Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 05/10/2012, 5 ottobre 2012
LA GERMANIA FUORI DALL’EURO CHI LO HA DETTO PER PRIMO
Berlusconi ha copiato sicuramente il saggio di Soros o qualcuno glielo avrà raccontato. Vorrei però sapere da chi è stato preso così sul serio. È stato pubblicato un mese fa. Forse soltanto Berlusconi l’ha preso sul serio...
Nino Branchi
ninbra@alice.it
Caro Branchi, la possibile uscita della Germania dall’eurozona è stata prospettata da George Soros in un lungo saggio apparso negli Stati Uniti il 27 settembre sulla New York Review of Books, ma già pubblicato in Italia da La Lettura, inserto culturale del Corriere, il 9 settembre e richiamato da allora in interviste dell’autore e altri articoli. Quella di Soros, tuttavia, non è né una proposta né un auspicio. È una ipotesi formulata nell’ambito di un ragionamento molto serio ed è stata preceduta, in termini più generici, da un’altra analoga ipotesi avanzata nel 2010 da Joachim Fels, economista tedesco della banca d’affari americana Morgan Stanley.
Soros descrive la crisi europea di questi ultimi anni e constata che l’eurozona è ormai divisa fra un drappello di Paesi creditori e un maggior numero di Paesi debitori. Abbiamo lo stesso mercato e la stessa moneta, ma alcuni Paesi possono accedere al mercato dei capitali pagando un modesto tasso d’interesse, mentre altri sono costretti a pagare interessi molto più elevati. I Paesi debitori cercano di risanare i loro bilanci con la riduzione delle spese e l’aumento delle imposte, ma questa politica, benché necessaria, ha l’effetto di peggiorare la crisi economica, aumentare la disoccupazione, ridurre in ultima analisi il gettito fiscale e allontanare il traguardo del risanamento dei conti pubblici.
In questa situazione la divisione fra Paesi creditori e Paesi debitori diventerà un male cronico, sempre più difficilmente curabile. Se il matrimonio fra i primi e i secondi non funziona, occorrerà prima o dopo prendere in considerazione il divorzio, vale a dire la possibilità che uno dei due gruppi abbandoni l’eurozona. Se ne uscissero i debitori, osserva Soros, la svalutazione della loro nuova-vecchia moneta ingrosserebbe il debito e li renderebbe prima o dopo insolventi, con effetti disastrosi per l’economia non soltanto europea. Se ne uscisse il drappello dei creditori guidato dalla Germania, invece, l’euro dei debitori si svaluterebbe, le loro economie diventerebbero più competitive, i proventi delle esportazioni crescerebbero e ridurrebbero il debito. Non è tutto. Nell’eurozona dei debitori niente impedirebbe ai suoi membri di accordarsi rapidamente sulla costituzione di un fondo per il riscatto del debito e sull’emissione di Eurobond.
George Soros non desidera né l’una né l’altra delle due ipotesi. Le ha enunciate nella speranza che questo quadro induca la Germania a rivedere il proprio atteggiamento e spinga la signora Merkel, di cui riconosce i meriti, a dare prova di maggiore coraggio accettando di adottare misure che rendano l’euro ciò che ancora non è: una responsabilità comune.
Come ho già scritto, la New York Review of Books con l’articolo di George Soros è apparsa il 27 settembre, quindi nel giorno stesso in cui Silvio Berlusconi, presentando un libro di Renato Brunetta, ha detto: «Che si arrivi a stabilire che la Bce possa essere debitore di ultima istanza dei debiti pubblici nazionali è l’unica soluzione. Una seconda soluzione in realtà ci sarebbe ed è che la Germania uscisse dall’euro». Ma l’articolo di Soros porta in calce la data in cui l’autore lo ha licenziato: 30 agosto 2012. E La Lettura lo aveva pubblicato nove giorni dopo.
Sergio Romano