulla legge elettorale, fatto che rende meno probabile il voto anticipato a novembre. Pd e Sel hanno stretto un patto elettorale: il candidato premier del centro-sinistra verrà scelto con primarie di coalizione a doppio turno nelle quali si affronteranno Bersani, Vendola e Matteo Renzi. Bersani si dice sicuro della vittoria, anche se Vendola, nelle primarie del passato, ha rovesciato pronostici che parevano di ferro. Il seguito di Matteo Renzi è al momento un mistero. Dalla coalizione di centro-sinistra sarà molto probabilmente escluso Di Pietro, le cui intemerate contro il Quirinale non sono piaciute ai vertici democratici. L’Idv è in una crisi profonda, i seguaci di De Magistris starebbero pensando di fondare un nuovo partito e con quello aderire alla coalizione del centro-sinistra. Infine Casini, tirato a un’alleanza sia dal centro-destra che dal centro-sinistra, ha fatto sapere che correrà da solo.

Sicilia Intanto, qualunque cosa decidano i partiti a livello nazionale, il 28 e 29 ottobre si voterà in Sicilia: il governatore Lombardo si è dimesso martedì 31 luglio, dando seguito alla promessa fatta a Mario Monti. Le casse della Regione sono vuote, ma il governatore ha lasciato cadere qualunque iniziativa relativa alla spending review. Anzi, nelle ultime ore ha ancora nominato due assessori (alle Autonomie locali e all’Energia). Lombardo è indagato per mafia, e da ultimo si è difeso così: «Si tratta di un’aggressione criminale mediatica contro la Sicilia […] C’è un centralismo imperante che viene imposto alla Sicilia con discredito delle autonomie locali […] Ma se continuano a dirci che siamo brutti, sporchi e cattivi, che spendiamo male, che siamo un peso, che ci stiamo a fare insieme in Italia? Tanto vale che ci si separi consensualmente».