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 2012  ottobre 08 Lunedì calendario

SCOPRI COSA MI PASSA PER LA TESTA [A

Parigi una mostra sui capelli: nessuna epoca e cultura può restare indifferente al loro fascino] –
La domanda sorge spontanea: cosa vi siete messi in testa? Perché «Cheveux chéris», questa mostra al Museo del Quai Branly (sottotitolo «Frivolités et trophées», frivolezze e trofei) è dedicata a un tema insolito: i capelli. Cioè a usi, costumi, storia, storie, mode e modi di curare, tagliare, acconciare e dare un significato a ciò che abbiamo sulla testa, in molti casi molto più interessante di quello che c’è dentro.

L’intento è in realtà serissimo e il catalogo antropologicamente ponderoso. La ricerca del significato che è stato dato ai capelli in giro per il mondo e su e giù per la storia, appassionante. Il cranio rasato accomuna il monaco, il bonzo e il sacerdote di Iside nell’antico Egitto, ma anche lo skinhead nell’attuale Europa. «Capelloni» erano sia i Re franchi che i contestatori degli Anni Settanta, ma l’abbondanza di pelame non comunica lo stesso messaggio. E così via.

Però noi profani siamo ovviamente più attratti dalla sezione «frivolezze» e fra trecce, codini, parrucche, permanenti, colori, coloranti, boccoli, ricci, meches, chignon, colpi di sole e colpi di testa ci si può davvero sbizzarrire. E magari farsi quattro risate. Naturalmente, un Savoia non manca mai. In questo caso è una Savoia. Entri e uno dei primi busti di marmo pettinati in maniera pazzesca è quello di Maria-Giuseppina (1753-1810), moglie del conte di Provenza, fratello del povero Luigi XVI e futuro Luigi XVIII. La poverina (il matrimonio, pare, non servì molto né a lei né a lui) porta un’incredibile parrucca con i capelli tutti raccolti in alto come una «banana» rococò. Il baby Re Sole con i boccoli (suoi, la fase della parrucca sarebbe iniziata dopo) è uguale a un Antinoo del 130 d.C. conservato al Louvre. E una Maria Maddalena in versione scultura medievale è letteralmente coperta dai suoi capelli lunghi fino ai piedi: prima strumento di seduzione, poi di sparizione dal mondo per espiare e pregare.

In generale, più il capello è controllato e acconciato e regolato meno il pettinatissimo è socialmente libero. Le dame dell’Ottocento non hanno, letteralmente, un capello fuori posto, ma l’Ofelia amata e dipinta dai romantici ha i capelli lunghi e sparsi: del resto, è fuori di testa. Poi, naturalmente, c’è tutta la questione dei colori: bionde, brune e rosse, con i relativi luoghi comuni sui diversi temperamenti. Qui si va sul sicuro, grazie ai favolosi ritratti fotografici di Sam Levin. Nel ’58, Brigitte Bardot e Alain Delon, lei biondissima e lui brunissimo, sono semplicemente sensazionali. Invece Jane Fonda in fase presessantottina e ossigenata sembra stranamente Doris Day. Come morone, meglio il made in Italy. Nel caso, una Lollobrigida del ‘52 con un incredibile bikini costellato di fondi di bottiglia: il film doveva essere o un «peplum» o qualche polpettone esotico.

C’è anche chi i capelli li perde. O per scelta (il primo gesto del Buddha per simboleggiare il suo ritiro dal mondo è tagliarseli) o per fatalità o per castigo. E qui sfilano le «tondues», le donne francesi che venivano rapate per punirle di aver amoreggiato con l’occupante tedesco. Una delle foto più angosciose e toccanti di tutti i tempi la scattò Robert Capa il 18 agosto 1944, a Chartres: lei ha 22 anni e viene obbligata a sfilare, calva e sporca, fra una folla imbestialita che la copre di insulti e di sputi. Però abbraccia con un gesto pieno d’amore il bambino che ha avuto la colpa di fare con un tedesco.

E ancora: le strane pettinature di una piccola minoranza cinese simpatica fin dal nome, i Miao, le cui donne si acconciano formando due corna come tante diavolesse, i vestiti fatti di capelli, gli scalpi degli indiani, le teste mummificate del Perù (le ultime sale sono riservate agli stomaci forti, perché c’è davvero da mettersi le mani nei capelli), le maschere della Nuova Guinea e la mummia egizia da cui spunta ancora qualche capello. Forse, come modo di raccontare l’uomo, questo è, come dire?, un po’ tirato per i capelli. Ma è straordinariamente affascinante.