Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 07/10/2012, 7 ottobre 2012
I PRETENDENTI DELLE DUE ANSALDO
La cessione di Ansaldo Energia e Ansaldo Trasporti riapre la questione della politica industriale. A vendere è Finmeccanica, gruppo manifatturiero parastatale. Pronti a comprare sono la tedesca Siemens per l’energia e la giapponese Hitachi per i trasporti. E ora, per la sola energia, si fa sotto il Fondo strategico della Cassa depositi e prestiti assieme ad alcuni industriali italiani. Il premier Mario Monti ne parlerà con i vertici di Finmeccanica il 16 ottobre a palazzo Chigi.
L’approccio mercatista dice: si venda al miglior offerente. Se poi i nuovi soci vorranno, le imprese cedute avranno un futuro; diversamente i capitali defluiranno altrove. Sta al governo creare un ambiente adatto ad attrarre gli investimenti, italiani e non. La politica industriale, invece, non rinuncia certo ad attrarre capitali, ma risponde anche a un’altra domanda: qual è la soluzione migliore per Finmeccanica e le due Ansaldo?
Finmeccanica deve portare a casa almeno un miliardo, per ridurre un debito che ormai la penalizza. Il tempo sta scadendo, dati i sommovimenti dell’industria europea della difesa. Il progetto di fusione Eads-Bae crea un gigante da 71 miliardi di ricavi contro i 12-13 di Finmeccanica senza più le Ansaldo. Se pure la fusione sfumasse, la partita proseguirebbe. L’Eads è blindata da soci stabili benedetti dai governi di Parigi e Berlino, ma l’inglese Bae, una public company, si è ormai messa sul mercato. Se salta Eads, arriveranno altri partner, magari Usa. Ed è probabile che l’Eliseo si muova per un’aggregazione tra le francesi «minori», Thales, Dassault e Safrane, 25 miliardi di fatturato.
I supergruppi potranno realizzare economie di scala e aggiudicarsi quote crescenti dei budget della difesa, peraltro calanti in Occidente. E influenzeranno di più sugli investimenti militari. Ne uscirà rafforzata la politica estera di Francia, Germania e Regno Unito. L’Italia rischia l’emarginazione. Come? La spesa militare, in teoria. Ma il bilancio pubblico non offre spazi. L’altra carta è Finmeccanica. Ma l’attuale Finmeccanica non può partecipare al risiko globale. Vale troppo poco. Alcuni analisti osservano che le singole parti del gruppo sono meglio valutate e consigliano intese settoriali. Ma essi dimenticano che, tranne forse per gli elicotteri, le dimensioni delle aziende Finmeccanica sono relativamente basse. Vendere le due Ansaldo l’aiuterebbe. Ma anche le due Ansaldo fanno base industriale. Che cosa promettono, sotto questo profilo, Siemens, Hitachi e il Fondo? Si dovrà valutare dati alla mano: i tedeschi non sono uguali ai nipponici; i soci della Cdp, su cui veglia il ministro Grilli, restano da scoprire. Non è il momento delle opposte demagogie. L’Ansaldo, tranne la Breda, è molto meglio dell’Alitalia e dell’Alfa Romeo d’antan (oggi è un puro marchio). Dunque, niente esterofilie a scatola chiusa. Ma i pretendenti italiani mettano le carte in tavola e si facciano misurare, senza invocare il patriottismo. Se saranno convincenti, sarà bello vedere che, uscendo da Finmeccanica, l’Ansaldo trova la sua terza giovinezza con qualche reuccio del Quarto Capitalismo che diventa grande.
Massimo Mucchetti