Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 06/10/2012, 6 ottobre 2012
LA RUOTA ROSSA DI SOLZENICYN COME SCALARE LA MONTAGNA
Nel 1972 Mondadori pubblicò Agosto 1914 di Solzenicyn, primo volume della tetralogia La ruota rossa. Poi pubblicò Lenin a Zurigo, con il quale l’autore anticipava alcuni capitoli dei successivi volumi de La ruota rossa. Dopo di che, in Italia, non è stato pubblicato nessun altro volume della tetralogia (usciti invece, a vari intervalli, in Francia e altri Paesi). Nel 1998 ho appreso dalla stampa che i diritti di traduzione li avrebbe acquisiti Adelphi. Sa spiegarci questo strano oblio dell’opera di Solzenicyn? Si è trattato della solita «censura» all’italiana?
Mario Serra
m.serra@serraeassociati.com
Caro Serra, nel catalogo della Biblioteca Nazionale di Firenze le edizioni delle opere di Aleksandr Solzenicyn sono 102, di cui la maggioranza in italiano. Ma è certamente vero che mancano all’appello, nella nostra editoria, i tre volumi che completano la tetralogia: Novembre 1916, Marzo 1917, Aprile 1917. Un caso di censura, come lei sembra sospettare? Credo che la spiegazione sia più semplice. La tetralogia comprende circa seimila pagine e l’opera nel suo complesso è difficilmente leggibile. La descrizione degli avvenimenti militari è minuziosa, la ricerca dei toponimi sugli atlanti dell’epoca una fatica di Ercole. Negli anni Settanta la New York Review of Books chiese a una scrittrice americana, Mary McCarthy, molto nota per i suoi romanzi e per il suo impegno civile durante la guerra del Vietnam, di scrivere una lunga recensione di Agosto 1914, da poco apparso in inglese. Mary McCarthy abitava allora a Parigi, dove avevo occasione di frequentarla, e mi disse di avere appeso a una parete del suo studio una grande carta geografica della zona, dai Laghi Masuri alla Galizia, in cui i russi, i tedeschi e gli austro-ungheresi avevano combattuto le prime battaglie della Grande Guerra.
Nei volumi successivi, a giudizio di chi li ha letti in russo o in francese (l’editore Fayard detiene i diritti mondiali e ha pubblicato l’intera opera), la montagna diventa ancora più difficile da scalare. Serena Vitale, uno dei migliori slavisti europei, mi ha segnalato la spiegazione che ne dà Georges Nivat nel suo libro su Solzenicyn. L’autore, secondo Nivat, ha voluto essere contemporaneamente storico e romanziere. Mentre lo scrittore di romanzi storici si serve abitualmente di sintesi storiografiche già esistenti e delle memorie di qualche protagonista, Solzenicyn è andato instancabilmente alla ricerca di tutto ciò che poteva consentire una ricostruzione degli eventi giorno per giorno, ora per ora, in tutti i luoghi in cui si stava contemporaneamente consumando il tragico scenario delle operazioni militari. Voleva correggere le tesi sbagliate degli storici e fare un’opera patriottica. Lui stesso, secondo Nivat, parlava del suo lavoro come di una disperata corsa contro la morte.
Credo che questo basti a spiegare perché l’Italia non sia il solo Paese in cui l’edizione della tetralogia è rimasta sinora incompleta. Verrà pubblicata probabilmente soltanto quando un mecenate vorrà aiutare un editore a pagare i costi di un libro destinato ad avere molte recensioni ma, purtroppo, un numero limitato di lettori.
Sergio Romano