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 2012  ottobre 05 Venerdì calendario

QUELLA VOGLIA (COMPLICATA) DI TAGLIARE LE TASSE —

La speranza, flebile, s’è riaccesa solo per un paio d’ore. Il tempo che è servito al presidente del Consiglio per precisare che, anche se si troverà un percorso per il futuro, da qui alla fine della legislatura non c’è spazio per la riduzione delle tasse. Da sempre Monti sostiene che in Italia il carico fiscale eccessivo è un ostacolo alla crescita e c’è da star sicuri che, prima di lasciare l’incarico, il premier la strada l’indicherà. Anche se percorrerla spetterà ad altri, perché al momento attuale le risorse per il taglio delle imposte davvero non ci sono. Già trovare i sei miliardi e passa di euro da inserire nella Legge di Stabilità della prossima settimana per evitare l’aumento dell’Iva si sta rivelando un problema non facile da risolvere.
L’aumento dell’imposta sui consumi, dopo essere stato già rinviato, scatterà a partire dal mese di luglio dell’anno prossimo. Per scongiurarlo servono 6,2 miliardi di euro di risorse strutturali, cioè tagli permanenti alla spesa pubblica, che il governo contava di recuperare dal gran calderone delle agevolazioni fiscali, da rivedere e tagliare. Un serbatoio immenso, che vale 250 miliardi di euro l’anno, ma dal quale il governo fatica a recuperare le risorse necessarie, anche perché la stragrande maggioranza di queste agevolazioni incidono sulla carne viva dei contribuenti. Venti miliardi se ne vanno per gli sgravi sui carichi familiari, altri 10 per la casa, quasi 60 sono assorbiti dagli sgravi sul lavoro e le pensioni, 30 dalle imprese, 40 sono legati all’Iva, oltre 60 alle rendite catastali. Fatto sta che le prime ricognizioni avrebbero identificato non più di 2-3 miliardi di agevolazioni tagliabili senza troppi problemi.
Per coprire l’Iva, probabilmente, serviranno altri tagli, compresi quelli degli incentivi alle imprese ai quali ha lavorato il commissario Francesco Giavazzi. Ma per il 2013, sul fronte fiscale, non si potrà fare molto di più. Forse si riusciranno a confermare gli sgravi (ridotti rispetto al passato) sui premi di produttività.
Nei piani di finanza pubblica consegnati a Bruxelles, in ogni caso, non c’è traccia, né spazio per altri interventi. Anzi. Quel poco di margine che c’era si è ridotto per effetto della crisi: la crescita è azzerata anche per il 2014, mentre il deficit pubblico sarà di un punto più alto del previsto, anche se in termini strutturali il pareggio di bilancio promesso alla Ue dovrebbe essere in ogni caso alla portata.
Per la verità ci sarebbe ancora il "tesoretto" dell’extragettito dell’evasione, che salterà fuori anche quest’anno, al quale ricorrere. I 10 miliardi destinati al bilancio pubblico sono già stati quasi tutti recuperati, e a fine anno potrebbero esserci 2 o 3 miliardi di maggiori entrate. Dovrebbero essere prima accertate, poi quantificate, poi depurate dalle componenti straordinarie, poi distribuite nel corso di una campagna elettorale. Operazione difficile, alla quale il governo Monti ha già rinunciato. «Non abbiamo la minima intenzione di anticipare al 2013 il finanziamento del Fondo per la riduzione della pressione fiscale» ripete il sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani.
La redistribuzione dell’extragettito scatterà, così, solo dal 2014. In questi mesi, tutt’al più, si costruiranno gli strumenti per gestire il meccanismo. Lo prevede la delega per la riforma fiscale, che nel frattempo sta perdendo altri pezzi. Già declassata dal governo da riforma organica a semplice operazione di manutenzione dell’ordinamento, dalla delega continuano a sparire capitoli. Ieri alla Camera, che la sta esaminando, è saltata la fiscalità ambientale, con la revisione delle accise che sarebbero aumentate sui prodotti più inquinanti.
Mario Sensini