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 2012  ottobre 07 Domenica calendario

TREMONTI E LA LISTA “RIVERGINATION”

Elui dov’era? Senti parlare il professor Giulio Tremonti a Riccione, dove ha battezzato il suo nuovo movimento attraverso il “Manifesto 3L”, che sta per “Lista libertà e lavoro” e la domanda vien fuori da sé: lui dov’era? “Nell’estate 2011 – racconta oggi Tremonti con un invidiabile distacco rispetto al suo vissuto - Palazzo Chigi si e’ trasformato e si è presentato all’estero, come la nuova ‘cabina di regia’ (sic!) della politica economica italiana”. “Un ‘atelier’ – sostiene Tremonti - che invece di guardare fuori, invece di guardare a cosa stava accadendo fuori dall’Italia, nel mondo ed in Europa, guardava invece solo all’interno ed indietro, solo avendo presente l’obiettivo politico di ‘riprendere i nostri (?) voti’ persi nelle ultime elezioni amministrative, e per questo appunto metteva in scena la sua nuova e stupefacente ‘collezione estate-autunno 2011’”. E ancora: “Tutto questo con annunzi irresponsabili (‘ci vuole coraggio e non prudenza!’), promesse di ‘riduzione delle tasse’ (senza dire come, per chi, etc), assicurazioni ‘francesi’ (smentite da Parigi il giorno dopo), lettere suicide chieste da Palazzo Chigi alla Bce ed alla Banca d’Italia, con cui il pareggio non era rinviato, ma addirittura anticipato al 2013, così da strangolare l’economia italiana, impegni astutamente aggirati in Parlamento, dopo essere stati solennemente assunti con l’Europa, contraddizioni e negazioni in tempo reale, come nel surreale G20 di Cannes”. E Tremonti? C’era. Eccome. Proprio accanto a Berlusconi. Anche a Cannes, quando B. lasciava basito il mondo con questa frase: “Qui al vertice mi sono guardato intorno, e ho pensato che non vedo esponenti in Italia in grado di rappresentare il nostro Paese”.
A DIRE IL VERO, lo “smemorato di Sondrio” Tre-monti, che non ha mai accennato a volersi dimettere nell’estate del 2011 nonostante i dissapori con il Cavaliere, ieri non ha gettato alle ortiche, in modo indecoroso, solo Berlusconi. Ha fatto sapere che Monti non gli piace neanche un po’. E, dunque, guai a parlargli di un Monti bis. La sua ricetta è tutta un’altra. Il “salva Italia” non l’ha mai convinto, mentre per lui la via d’uscita è il ‘compra -Italia’”. Ovvero un piano per “mettere in sicurezza il nostro debito pubblico”, per “tornare ad essere padroni a casa nostra, bloccando la speculazione sulla nostra porta di casa”. Pollice verso anche per “il propagandato ‘(s)vendi-Italia’, da realizzare con un colpo da 400 miliardi di euro”, perchè “non ci salverebbe, ma ci distruggerebbe”. Viceversa “l’operazione che dobbiamo fare -scrive Tremonti- deve essere basata, più che sulla forza bruta, sulla forza della ragione”. Tremonti perciò boccia “il rigore tecnico fatto con le sanguisughe”, avvertendo che “quello che in Italia ha finora fatto il governo tecnico, con la sua strana maggioranza, dovrebbe essere solo un antipasto, in attesa delle successive portate che si trovano già scritte nel lascito della sua agenda”. “Nelle nostre strade – mette in guardia Tre-monti - si stanno diffondendo i cartelli ’compro oro’. Weimar cominciò così!”. Contro le banche, dunque, “contro le lobby della finanza internazionale, contro quelli che i soldi li creano, li moltiplicano o li inventano, li concedono o li ritirano” e che presto vorranno anche che “il popolo rinunci a fare sentire la sua voce”. Un’apocalisse che si avvicina e che fa dire a Tremonti che non c’è spazio per una grande coalizione. Infine, un ultimo amarcord 2011: “Andai da Berlusconi e gli dissi ‘vula bass e schiva i sass!’. Lui scelse la via opposta, disse che occorreva coraggio, non prudenza e bisognava abbassare le tasse. Così crollò la fiducia nell’Italia. E crollò tutto”. Ma lui – ancora - do-v’era?