Roberto Giovannini, la Stampa 8/10/2012, 8 ottobre 2012
DIECI MILIARDI DI TAGLI SUL TAVOLO DEL GOVERNO
Ci sono quasi 10 miliardi di interventi, finanziati con tagli alla spesa pubblica, nella edizione 2013 della legge di stabilità che domani sarà all’esame del Consiglio dei ministri. La legge che ha sostituito ormai da qualche anno la vecchia Finanziaria ha sostanzialmente solo il compito di fissare i saldi di finanza pubblica. Dunque sarà fatta di pochi articoli, e sicuramente non comprenderà come avveniva un tempo (quando la Finanziaria era praticamente l’unico veicolo legislativo «sicuro») norme che prevedono riforme o microinterventi localistici. Resta però l’obiettivo generale condiviso con le vecchie «manovre» di settembre: trovare risorse per far quadrare i conti pubblici. E in questo caso, per finanziare una serie di operazioni che per il governo Monti sono obbligate. Prima tra tutti evitare - trovando 6,5 miliardi di tagli - l’aumento delle aliquote Iva che altrimenti scatterebbero il prossimo luglio. Incrementi di due punti per le attuali aliquote del 10 e del 21% che avrebbero pesanti ricadute di tipo recessivo su un’economia già abbondantemente depressa.
Ma non è l’Iva l’unica voce che impone interventi obbligati. Tra le cosiddette «spese indifferibili» ci sono almeno 2 miliardi circa per finanziare la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto in Emilia-Romagna. Stesso discorso per gli stanziamenti per il fondo sociale per l’occupazione e gli ammortizzatori sociali. Su questo versante a quanto pare potrebbero essere previste riduzioni rispetto alle cifre «ottimali». Al ministero del Tesoro si è però certi che per il 2013 le risorse già stanziate sono più che sufficienti (la riforma degli ammortizzatori sociali Fornero entrerà a regime solo dal 2014). E soprattutto c’è la consapevolezza - condivisa al ministero del Lavoro - che così com’è stato in passato qualora i soldi per erogare cassa integrazione e quant’altro non fossero sufficienti, i danari necessari si troveranno certamente nelle pieghe del bilancio pubblico.
Il provvedimento che va all’esame del Consiglio dei ministri domani ha, da qualche anno, sostituito la vecchia legge Finanziaria. Raccoglie le variazioni programmate dei conti dello Stato. La nuova legge però si limita a indicare i saldi della finanza pubblica: in questo modo si evitano gli “assalti alla diligenza” fatti in passato, quando i singoli deputati sgomitavano per introdurre microprovvedimenti destinati al loro collegio elettorale. Di conseguenza l’articolato finale della legge è decisamente breve rispetto ai superprovvedimenti di qualche anno fa.
Diverso, e più complicato è duttività è in corso un negoil discorso del rifinanziamen- ziato tra le parti sociali che to della detassazione dei sa- potrebbe portare a un’intesa; lario di produttività. Il taglio ed è scontato che se intesa ci dell’incentivo fiscale per la fosse il governo dovrebbe poi quota di retribuzione asse- «contribuire» ripristinando gnata sulla base di accordi il bonus fiscale. Allo stato, sindacali di produttività è però, l’orientamento prevaun’operazione decisa a suo lente al Tesoro è quello di tempo da Giulio Tremonti, non inserire risorse ad hoc che il governo Monti ha co- nella legge di stabilità. «L’Iva munque validato. Sulla pro- viene prima di tutto», aveva detto il ministro Grilli a chi chiedeva riduzioni del prelievo fiscale sul lavoro. Anche in questo caso, si ragiona al ministero di Via Venti Settembre, se poi servisse ad ogni costo una copertura finanziaria per ripristinare l’incentivo, si troverà a tempo debito da qualche parte.
Insomma, le speranze di vedere nella legge di stabilità interventi di alleggerimento tributario sono davvero modeste. Vedremo invece molti tagli: tra questi, la seconda parte della «spending review». O i risparmi di spesa derivanti dal recente decreto sui tagli ai costi della politica delle Regioni. Altre risorse potrebbero essere recuperate dalla parziale revisione delle agevolazioni fiscali. Ma nel governo sembra prevalere un orientamento contrario a misure che di fatto innalzerebbero la pressione fiscale, già a livelli record (45,3% del Pil). Sicuramente nel pacchetto ci sarà la parola finale della vicenda del Ponte di Messina. Ed è possibile che a svolgere alla Camera la funzione di relatore della legge di stabilità sia l’ex ministro renato Brunetta, uno degli esponenti Pdl più critici nei confronti della politica economica del governo. Se così fosse, se ne vedranno delle belle, c’è da giurarci.