Riccardo Di Grigoli, la Repubblica 8/10/2012, 8 ottobre 2012
ALLARGATO IL LIMITE DI TRE MANDATI I DEMOCRATICI ORA TUTTI RICANDIDABILI
ROMA — Rottamazione, ricambio, innovazione. Nel Pd sembra non si parli d’altro. Ma in teoria alle prossime elezioni politiche quasi tutti i parlamentari del partito potrebbero candidarsi di nuovo. La norma sul limite dei mandati di deputati e senatori prevista
dallo statuto è infatti stata scavalcata. Nel regolamento democratico si dice che, salvo deroghe, chi ha fatto tre mandati non è ricandidabile. Ma sulla locuzione “tre mandati” c’erano due possibili interpretazioni: 3 legislature sic et simpliciter, oppure tre mandati “pieni”, ovvero 15 anni in Parlamento. Si scopre però che il problema
interpretativo è stato risolto nell’assemblea del 14 luglio scorso, approvando frettolosamente un ordine del giorno della presidenza (letto da Marina Sereni), in cui si parla esplicitamente di 15 anni: ciò permetterebbe alla maggior parte dei parlamentari di mettersi in salvo.
Di fatto oltre il 90 per cento dei
deputati e senatori democratici, grazie a questo odg, ora risulta ricandidabile. Dei 309 parlamentari del Pd, solamente in 28 resterebbero fuori. E questo numero, già di per sé piuttosto basso, potrebbe essere ulteriormente ridotto in funzione di una deroga che può “essere concessa — per statuto — su richiesta esclusiva degli interessati,
per un numero di casi non superiore al 10% degli eletti del Pd nella corrispondente tornata elettorale precedente”. Tradotto in cifre, fino a un massimo di 31 parlamentari potrebbero usufruire della deroga. A conti fatti quindi nessuno, in teoria, sarebbe costretto a rinunciare al proprio scranno. Se si andasse a votare con l’attuale sistema elettorale, in virtù delle cosiddette “liste bloccate” i vertici del partito, se lo volessero, potrebbero confermare tutti i parlamentari.
Già nel 2011 l’Espresso aveva affrontato la questione della “interpretazione della norma”, definita «volutamente ambigua» da chi presiedette la commissione che diede vita alla prima versione dello statuto, Salvatore Vassallo. Il problema era apparso fin da subito evidente: molti degli eletti attuali erano in Parlamento anche durante la legislatura segnata dall’ultimo governo Prodi, che però ebbe vita breve, appena due anni (2006 - 2008). Lo stesso segretario del Pd Pierluigi Bersani rischiava di restare tagliato fuori; per lui tre legislature ma 11 anni in Parlamento. Caso simile anche per Dario Franceschini. Ora entrambi non sforano il limite dei 15 anni. E, con le deroghe, potrebbero tornare anche Rosy Bindi, Walter Veltroni e Massimo D’Alema: tre che siedono in Parlamento da ben più di 15 anni.