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 2012  ottobre 05 Venerdì calendario

L’ASSURDO «ESILIO» DELLA GIALAPPA

Dov’è finita la Gialappa’s Band? Mi chiedo se a Mediaset ci sia qualcuno che provi rammarico per la sua sparizione. Forse rammarico non è la parola giusta, servirebbe un termine più tecnico perché qui stiamo parlando di impresa, di linee editoriali, di scelte strategiche, di soldi. Ci sarà pure un dirigente che un giorno ha detto: basta con i Gialappi! È vero che i tre ragazzi non godono, dal punto di vista caratteriale, di buona fama, ma non credo che una grande azienda possa lasciarsi condizionare da psicologie spicciole.
Su Italia 2 Mediaset (canale 35 del Dtt, martedì, ore 21.30) va in onda una lunga antologia dei programmi della Gialappa’s Band: «Mai dire Gallery». Ci sono capitato per caso, in un giro di ronda, e non sono più riuscito a staccare: Daniele Luttazzi in Panfilo Maria Ricci di «Tabloid» (forse il personaggio più geniale e caustico creato da Luttazzi), Antonio Albanese nel prof. Martinelli mentre ride di gusto nel leggere «L’inconveniente di essere nati» di Cioran, Maurizio Crozza nelle vesti di Serse Cosmi e poi tanti altri: Paola Cortellesi, Neri Marcorè, Fabio De Luigi.
Se poi uno pensa a Teo Teocoli (Felice Caccamo, Ermes Rubagotti, Ninetta De Cesari, Gianduja Vettorello), a Gene Gnocchi, al Pier Piero di Albanese, agli svizzeri di Aldo, Giovanni e Giacomo si capisce che «Mai dire gol» e tutti i suoi successivi derivati sono stati forse l’unico laboratorio italiano paragonabile agli show comici americani. Forse a Mediaset (come in tutta la tv italiana) mancano alcune figure professioni, come quella del produttore, che sono invece la spina dorsale del sistema televisivo. Qualcuno obietterà: quei cialtroni dei Gialappi sono stati sostituiti da «Zelig». È vero, ma non c’è paragone, «Mai dire gol» ha creato personaggi che ancora oggi sono godibili ed efficaci.
Chissà se a Mediaset c’è qualcuno che in questo momento, al riparo da sguardi indiscreti, si sta mordendo le mani.
Aldo Grasso