Roberto Giovannini, la Stampa 9/10/2012, 9 ottobre 2012
PENSIONI, PARTITI CONTRO IL GOVERNO FORNERO: “COSÌ RIFORMA A RISCHIO”
È sorprendente che nessuno, nel governo, abbia capito che sulla vicenda degli esodati il Parlamento e i partiti (tutti) facevano veramente sul serio. E così, dopo mesi di tira e molla adesso si rischia grosso, con il braccio di ferro in atto alla Camera sul disegno di legge che apre le porte del pensionamento per decine e decine di migliaia di italiani (250-300mila, forse) che per effetto della riforma Fornero il traguardo l’hanno visto allontanarsi. Parliamo degli esodati veri e propri, i lavoratori per i quali sono stati firmati accordi per i quali perdevano il posto; di quelli che si sono individualmente licenziati; di quelli che sono stati messi in mobilità verso la pensione; di coloro, infine, che per anni hanno versato salatissimi contributi volontari contando sulla prospettiva del pensionamento. Tutte categorie per le quali la pensione è diventata un miraggio, e che in molti casi si trovano senza mezzi di sostentamento.
Il caso è certamente politico: il primo firmatario del ddl è l’ex ministro Pd Cesare Damiano, ma il testo è stato votato in Commissione Lavoro a Montecitorio da tutte le forze, di maggioranza e opposizione. Una proposta che sostanzialmente recupera una lunga serie di ordini del giorno approvati in Parlamento che chiedevano di «sistemare» tutti, ma proprio tutti gli esodati. E non solo i 120mila già «salvaguardati» con due decreti legge che il governo si è visto imporre a viva forza, dopo che la stessa ministro Fornero sulla base dei conti Inps aveva più volte detto che la questione in pratica era marginale. In più, il testo contiene anche un meccanismo con scalini» che permetterebbe a tutti i lavoratori di andare in pensione anche a 58 anni di età, sia pure subendo un forte taglio dell’assegno.
Ma il caso è certamente anche economico e finanziario: la legge costerebbe secondo i conti della Ragioneria almeno cinque miliardi di qui al 2018. Una bella batosta, che sulla carta mangerebbe gran parte dei risparmi conseguiti con la riforma Fornero. E così, ieri l’Esecutivo ha informato i partiti che la copertura finanziaria individuata (un aumento delle entrate da giochi e lotterie) non era accettabile. Immediata la replica dei deputati: «Non c’è la copertura? - ha chiesto Damiano -. E allora il governo ne trovi un’altra. Non vogliamo smontare la riforma del ministro Fornero, vogliamo fare delle correzioni dove sono stati fatti degli errori, addolcire il salto e salvaguardare le persone». La tesi - condivisa da quasi tutto il Pdl, dall’Udc ma anche dalla Lega e dall’Idv oltre che dai sindacati - è che i conti della Ragioneria siano fasulli. Proprio come quelli dell’Inps che convinsero Fornero che il problema non c’era. «Com’è possibile - ha insistito l’ex ministro del Lavoro Damiano - che la riforma dell’anzianità abbia prodotto fino al 2018 13,7 miliardi di risparmi, e per 120mila “salvaguardati” si siano spesi addirittura 9,6 miliardi?»
Fatto sta che adesso il braccio di ferro tra il Parlamento e il ministro Fornero rischia di diventare pericoloso. La titolare del Lavoro ha diffuso una lettera di agosto in cui ammoniva i deputati a non smontare la riforma per esigenze elettorali. E si è visto com’è finita. Ieri Fornero ha detto che il governo ha «piena disponibilità a discutere caso per caso», perché «ci sono persone in difficoltà seria che vanno tutelate». «Io e il governo possiamo aver fatto degli errori - ha aggiunto - ma sono stati fatti pensando al paese». Vedremo oggi se questo appello sarà raccolto dai partiti.