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 2012  ottobre 08 Lunedì calendario

«Cacciato dalla Rai ha vinto il partito degli spendaccioni» - Il miglior encomio postu­mo, e involontario, gliel’ha tributato un ascoltatore, te­lefonando a Radio anch’io e salutando così Ruggero Po: «Buongiorno, dottor Forbice»

«Cacciato dalla Rai ha vinto il partito degli spendaccioni» - Il miglior encomio postu­mo, e involontario, gliel’ha tributato un ascoltatore, te­lefonando a Radio anch’io e salutando così Ruggero Po: «Buongiorno, dottor Forbice». Al che il conduttore del programma mattutino di Radio 1 ha sobbalza­to: «Addirittura!». Espressione di sorpresa più che giustificata, non solo perché Aldo Forbice, il padre di Zapping , è considerato un nu­mero uno, ma soprattutto perché, dopo 18 anni e mezzo di onorato servizio (qualcosa come oltre 5.000 puntate, trasmesse dal lune­dì al venerdì nella fascia oraria 19.40-21 all’insegna dello slogan «Alla radio l’informazione tv e non solo»), non va più in onda. Epurato. Non è servito a salvarlo neppure l’appello che 32 fra diret­tori di testata, opinionisti e docen­ti­universitari di vario orientamen­to hanno rivolto al presidente, al direttore generale e al consiglio d’amministrazione della Rai. Dire che Forbice - abituato a presentarsi in studio anche con 40 di febbre pur di non mancare al­l’appuntamento vespertino con i suoi 700.000 ascoltatori - se l’aspettasse,è dir poco.Nonostan­te ai piani alti di viale Mazzini gli avessero garantito il ritorno alla conduzione dopo la sosta forzosa di luglio e agosto, il suo congedo ri­volto agli ascoltatori nella punta­ta del 29 giugno non lasciava mol­to spazio alla speranza: «Io torne­rò a settembre, l’impegno è que­sto. Se non venisse mantenuto per strane motivazioni che potete immaginare, troverò il modo di ri­velare le vere ragioni di questo mio- diciamo- allontanamento». Eccomi qua. Riveli. «Sono in pensione dal 2007. Il con­tratto di collaborazione con la Rai veniva rinnovato in modo auto­matico. Ai primi di giugno, Anto­nio Preziosi, direttore di Radio 1 e del Giornale radio , mi comunica che una circolare del direttore ge­nerale Lorenza Lei vieta di ingag­giare i pensionati. Però mi lascia intendere che ci sono margini di manovra. In un secondo collo­quio s’impegna a farmi tornare a settembre.C’incontriamo una ter­za volta, al circolo sportivo Anie­ne, a una festa in onore del nuovo direttore generale Luigi Gubitosi, e mi riconferma questo proposi­to. Dopodiché silenzio totale. Il 30 luglio gli mando un’e-mail di sol­lecito. Mai avuto risposta». Non capisco. Dino Sorgonà ha 71 anni, eppure tutte le sere fir­ma i servizi d’apertura del Tg1 che stanno a cuore a Mario Monti, alla Banca d’Italia e a Confindustria. «Ma se lo stesso direttore del Tg1 è un pensionato! E Osvaldo Bevilac­qua, che ha la mia stessa età, 72 an­ni, e continua a condurre Sereno variabile su Rai 2 ? E Bruno Vespa, classe 1944? E Gianni Bisiach, che a 85 anni cura ancora Un minuto di storia per il Tg1 ? E tanti altri». Allora perché solo al pensiona­to Forbice non viene rinnova­to il contratto? «Pago la campagna Sforbiciamo i costi della politica , da me lanciata nel novembre 2011, quando anco­ra il tema non era di moda come oggi. Premetto che le petizioni di Zapping , sia che fossero contro la pena di morte o per le quote rosa, sono sempre state accolte dalla Rai con fastidio. Per quelle sui di­ritti umani una volta protestava l’ambasciata della Cina,potentis­sima, un’altra quella dell’Iran. Quando ho toccato Cuba, non par­liamone: attacchi furibondi. A Pre­ziosi avevo proposto una campa­gna per l’abolizione delle Provin­ce. Risposta: “Per carità,s’incazza la Lega”. Alla fine ha accettato obtorto collo quella sui costi della politica. In due mesi e mezzo ab­biamo raccolto 530.000 adesioni. E parlo di buste spedite dai vec­chietti, con i francobolli». Sono più firme di quelle neces­sar­ie per un referendum abro­gativo. «Già. In Commissione di vigilan­za Rai, che ha dedicato ben due se­dute all’argomento, sono stato az­zannato da Pancho Pardi, senato­re dell’Italia dei valori, tanto che m’è toccato telefonare al segreta­rio Antonio Di Pietro per chieder­gli conto di tanta virulenza. “ Mi pa­re strano, gli parlerò io”, ha mini­mizzato. Mi aspettavo che il presi­dente Sergio Zavoli, un tempo so­cialista come me, mi difendesse. Macché, s’è associato al coro, so­stenendo che Zapping screditava la politica. Mi è stato riferito che Lorenza Lei, convocata d’urgen­za, avrebbe assicurato a lorsigno­ri: “Il problema lo risolviamo”». Missione compiuta. «Ho chiesto udienza al presidente della Camera, Gianfranco Fini, per esporgli i contenuti della cam­pagna contro gli sprechi. L’ho tro­vato molto disinformato, si faceva assistere da un consigliere giuridi­co. Ha sostenuto che i vitalizi era­no stati aboliti. Ho obiettato: e quel parlamentare che percepi­sce oltre 3.000 euro al mese per un solo giorno di legislatura? “I depu­tati fanno resistenza persino per l’adeguamento dei prezzi del ri­storante di Montecitorio. Se fon­derà il partito di Zapping , m’iscri­verò”, s’è difeso.Ho avuto più soli­darietà dal presidente del Senato, Renato Schifani. Quanto al pre­mier Mario Monti, mi ha fatto sa­pere da una sua assistente che non aveva tempo per ricevermi». Dello Zapping 2.0 condotto da chi ha preso il suo posto, Gian­carlo Loquenzi, che pensa? «È un’altra cosa. So che Loquenzi è una creatura di Marco Pannella. Già direttore di Radio Radicale, è stato capo ufficio stampa del Sena­to. Avrà gli appoggi giusti. Del re­st­o Preziosi tolse a Giorgio Dell’Ar­ti la conduzione di Ultime da Babe­le , seguitissima, proponendogli di traslocare in una rassegna stam­pa notturna, che poi fu affidata sempre a Loquenzi. Mi sarei aspet­tato che alla prima puntata dices­se almeno: “ Salutiamo Aldo Forbi­ce”. Non l’hafatto. Poco elegante. Zapping io l’avrei condotto anche gratis. A ogni denuncia dei reddi­ti, il mio commercialista mi dava del matto: “Ma come? Lo fa per questa cifra ridicola?”». L’accusa d’aver alimentato l’antipolitica è paradossale, considerato che a un fan di Bep­pe Grillo lei replicò: «Quel si­gnore che guadagna 4 milioni di euro, 4 milioni di euro l’an­no! ».E se la prese con gli«alloc­chi che ancora stanno a sentire le cretinate di Grillo». «In 48 ore ricevetti 3.500 e-mail di protesta. Il fatto è che i fanatismi prescindono dai contenuti. A vol­te citavo una proposta di legge del centrodestra e subito un ascoltato­re di sinistra telefonava per dire: “Vergogna!”. Allora gli facevo no­tare che Walter Veltroni, magari, aveva presentato un provvedi­mento analogo nelle precedenti legislature.In Italia l’appartenen­za prevale sulla sostanza, ahimè». Qualcuno le è stato vicino do­po il defenestramento? «A parte la gente comune, solo Francesco Storace, che non cono­sco. Ha chiamato Zapping 2.0 per darmi la sua solidarietà in diretta. Gli ho telefonato per ringraziarlo. “È stata una vigliaccata”, mi ha confermato. Per il resto, tutti zitti: Usigrai, Ordine, Fnsi, Articolo 21. Non sono mica un Michele Santo­ro da difendere, io». Lo sa che in Rai e nel milieu par­lamentare hanno persino fat­to circolare la voce che lei porti iella? Nessuno osa pronuncia­re il suo cognome. (Ride). «Questa mi mancava. La prendo come uno scongiuro. Quando un giornalista smette di lavorare, è morto». Ma che cosa s’aspettava? Di condurre Zapping a vita? «Di arrivare a festeggiare i 20 anni. Era come un figlio, per me».