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 2012  ottobre 09 Martedì calendario

LISSNER: “SCEGLIETE IN FRETTA, LA SCALA NON PUÒ ATTENDERE”

Per il bene della Scala spero che decidano presto il mio successore. Con un anticipo di due o tre anni, come del resto succede in tutto il mondo ma purtroppo non in Italia. Però la Scala merita di essere trattata da quel grande teatro internazionale che è».

Più chiaro di così, Stéphane Lissner non potrebbe essere. Ieri, con un comunicato del ministro della Cultura, Aurélie Filippetti, è diventato ufficiale quel che tutti ufficiosamente sapevano: dal 2015, il sovrintendente Lissner traslocherà dalla Scala all’Opéra. A Milano (dove il suo contratto scadeva nel ’17) Lissner continuerà a gestire il teatro e intanto a Parigi affiancherà il direttore generale della «grande boutique» (definizione di Giuseppe Verdi), Nicolas Joel, in attesa di succedergli.

Monsieur Lissner, certo che la politica deve decidere presto. Ma presto, quando?

«Al più tardi all’inizio del 2014. Tutti devono capire che bisogna fare alla Scala quello che si fa dappertutto: mettere accanto al sovrintendente uscente chi lo sostituirà e farlo prima possibile. In modo che il nuovo possa ambientarsi, conoscere la macchina, parlare con le persone e soprattutto iniziare a programmare le sue stagioni. Spero che il sindaco Pisapia sia consapevole che c’è un problema e che va risolto al più presto».

In concreto, i cartelloni della Scala fino a quando sono pronti?

«Fino al ’15-’16, diciamo all’80%. Poi ci potrà essere qualche casella vuota, ma la maggior parte dei progetti sono definiti. Ma è chiaro che bisogna cominciare quanto prima a lavorare sulle stagioni seguenti».

Va bene, il concetto è chiaro. Fra i suoi colleghi italiani, c’è qualcuno che vedrebbe bene alla Scala?

«Su questo non rispondo. Anzi, non rispondo ai giornalisti. Quando me lo chiederà il sindaco, lo dirò a lui».

Quest’anno in Francia per la prima volta da sempre sono stati tagliati i fondi alla cultura, compresi quelli dell’Opéra. Il suo predecessore, Nicolas Joel, l’ha denunciato. Non teme di andare a mettersi al posto giusto ma nel momento sbagliato?

«No. Non credo che i tagli siano tali da impedire all’Opéra di restare a un alto livello. E del resto sarebbe strano che, in un momento di crisi economica mondiale, solo i teatri d’opera ne fossero immuni».

Joel ambiva a succedersi. Non crede che la vostra coabitazione possa essere problematica?

«Non credo. Ci conosciamo da tanti anni. E poi il direttore dell’Opéra resta lui. Io non avrò né contratto né stipendio né responsabilità. Semplicemente lavorerò alle mie stagioni. Peraltro anche a Parigi la ’15-’16 è praticamente fatta».

Esiste al mondo un teatro d’opera più brutto della Bastille?

«Oh, sì. Anche in Italia, fra le sale moderne, ce ne sono di terribili».

Barenboim la seguirà a Parigi?

«No. A Parigi c’è un ottimo direttore musicale, Philippe Jordan. Anzi, la sua presenza è una delle ragioni per cui ho accettato di andare all’Opéra».

Lei è stato direttore dello Châtelet, il teatro d’opera della città di Parigi, quando sindaco era Chirac, di destra. Con Chirac presidente, è andato al festival di Aix. Alla Scala, è stato nominato dalla destra e confermato dalla sinistra. All’Opéra va con la gauche. Un uomo per tutte le stagioni...

«Un professionista. A me non interessa se chi mi chiama sia di destra o di sinistra, ma solo se ci posso lavorare bene. La competenza conta più della politica».

Confessi che quando ha comprato un hôtel particulier nel Marais sapeva già che sarebbe andato a dirigere l’Opéra.

«No. Una casa a Parigi io l’ho sempre avuta. Ho venduto quella che avevo e ne ho comprata un’altra. Tutto qui. E poi non è un palazzo, è un appartamento».

Lo spettacolo della «sua» Scala di cui è più fiero?

«Quello che mi ha commosso di più è forse il Tristan BarenboimChéreau. Quello che ha avuto più successo, Da una casa di morti , regia sempre di Chéreau, direttore Boulez che convinsi per l’occasione a dirigere per la prima volta un’opera di Janacek. Debutto a Vienna, poi l’abbiamo portato ad Amsterdam, Aix, New York e alla Scala».

Dove Salonen l’ha diretto meglio che Boulez!

«Questo lo dice lei».

Capitolo prima della stagione alla Scala. Il prossimo sette dicembre c’è il Lohengrin Barenboim-Guth, nel ’13-’14 La traviata Gatti-Cerniakov per cui sarete massacrati di fischi...

«Perché?» Perché i soliti «pirla» lo vanno già dicendo.

«Beh, c’è sempre la possibilità di restare a casa».

Manca il Sant’Ambroeus della sua ultima stagione, la ’14-’15.

« Fidelio con Barenboim e Deborah Warner».

Di Milano cosa le mancherà?

«E me lo chiede? La Scala!».