Piero Colaprico, la Repubblica 9/10/2012, 9 ottobre 2012
FU LA REGIONE A IMPORRE ALLA MAUGERI DACCÒ E SIMONE COME INTERMEDIARI
Come c’era secoli fa la «patente di corsaro» data dalla Regina, così sembra esserci oggi la «patente di faccendiere» data dalla Regione. E al presidente Roberto Formigoni è arrivato, da parte dei magistrati milanesi, un esplicito messaggio: «Emerge nitidamente dagli interrogatori dei coindagati (...) come, proprio da organi della Regione Lombardia, Costantino Passerino e Umberto Maugeri abbiamo ricevuto l’indicazione di rivolgersi agli intermediari Simone e Daccò per ottenere provvedimenti amministrativi favorevoli». L’amministratore pubblico induce il privato a farsi «aiutare» dai faccendieri: e «questa circostanza — continuano i pubblici ministeri — evidenzia un saldo legame con gli organi di vertice della Regione Lombardia e, in particolare, come si dirà, con il presidente Roberto Formigoni ». È il ritorno del «collettore di tangenti»? L’accusa ne è certa.
“I REFERENTI COMPENSATI”
La Procura, si sa, ha chiesto al gip di tenere in carcere tre mesi in più Pierangelo Daccò e Antonio Simone. Lo ha fatto con un documento di quindici pagine, in parte diffuso, in larga parte no. Ecco alcuni passaggi inediti. Costantino
Passerino, il braccio operativo delle cliniche riunite sotto il nome di «Fondazione Maugeri», il 20 giugno scorso sottoscrive questo verbale: «Confermo di aver corrisposto a Daccò e Simone, con l’autorizzazione del professor Maugeri, le somme di denaro sopra indicate al fine di ottenere dalla Regione Lombardia provvedimenti amministrativi favorevoli alla Fondazione Maugeri (...). Per quanto mi dicevano Daccò e Simone, le somme di denaro corrisposte erano dirette ai loro referenti in Regione (...). Gli stessi dicevano che i “loro referenti volevano essere compensati”».
Dalla Regione escono soldi pubblici e — leggiamo ancora nelle carte dell’accusa — si tratta
di «importi per oltre 60 milioni di euro». Sono «destinati dalla Regione Lombardia a sovvenzionare le attività sanitarie della Fondazione Maugeri». Ma non pochi soldi «sono stati deviati a favore di Daccò e Simone, quale prezzo per la loro attività di intermediazione con i pubblici ufficiali e come provvista per i pagamenti corruttivi in favore dei pubblici ufficiali ». È il sistema. E Passerino aggiunge: «Mi chiedete se Daccò e Simone (...) possano qualificarsi come dei veri e propri “collettori di tangenti” e dico che effettivamente
è così».
DACCÒ, LA MANO DI SIMONE
Giancarlo Abelli, detto “il faraone”, è un politico di lungo corso, esperto di Sanità, spesso coinvolto
in processi e accuse, entrato nel Pdl. Prima di suicidarsi, un famoso proprietario di cliniche di Milano disse: «Per me pagare Abelli era come stipulare un’assicurazione ». Ma nessuno è eterno nel potere. E, come ricorda Umberto Maugeri, «ricollego la nascita dei rapporti con Daccò e Simone ai cambiamenti di legislazione in ambito sanitario da parte della Regione Lombardia». I predecessori dell’attuale direttore sanitario Carlo Lucchina spiegano che «la figura di Abelli era già ridimensionata » e indicano «in Antonio Simone la persona per dialogare con la Regione». Simone diventa dunque «l’uomo giusto per la Fondazione» e lui stesso coinvolge Daccò. Maugeri ricorda infatti che il suo amministratore
Passerino «mi indicò Daccò come la “mano” di Simone».
TANGENTE-PERCENTUALE
Costantino Passerino spiega che «nel settembre 2001, data che ricordo con certezza per via dell’attacco alle Torri Gemelle, ci sono stati diversi incontri tra me, Daccò e Simone». Le perdite vanno ripianate, l’idea vincente è ottenere sempre più forti finanziamenti aggiuntivi grazie alle funzioni «non tariffabili». I due faccendieri si muovono e, «credo nel luglio del 2002, è stata assunta una delibera di giunta con la quale veniva riconosciuta, nell’ambito delle funzioni non tariffabili, la riabilitazione di alta specialità da me richiesta». Viene cioè disegnata una legge su misura per la Maugeri. Ma ha un prezzo: «Simone mi propose due possibilità alternative per il pagamento: o pagare una volta il 50 per cento dell’importo deliberato a favore della fondazione (circa 7 milioni di euro). In questo caso non avremmo dovuto più corrispondere nulla negli anni successivi. Oppure pagare il 25 per cento subito, rinviando
poi agli anni successivi una definizione delle percentuali. Scelsi la seconda opzione».
INTERROGATORI CONTINUI
Ieri, ed è così da settimane, si sono susseguiti interrogatori immediatamente «secretati» di segretarie, funzionari, ex assessori regionali. È per la complessità della ragnatela che i pm chiedono più tempo. Bisogna vedere se il gip, domani, acconsentirà o se darà retta agli avvocati Giampiero Biancolella e Giuseppe Lucibello, i quali dai tempi di Mani Pulite si battono in aula — pare strano, ma è anche vero — contro i possibili abusi della carcerazione preventiva.