Giulia Zonca, la Stampa 9/10/2012, 9 ottobre 2012
CLASICO AL BUIO INARRIVABILE PURE NEI COSTI SE NON PER GLI SCEICCHI
Una volta era la tv degli smanettoni: streaming, una visione al confine con la pirateria, pessima, frammentaria, rubacchiata e quindi di qualità scadente, con l’audio improbabile, i commenti in bulgaro o in uzbeko, le immagini pixelate. Roba da fissati, da pasionari del calcio a ogni costo nella migliore delle ipotesi, da fissati di scommesse nella maggior parte dei casi. Fino a domenica sera: ore 19,50 il momento in cui sbirciare da una finestrella provvisoria, martoriata di pubblicità, è diventato un affare di largo consumo.
A Barcellona c’era il «Clasico», «mes» che una partita ha scherzato qualche utente smaliziato parafrasando il motto catalano del Barcellona «mes que un club». In effetti questo particolare Barça-Real Madrid è stato molto più di una partita di campionato, è stato un big bang e ancora non è chiaro che succederà dopo l’esplosione. In Italia in teoria non lo doveva vedere nessuno, fino all’anno scorso i diritti del campionato spagnolo erano di Sky, ma quest’anno la Liga, indebitata, ha giocato al rilancio con il miglior prodotto da esportazione del Paese, il calcio. Hanno stabilito un prezzo alto, 10 milioni, il doppio di quanto volevano fino alla stagione 2011-2012, e lo hanno venduto a chi poteva permetterselo. In sostanza gli sceicchi. In Francia in digitale, in Usa, in pay per view, Barcellona-Real è stato diffuso soprattutto via beIn Sport, la nuova piattaforma in mano agli emiri. In tv succede esattamente quello che è successo in campo: il mercato è di poche squadre che possono spendere (vedi Paris Saint Germain e Manchester City, tutte a capitale arabo) e i diritti pure.
In Spagna vogliono capitalizzare, hanno bisogno di soldi subito, magari in futuro tratteranno, ora considerato solo chi paga tanto: Sky sarebbe arrivata fino a 7 milioni di offerta, loro non hanno fatto sconti. La redistribuzione dei diritti è una lotta ogni anno e finisce sempre con quelli del Clasico che si prendono i tre quarti della torta. Il sistema aiuta i giochi al rilancio. L’Italia è rimasta al buio, la Germania pure e il contagio è stato immediato. I link, diversi e più o meno faticosi, per vedere di straforo la partita via internet hanno fatto il giro dei forum, delle mail, dei cinguettii. Al fischio di inizio si sono collegati i più appassionati, dopo i primi gol di Ronaldo e Messi ci è andato chiunque, anche gente totalmente contraria alla visione allucinogena di una partita on line. Al diavolo il segnale perfetto, l’alta definizione o 3D. Davanti a una sfida così, a dei gol così, c’è stato il corto circuito.
A Sky non commentano il lunedì nero passato a sentir parlare di una partita che nessuno doveva vedere ma è finita sul computer di chiunque. Certo non hanno avuto fortuna: poteva essere un noioso derby senza gol e qualche espulso invece è stato la sintesi del pallone, il trionfo del talento. Tutto quanto fa pubblicità. A streaming per il momento. La Liga non cede, gli arabi pagano, a Sky aspettano, gli altri guardano e il pubblico dopo qualche lamento cerca altrove. Salvo poi scoprire che potrebbe farlo anche in altre occasioni, anche senza essere così alle strette. Secondo gli esperti la Spagna non può chiedere tanto perché ci sono solo due squadre e per i più estremisti un’unica partita, anzi due, andata e ritorno del Clasico, però è pericoloso dirlo proprio nell’anno in cui la serie A non è proprio un susseguirsi di colpi di scena, non è un concentrato di bel gioco. I nostri diritti costano parecchio e porteranno alle casse del calcio italiano 1 miliardo nei prossimi tre anni. Le tv si svenano per avere quello e non investono sul resto. E intanto lo streaming avanza, da domenica molto meno clandestino.