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 2012  ottobre 09 Martedì calendario

ANCHE LA SLOVENIA PICCHIA IN TESTA


Un’altra nazione europea, la Slovenia, sta rischiando grosso e potrebbe chiedere aiuto a Bruxelles. Quest’anno il pil è atteso in discesa dello 0,7%, quando la banca centrale si attendeva soltanto in giugno un +0,6%. I tassi di interesse sulle obbligazioni pubbliche hanno superato la soglia pericolosa del 7%.
Ciononostante, gli esperti del Fondo monetario internazionale, accorsi in fretta e furia a Lubiana al capezzale del malato, hanno lanciato messaggi rassicuranti: se il paese adotterà le necessarie riforme, potrà farcela con le sue gambe e rassicurare i mercati internazionali. I numeri del Fmi, peraltro, sono peggiori di quelli delle autorità monetarie locali: le stime parlano di un pil in calo del 2,2% nel 2012.
Secondo il governatore della banca centrale, Marko Kranjec, gli scarti degli attuali tassi non riflettono i fondamentali economici. La Slovenia, sostiene Kranjec, non avrà bisogno di piani di salvataggio se riformerà il lavoro, le pensioni, le banche e sistemerà i conti statali. Un primo passo è stato fatto con la creazione di una struttura, la bad bank (cattiva banca), che recupererà gli attivi tossici delle banche pubbliche. I crediti anomali sono stimati a 6 miliardi di euro.
Al di là dei messaggi tranquillizzanti, il ministro delle finanze Janez uteri ha giudicato la situazione molto grave, al limite dell’affondamento. Tant’è vero che le tre principali agenzie di rating (Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch) hanno abbassato la valutazione del debito sloveno nonostante il rapporto con il pil sia contenuto, pari al 48% rispetto al 120% dell’Italia.
Ieri un’altra agenzia americana, Dun and Bradstreet, ha declassato il rating a DB3a: sotto la lente sono finiti i problemi di liquidità, che si stanno aggravando. In particolare, i crediti a rischio sono arrivati nel primo quadrimestre all’11,8% e le banche hanno bisogno di nuovo capitale, anche dopo la recente iniezione di liquidità per 380 milioni che ha interessato il principale istituto, Nlb. Un analista di Natixis osserva che la questione bancaria colpisce la domanda interna: non c’è più credito. Da più parti si fa presente che la crisi slovena ha fatto emergere le debolezze strutturali del paese, tra cui la dipendenza dall’export nell’eurozona.
Secondo Dominic Wilson, co-direttore della ricerca economica di Goldman Sachs, grazie alle recenti misure adottate dalla Bce relative all’acquisto di titoli di stato, i mercati hanno allentato la pressione sul debito delle nazioni periferiche, ma non bisogna farsi illusioni: se i governi abbassassero la guardia, la tensione salirebbe subito alle stelle. La calma rimane fragile, mentre gli investitori attendono ormai che la Spagna chieda ufficialmente aiuto all’Europa. Se ciò non avvenisse, argomenta Wilson, i tassi tornerebbero a galoppare e l’intero continente rischierebbe di perdere la strada, percorsa ancora timidamente, dell’uscita dalla crisi.