Raphaël Zanotti, la Stampa 8/10/2012, 8 ottobre 2012
LE ORFANELLE EREDI MILIONARIE PERDONO TUTTO PER UN RAGGIRO
Orfane, cresciute in condizioni indecorose, tradite da chi le doveva accudire, depredate e ora beffate dalla Legge cui si erano rivolte per far valere i loro diritti. La storia delle orfanelle del Galletti Abbiosi, orfanotrofio di Ravenna chiuso nel 1974, è di quelle che farebbero indignare chiunque. Solo di recente, da anziane e con la vita ormai alle spalle, hanno scoperto di essere le eredi dello sconfinato patrimonio del conte Carlo Galletti Abbiosi, fondatore del loro istituto. Una notizia che era stata loro opportunamente taciuta. Ma il giudice cui si sono rivolte per ottenere quanto spettava loro ha stabilito che sono arrivate troppo tardi a pretendere la loro eredità. E ora, le orfanelle, dovranno anche pagare all’ente religioso che si è appropriato di quei beni, la bellezza di 60.000 euro di spese legali.
Per capire i passaggi di questa tortuosa vicenda bisogna risalire a oltre un secolo e mezzo fa, 1867, anno della morte del conte Galletti Abbiosi. Il nobile ravennate, proprietario di terre e possedimenti in tutta la provincia, non avendo figli decide di destinare il suo ingente patrimonio all’erezione di un orfanotrofio per bambine tra i 7 e i 12 anni. A gestirlo, un comitato formato dall’arcivescovo di Ravenna, dal canonico più anziano della diocesi metropolitana, dal parroco di San Pietro Maggiore, dal sindaco, dal presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna e dal primo massaro della Casa Matha.
Il testamento è chiaro: il complesso dei beni dovrà servire a garantire l’esistenza dell’orfanotrofio e non potrà essere ceduto. L’istituto non potrà essere fuso con altri enti e, nel caso dovesse chiudere o i termini del testamento dovessero essere violati, l’intero patrimonio andrà alle ultime orfanelle ospitate. Così, purtroppo, non sarà. Già nel 1947, infatti, i beni del conte vengono venduti a un privato, Angelo Tassinari. È una vendita per interposta persona perché nel 1953 Tassinari rivende i beni alla Cassa di Risparmio di Ravenna (il cui presidente, come membro del comitato di gestione dell’ente, sei anni prima ha autorizzato la vendita). Succede dell’altro. Nel 1974 le orfanelle vengono messe alla porta e la struttura chiusa. Lo è solo operativamente perché nel 1982 viene cambiato lo statuto e nel 1994 la Regione autorizza la fusione dell’Orfanotrofio femminile Galletti Abbiosi con l’Ospizio per l’infanzia Mons. Giulio Morelli. Tre anni dopo confluisce anche la Fondazione Pallavicini Baronio e nasce così la fondazione «Istituzioni di Assistenza Riunite Galletti Abbiosi-Monsignor Morelli Pallavicini Baronio».
Le orfanelle, diventate grandi, continuano la loro difficile vita ignare della loro eredità. Intanto la fondazione cede l’ex orfanotrofio all’Arcidiocesi di Ravenna che, nel 2000, affida la struttura a un privato. Grazie a 5 miliardi di lire di fondi per il Giubileo, il privato ci costruisce un ostello per pellegrini che, come molte strutture simili, nel giro di poco diventa un albergo di lusso con tanto di autorizzazione del Comune di Ravenna. Il titolare, giusto per la cronaca, è un parente di un consigliere comunale.
E il testamento del conte Galletti Abbiosi? Violato, ripetutamente. Lo scoprono due ex ospiti dell’orfanotrofio che, chiamate a raccolta le «colleghe», le convincono a citare in giudizio l’ente religioso. Il tribunale di Ravenna conferma le ripetute violazioni del testamento mentre l’arcivescovo, sulla questione, mantiene un imbarazzato silenzio. A questo punto - si dirà - le orfanelle dovrebbero ottenere quanto loro negato per quasi 40 anni. Ancora una volta, così non sarà. Il giudice di Ravenna ha sentenziato che un erede deve accettare la sua eredità entro dieci anni. Stabilito che le ospiti più piccole dell’orfanotrofio nel 1974 avevano 7 anni e dunque avrebbero raggiunto la maggiore età nel 1991 (all’epoca si diventava adulti a 21 anni), le orfanelle avrebbero dovuto rivendicare quanto spettava loro entro il 2001. Le orfanelle hanno perso la causa e ora dovranno pagare le spese legali dell’ente religioso: 60.000 euro. Cosa che non intendono fare. «Proporremo appello - dichiara Chiara Boschetti, avvocato che segue una cinquantina di loro - Sono deluse e indignate, e le comprendo». Chissà cosa penserebbe il conte Galletti Abbiosi se vedesse il suo orfanotrofio trasformato in un albergo per ricchi e le sue predilette indigenti costrette a pagare.