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 2012  ottobre 06 Sabato calendario

Se l’Imu va a ingrassare i Comuni - La zuppa oggi si occupa di una delle mutazioni più comuni della bestia sta­tuale

Se l’Imu va a ingrassare i Comuni - La zuppa oggi si occupa di una delle mutazioni più comuni della bestia sta­tuale. E cioè la capacità di confon­dere le carte quando si parla del suo alimento preferito: le nostre tasse. Ieri la rete e le agenzie han­no titolato: «Su Imu possibile in­tervento entro fine anno», oppu­re «possibile intervenire con ddl su Imu entro fine anno». Il tutto nasce da un’audizione del sotto­segretario alle tasse che, su richie­sta degli enti locali, sta valutando di aumentare la percentuale del­l’odiosa tassa da conferire ai Co­muni. Dunque nessuna riduzio­ne, ma una sua diversa attribuzio­ne. Sai che risultato. Con l’introduzione della patri­moniale sugli immobili, Stato e Comuni incasseranno più di 20 miliardi di euro. Circa a metà verrà poi trasferita alle amministrazioni locali. Quindi die­ci entrano a Roma e dieci nei Comu­ni di residenza degli immobili. Cam­biare queste proporzioni (che so, at­tribuire il 70 per cento del gettito agli enti locali e il 30 allo Stato) non muta il risultato finale per il contribuente. Il gioco, simile a quello delle tre carte, è di quelli in cui lo spettatore, cioè noi, perdiamo sempre. I dati del­la raccolta fiscale (da gennaio ad agosto di quest’anno) sono a questo proposito inequivocabili. Gli italia­ni, in termini assoluti, hanno pagato più imposte dell’anno scorso, ma hanno consumato molto di meno. Infatti l’imposta principe dei consu­mi, cioè l’Iva, ha fatto registrare un calo di un miliardo tondo di euro. Gli italiani hanno pagato gli alimen­ti per la bestia e si sono affamati an­dando a spendere meno. Bel risulta­to davvero. Ma torniamo alla mutazione di cui parlavamo all’inizio della zup­pa. Non è di alcun conforto sapere che i Comuni potranno avere una fet­ta più grassa di gettito Imu. Prendia­mo i numeri del bilancio milanese (che ha il pregio della trasparenza e che dunque serve al nostro scopo, ma che non è un caso isolato). Ebbe­ne nelle sue previsioni per l’anno che si sta per chiudere fagociterà 1,2 miliardi di entrate (di cui più di 600 derivanti dalla sola Imu). Rispetto al 2011, gli introiti su cui potrà contare la giunta Pisapia saranno superiori di 250 milioni. Avete capito bene: nell’anno della crisi e soprattutto grazie all’Imu, Milano incasserà più quattrini che nel 2011. Sull’altra co­lonna del conto economico, cioè quello delle uscite la storia continua come al solito. E cioè la spesa pubbli­ca salirà di 210 milioni di euro. È chiaro il principio. Crescono le tasse e grazie ad esse crescono le spese. La bestia occorre affamarla e non sostentarla.Grazie all’Imu,il Comu­ne di Milano spenderà di più. Non ce l’abbiamo con il solo Comune mene­ghino, ma con il principio. Quando tutti soffrono, perché lo Stato può brindare? Le famiglie riducono i con­sumi, le imprese bruciano i capitali accumulati, mentre lo Stato con una delibera si aumenta i ricavi. È una ro­ba da pazzi. Ovviamente nessuno vi cucinerà questa pietanza come si permette di fare la zuppa. Si dirà che sono risorse aggiuntive per i servizi sociali, per l’assistenza agli anziani, per la tutela dei più deboli e bla bla bla. Balle. Lo Stato e le sue articola­zioni sono bulimiche: e capiscono solo le proprie ragioni. Quale azien­da (sono i numeri di Milano) nel 2012 riesce ad aumentare del 20 per cento i propri ricavi? Un’azienda di fenomeni, con un prodotto di eccel­lenza, e soprattutto in grado di espor­tarlo in tutto il mondo. Vi sembra questa la situazione del Comune di Milano, vi sembra questa la condi­zione del nostro apparato pubblico? P.S. Grandi manovre nei giornali alla ricerca delle penne economi­che (nel senso che scrivono di eco­nomia) che contano. L’espresso si ri­porta a casa il sempre informato Vit­torio Malagutti dopo un’esperien­za al Fatto . Ma il colpo, secondo il tam tam dei professori, è quello che riguarda Francesco Giavazzi. Per uno dei pochi liberisti in circolazio­ne sarebbe pronto un posticino di lusso alla Repubblica . Poco da stu­pirsi. Il quotidiano di Ezio Mauro ha già in casa un super smithiano co­me Alessandro de Nicola, nel grup­po circola Luigi Zingales che con il suo Manifesto Capitalista fa parte dei buoni intellettuali della libertà e persino Alessandro Penati, il pri­mo ad arrivare, non si può certo defi­nire uno Statalista. Se anche Giavaz­zi dovesse far il salto, per i reduci del mercato, al Corrierone non restereb­be che Piero Ostellino. Mica poco, per la verità.