Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 09 Martedì calendario

L’ESATTORE COMUNALE



Hanno nomi diversi, adesso. Non più solo “esattori comunali” ma anche “responsabili ufficio tributi”, “ufficiali della riscossione”, “verificatori omessi versamenti”. Ma il loro ruolo non cambia molto. Si tratta degli uomini e delle donne che, per conto dei Comuni, cercano di incassare tasse e tributi per i Comuni che già hanno abbandonato Equitalia o che lavoreranno per conto di tutti gli altri enti locali che dovranno lasciare la stessa agenzia dal 30 giugno del prossimo anno. Donne e uomini che non saranno protetti da vetri blindati in uffici sorvegliati da guardie giurate ma che, soprattutto nei paesi e nei piccoli centri, saranno riconoscibili, come lo sono gli impiegati comunali. «Paura? Nemmeno per sogno. A dire la verità non ho mai pensato che il mio lavoro possa essere rischioso». Cristian De Moliner è il responsabile del “servizio associato tributi” della comunità montana Valbelluna. Il suo ufficio lavora per 30 Comuni di questa e di altre valli, per raccogliere l’Ici e poi l’Imu, la Tarsu per i rifiuti, la Tosap per l’occupazione di aeree pubbliche e tutti gli altri tributi. Per 6 Comuni — il più importante è Sedico, 10.015 abitanti — De Moliner è anche l’esattore più temuto, quello addetto alla “riscossione coattiva”.

«Certo — racconta — chi arriva nel nostro ufficio non sorride molto. Si può infatti uscire da qui con il quinto dello stipendio pignorato o con l’automobile in fermo amministrativo. Ma il clima non è quello che si vive negli uffici di Equitalia. Non è che siamo più buoni, ma — questo l’incarico che ci è stato affidato dai Comuni — siamo meno rigidi. A chi deve pagare proponiamo una rateizzazione, se ci sono problemi veri avvertiamo anche il Comune di residenza. Noi siamo l’ultima istanza, per chi ha problemi con il fisco. Dietro di noi c’è già un grande lavoro che viene svolto dai Comuni che si sono assunti la gestione dei tributi in prima persona. Con la riscossione coattiva abbiamo iniziato da un anno e non abbiamo ancora statistiche precise. Posso però dire che solo per un quarto delle pratiche si arriva poi al pignoramento o al fermo dell’auto. E questo perché il dialogo è possibile e sono possibili le verifiche. Le persone sono persone e non un codice su una cartella. Chi entra sa che siamo pronti a dare una mano. E non c’è rancore, almeno finora non abbiamo avuto nessuna reazione di rabbia. Nei paesi piccoli ci si conosce, si prende il caffè assieme. Ci si saluta anche dopo l’incontro nel nostro ufficio».
Al “servizio associato tributi” si arriva dopo un lungo percorso. «Tutto nasce — dice Luca De Carlo, sindaco di Calalzo di Cadore — dalla decisione, presa un anno e mezzo fa, di rompere il contratto
con Equitalia. Qui da noi aveva in mano tutto, dall’ Ici alla Tarsuatutto il resto. Ci costava 6 euro a cittadino e con il taglio - noi di Calalzo siamo in 2.178 - abbiamo risparmiato 13.000 euro. Soldi importanti, in un piccolo Comune, e li abbiamo investiti nel bonus libri, bonus bebè e in un aiuto al trasporto scolastico. Ma non è stata
solo una questione di soldi. È il metodo Equitalia che non ci piace. Adesso hanno fatto lo “sportello amico”: vuol dire che prima c’era lo “sportello nemico”? Loro pensano solo a incassare, anche a costo di rovinare le famiglie. Ma che senso ha stangare una persona se poi devi aiutarla a risolvere il problema? Nei paesi, chi
non ce la fa, chiede aiuto alla parrocchia o al Comune».
Meglio intervenire prima. «L’importante—dice il sindaco— è riuscire a distinguere chi è difficoltà da chi fa il furbo e le tasse proprio non le vuole pagare. Chi ha problemi veri viene ascoltato. Si preparano rate leggere, si concorda assieme come pagare il debito.
Non vogliamo mandare sul lastrico una famiglia, perché poi dovremmo assisterla. E anche quando — vista la precedente gestione — si arriva alla riscossione coattiva, gli uffici del Comune continuano a intervenire. Non puoi, ad esempio, bloccare l’auto di un operaio che magari senza vettura non può andare a lavorare. Abbiamo già buoni risultati. Qui l’Ici viene pagata dal 92% dei cittadini, l’Imu dal 98%. C’è stato anche un aumento della puntualità nei pagamenti, pari all’8%. Se i soldi te li chiede il Comune, almeno sai come li spenderà».
Non si parla soltanto di soldi. «Importante — dice Simonetta Zambelli, responsabile area amministrativa e finanziaria del Comune — è l’informazione. Equitalia esigeva denaro e a volte non si capiva nemmeno perché. Per aggiungere una spiegazione nella cartella — per scrivere ad esempio: “questa è l’Ici da pagare al Comune” — la società ci chiedeva 2,58 euro ogni riga di testo. Ora facciamo tutto noi e i risultati si vedono. In passato c’era chi per errore pagava due volte e per chiedere il rimborso doveva fare 50 chilometri per arrivare a Belluno e aspettare mesi e mesi. Ora viene da noi in municipio e in una settimana riceve i suoi soldi».
Tanti i Comuni che hanno deciso di non aspettare giugno 2013 per sganciarsi da una società pubblica che in questo ultimo anno è diventata sede e bersaglio di drammatiche contestazioni. Disdette anticipate sono arrivate tra gli altri da Morazzone (Varese), Vigevano (Pavia), Zanica (Bergamo)… A Marciana, sull’isola d’Elba, èstatoindettounbandoperassumere un avvocato e affidargli il ruolo di esattore comunale. «Abbiamo crediti arretrati — racconta
il sindaco, Anna Bulgaresi — per circa 1,2 milioni di euro. L’avvocato- esattore sarà pagato a percentuale: il 6% dei crediti che riuscirà a recuperare». Anche Oristano già da un anno e mezzo gestisce i tributi in forma diretta. «Ad Equitalia — racconta Marcella Chergia, dirigente comunale — resta solo la gestione della riscossione coattiva, ma anche questa cesserà nei prossimi giorni, con la nomina di un ufficiale della riscossione che lavorerà in collegamento con un concessionario privato. Tutto il resto è gestito in municipio. Per ogni tributo c’è un apposito conto corrente dove il cittadino versa e noi possiamo controllare giorno per giorno».
I risultati non mancano. In un anno, senza Equitalia, c’è stato un risparmio di 150.000 euro. Con i controlli “in diretta” c’è stato un incremento del 16% per l’Ici e del 10% per la Tarsu. «Accendi il computer — dice Chergia — e vedi chi ha pagato e chi no. E allora puoi mandare un sollecito. Possiamo anche capire se chi non paga lo fa perché è un evasore o perché proprio non ce la fa. Ci basta consultare le banche dati del catasto, della Camera di commercio, dell’agenzia delle entrate o dell’Enel». «Con la gestione diretta — dice il sindaco, Guido Tendas — ci poniamo un altro obiettivo strategico: la lotta all’evasione. Siamo orgogliosi di far rispettare le leggi che esistono. Vogliamo scovare quelli che non pagano per tutelare i diritti dell’intera comunità».
Non sarà semplice il passaggio da Equitalia ai Comuni. «Innanzitutto — dice Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e responsabile finanzalocaleperl’Anci,l’associazione dei Comuni italiani — nelle mani di Equitalia ci sono 11 miliardi di euro che già figurano come
“introitati” nei bilanci comunali e ancora non sono stati riscossi. C’è il forte rischio che per questi soldi arrivi la prescrizione. I Comuni non hanno infatti — almeno oggi — gli stessi poteri di Equitalia, le cui cartelle sono come sentenze che obbligano al pagamento. I Comuni avranno soltanto il mezzo dell’ingiunzione fiscale, meno “potente” e quindi con un iter più lungo. Da qui il rischio prescrizione».
Entro il 30 giugno 2013 i Comuni dovranno scegliere fra tre strade: fare una gara per scegliere un soggetto esterno iscritto all’albo dei riscossori; costruire una società propria o “internalizzare” il servizio. «Ma quest’ultima soluzione — dice Guido Castelli — è difficile nei Comuni che debbono tagliare e non assumere. Il “mercato” della riscossione ha numeri altissimi. Si calcola che si possa avvicinare al miliardo di euro. Noi come associazione dei Comuni abbiamo proposto l’“Anci riscossione” e stiamo cercando un partner privato, iscritto all’albo (abbiamo già sei o sette offerte) per essere in grado di offrire ai singoli comuni un servizio in cui il marchio Anci sia una garanzia. Il “trasloco” sarà impegnativo, ma è giusto cambiare. Equitalia stava diventando sempre più crudele, anche nei confronti di persone che con i Comuni avevano debiti che generalmente nonsuperavano i 500 euro».
Dal prossimo 1 luglio, esattori, responsabili, ufficiali della riscossione saranno al lavoro in tutta Italia. Per loro, in anticipo, la benedizione del cardinale di Bologna, Carlo Caffarra. «Gli esattori fiscali — ha detto parlando alla festa per il patrono dei finanzieri
— sono al servizio di Dio».