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 2012  ottobre 08 Lunedì calendario

USA, LA RECESSIONE FA RICCHI I DEPUTATI

Queste sono le notizie che rovinano la reputazione alla politica: mentre la Grande Recessione soffocava gli americani medi, la maggior parte dei membri del Congresso sono diventati più ricchi. Lo dimostra un’inchiesta molto approfondita del Washington Post, che magari non ha un retropensiero populista dietro al suo concepimento, ma certo non aiuta deputati e senatori a guadagnare la simpatia degli elettori.

Il giornale è andato a guardare le dichiarazioni dei redditi di tutti i 535 parlamentari americani (cioè circa la metà di quelli italiani) e ha scoperto che almeno un terzo è rimasto completamente immune dalla crisi, vedendo anzi salire il valore dei propri investimenti. Solo il 20% dei legislatori, cioè 121 individui, nel 2010 si è ritrovato in condizioni finanziarie peggiori di quelle in cui stava sei anni fa, mentre 24 sono finiti in rosso. La maggioranza dei deputati e dei senatori, però, sta meglio di prima. Basta mettere a confronto il valore medio della ricchezza delle famiglie americane, che dal 2007 al 2010 è sceso del 39%, e quello dei membri del Congresso, che durante lo stesso periodo è salito del 5%. Meglio ancora è andata per il terzo di parlamentari più ricchi, che ha incrementato il proprio capitale del 14%. Il numero dei milionari è sceso a 253, che è il gruppo più ridotto dal 2004, ma questo può dipendere dal fatto che nelle dichiarazioni dei redditi non sono incluse le case. Invece 72 legislatori hanno visto raddoppiare le loro sostanze. Da cosa nasce questa fortuna? Lo stipendio base di un parlamentare americano è di 174.000 dollari all’anno, eppure nel 2010 i deputati hanno dichiarato in media 746.000 dollari, e i senatori 2,6 milioni.

Molti di questi soldi vengono dal lavoro delle loro mogli, eredità, proprietà edilizie e terriere, imprese, attività agricole, e buoni investimenti. Il Washington Post, però, ha scoperto anche che 73 legislatori hanno sponsorizzato iniziative da cui hanno tratto vantaggio aziende o settori imprenditoriali in cui le loro famiglie avevano investito o erano direttamente coinvolte. Questo potrebbe comportare conflitti di interesse, su cui il giornale promette di tornare già oggi con la propria inchiesta. Ma chi sono questi paperoni? La classifica dei più ricchi vede al primo posto il deputato repubblicano del Texas Michael McCaul, che vale quasi 300 milioni grazie ai soldi dello suocero, fondatore della compagnia di comunicazioni Clear Channel, che genera 6 miliardi di ricavi all’anno. Segue il senatore Kerry con quasi 200 milioni, dovuti anch’essi alla moglie Teresa, erede dei produttori del Ketchup Heinz. Al terzo posto c’è il deputato californiano Darrel Issa, che vale oltre 140 milioni grazie alla sua azienda di allarmi per auto Directed Electronics. Il balzo più significativo lo ha fatto l’ex Speaker della Camera, Nancy Pelosi, la cui ricchezza personale è aumentata di 60 milioni, perché gli spazi commerciali posseduti dal marito a San Francisco sono saliti di valore.

Non tutti però sono andati così bene. Il vice leader democratico alla Camera, Steny Hoyer, ha perso l’89% della sua ricchezza a causa delle fluttuazione dei mercati, mentre il collega del Texas Rubén Hinojosa è stato costretto a dichiarare bancarotta. Anche Mary Bono Mack, moglie del defunto Sonny, è scesa da 3 milioni a 848.000 dollari, perché il catalogo di canzoni dell’ex marito ha perso valore. La deputata della California Maxine Waters è scesa da 2 a 1 milione, ma è nei guai soprattutto perché ha fatto ricevere alla banca del marito OneUnited 12 milioni di assistenza dal fondo pubblico Tarp.

È probabile che la maggior parte di queste fortune siano lecite e frutto di investimenti oculati, a parte i 73 parlamentari sospettati di conflitti di interesse, di cui sapremo presto. Il problema, però, è anche capire come mai la maggior parte dei legislatori abbia fatto scelte giuste e redditizie, mentre la maggior parte degli ameriani sbagliava tutto.