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 2012  ottobre 08 Lunedì calendario

Ingroia spacca la magistratura, contro di lui pure le toghe rosse - Se Silvio Berlusconi ha avuto il do­no di compattare la magistratura (contro di lui), Antonio Ingroia ha quello di spac­carla

Ingroia spacca la magistratura, contro di lui pure le toghe rosse - Se Silvio Berlusconi ha avuto il do­no di compattare la magistratura (contro di lui), Antonio Ingroia ha quello di spac­carla. Chi avrebbe detto che il «super Pm» palermitano potesse essere accusato di «culto della personalità» dai colleghi? A cominciare dalle toghe rosse della sua cor­rente, Magistratura democratica, prose­guendo con i fratelli del Movimento per la giustizia (che fanno parte del cartello di si­nistra Area), fino ai centristi della maggio­ritaria Unità per la costituzione e ai mode­rati di Magistratura indipendente. E, do­po i richiami del Csm, la carriera del coor­dinatore dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia è sempre più a rischio. «Esasperata sovraesposizione mediati­ca », impostazione «personalistica e auto­ritaria » delle indagini, costruzione di «ve­rità preconfezionate», eccessiva ricerca del «consenso» nelle piazze. Gli attacchi al Pm sono pesanti, ma rintuzzati con vee­menza dai suoi fans. Tanto che si parla or­mai di «referendum pro e contro In­groia ». Mentre i vertici di Md, Movimento e Unicost approvano documenti contro i suoi comportamenti, l’aggiunto di Palermo viene difeso da un grup­po di giudici e Pm che ve­dono in lui l’icona della resistenza a pressioni po­litiche esterne e controlli interni, in nome della ri­cerca della «verità» sulle stragi mafiose. Così In­groia, che continua a rin­viare la partenza per il Guatemala su mandato dell’Onu per frequenta­re dibattiti in tutt’Italia e talk show su tutte le reti tv, riesce nell’impresa di dividere trasversalmente le correnti, ap­piattirne le differenze ideologiche, susci­tare critiche ai vertici dell’Anm e doman­de sul come sta cambiando la stessa magi­stratura. Forse, c’è aria di «rottamazione» anche da queste parti se un mostro sacro delle toghe rosse come Gian Carlo Caselli viene apostrofato così, quando difende In­groia dentro Md: «Sei fat­to all’antica, appartieni al passato». Dalla corrente in cui è cresciuto, lo stesso Pm ri­conosce di aver ricevuto una «bastonatura» sen­za pari e dicono che me­diti di lasciarla. Prima il documento dell’esecuti­vo del 19 settembre, che ha provocato quello op­posto della sezione pa­lermitana. Poi, la tesi ac­cusator­ia prevalsa saba­to scorso al Consiglio na­zionale. Analoghi docu­menti critici sono venuti dal Movimento e da Unicost, mentre ieri il leader di Mi Co­simo Ferri lanciava l’allarme: «L’azione dell’Anm è ferma, le lotte e le contraddi­zioni che stanno emergendo dentro Md e la stessa Anm, stanno immobilizzando l’azione associativa. L’Anm deve tornare a parlare di progetti per la giustizia, sgan­ciandosi da lotte di potere. Da mesi si è fer­mi sul referendum interno ed esterno alla magistratura pro o contro Ingroia, quan­do i problemi della giustizia aumentano e nessuno li risolve». Anche Mi è divisa su Ingroia.Basti pen­sare all’intervista al Fatto in cui il togato al Csm Antonio Racanelli difendeva ad ago­sto i Pm di Palermo dal rischio «isolamen­to ». E, all’opposto, alla tesi di uno storico esponente di Mi come Mario Ardigò, che parla di uso strumentale e politico dell’ «epica dell’antimafia», difende Giorgio Napolitano (per la questione intercetta­zioni arrivata alla Consulta) dal «tremen­do sospetto di collusione mafiosa» e av­verte che le polemiche possono «condi­zionare indebitamente il processo». Tra le toghe, c’è chi propone di togliere dagli uffici le foto di Falcone e Borsellino, anche loro affossati dalle correnti, chi ri­corda gli attacchi ai Pm di Mani pulite e chi, invece, parla di «processo inutile» e dannoso, come Elisabetta Cesqui di Md.