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 2012  ottobre 06 Sabato calendario

GRIGOLO E LA SUA “BOHÈME” ANCHE UN TENORE PIANGE

Intermezzo romantico tra tanto fango. «Per me era una serata speciale», confessa il giovane tenore, Vittorio Grigolo. «Dopo aver fatto “La Bohème” - mio cavallo di battaglia - in tanti, grandi teatri ero alla Scala. Mimì: “Addio senza rancor”. Rodolfo: “Dunque è proprio finita? Te ne vai, te ne vai”: al terzo atto mi è venuto il magone. Per un secondo mi sono dovuto girare, asciugare gli occhi e ripartire con la voce da zero».

A 35 anni, Grigolo, talentuoso artista in grande ascesa («E’ una delle più belle voci italiane nel mondo», commenta Paolo Gavazzeni, direttore artistico all’Arena di Verona) non teme di svelare questo piccolo, tenero retroscena della sua esibizione, venerdì 28 settembre, nell’opera di Puccini con la storica regia di Franco Zeffirelli.

Anche un tenore piange. «Non mi vergogno delle mie lacrime, sul palcoscenico con la voce porto le mie esperienze, le emozioni. E questo è un momento difficile della mia vita personale», continua l’istrionico Vittorio, una vita da enfant prodige (debuttò a 13 anni nella “Tosca” con Luciano Pavarotti), begli occhi neri e fisico palestrato, coccolato da una platea d’influenti lady (da Celine Dion alle giornaliste Franca Sozzani, Anna Wintour e Oprah Winfrey) e celebri signori (Tony Renis, Roberto De Niro, Aurelio De Laurentiis). «Io mi sento Rodolfo, io sono Rodolfo, un ragazzotto che in soli 4 atti vive tutto: amore, malattia, morte. Anche la mia vita è fatta di alti e bassi; canto tutto l’anno, viaggio sempre, vivo negli alberghi. Sono uno che rischia tantissimo, mi spingo sempre fino al limite».

Finita l’opera la bella Roshanak, origine persiana, sua moglie da 4 anni, è subito volata a Los Angeles (da lei ha imparato la sua settima lingua, il farsi). Vittorio, con un calendario strafitto d’importanti impegni, se ne andrà per altre vie. Il 6 novembre sarà il Duca di Mantova nel “Rigoletto” diretto da Gustavo Dudamel alla Scala e, dopo Malaga per il festival di Placido Domingo, a novembre andrà in Oman, a dicembre a Monaco di Baviera per rivestire gli amati panni del poeta Rodolfo. Il tenore italiano (”The italian tenor”, è il titolo di un suo album) nel 2013 terrà il 7 gennaio il suo primo Recital alla Scala poi sarà alla Royal Opera House di Londra, al Metropolitan di New York con il “Rigoletto” e all’Opéra di Parigi con “Lucia di Lamermoor”.

E ancora. Il premio Oscar Nicola Piovani gli ha affidato il brano di lirica nel suo prossimo album «Cantabile» e, dopo il successo quasi 600 mila copie - del suo disco pop “In the hands of love” (ha un contratto con Sony Classic) Grigolo ha finito di registrare «Ave Maria», 17 brani di musiche sacre dei tempi - aveva 9 anni - in cui cantava come solista nel coro delle voci bianche della Cappella Sistina. Ricorda: «Era il disco che voleva fare Pavarotti. 2002. Nella sua casa di Pesaro mi diede una lezione sulla “Bohème” prima del mio debutto a Washington. Fu come bere una pozione magica! “Ciccio”, mi disse al momento del commiato, “tante voci sono risuonate tra queste pareti però quella che più mi ha colpito è la tua. Sai perché? Hai carisma e quello non s’insegna. Vai, prenditi quello che ti meriti, quando torni facciamo questo album insieme. Sei un signor tenore e di signori tenori non ce ne sono”. Ero folle di felicità. Ma quando tornai il grande Luciano non c’era più».

Da artista che, passo dopo passo, si è conquistato un posto in scena («E’ stato il mio maestro, Danilo Rigosa, a insegnarmi che bisogna iniziare da grandi ruoli in piccoli teatri, poi vengono i piccoli ruoli in grandi teatri, infine, i grandi ruoli in grandi teatri»). Vittorio rivendica la forza immensa, anche se a rischio sofferenza, delle passioni. «Io che porto con orgoglio per il mondo la nostra musica, la nostra storia quando sono in Italia vedo troppa tristezza tra i giovani. I soldi? Con la lirica non si diventa ricchi, la mia vera fortuna è stata seguire l’amore per il canto. Dovessi smettere? Sono pazzo per i motori, mi reinventerei come pilota o meccanico! Il segreto è fare sempre ciò che si ama e non perdere mai l’entusiasmo».