Andrea Scanzi, il Fatto Quotidiano 4/10/2012, 4 ottobre 2012
VASCO TORNA A CASA, MA COME STA?
L’unica certezza è la preoccupazione generalizzata. Al mattino, ieri, si è diffusa la voce che Vasco Rossi era morto. Preoccupava il ricovero alla clinica Villalba di Bologna, dopo il miniconcerto del 9 settembre al Cromie di Castellaneta Marina. Preoccupava il silenzio sulla pagina ufficiale Facebook (più di 3 milioni di fans). E preoccupava un quadro clinico su cui, dal ricovero dell’estate 2011 per endocardite, si discute. Terrorizzati da un ipotetico “non-detto” che potrebbe spiegare anche la fretta improvvisa che ha avuto Vasco di sposarsi.
QUALCUNO, su Twitter, gli ha subito dedicato (auto)citazioni testamentarie: “Quello che si prova non si può spiegare/ qui hai una sorpresa che neanche te lo immagini” (Gli angeli). Era una bufala. Come è stato sottolineato da più parti, ormai sui social network Vasco muore più spesso di Andreotti. Una notizia nuova, comunque, c’era: il cantante è tornato a casa. Ha firmato la lettera di dimissioni. Contro il parere dei medici. Poco dopo le 17, su Facebook, è comparso un post di Tania Sachs, storico – nonché agguerritissimo – ufficio stampa di Vasco: “Oggi, mercoledi 3 ottobre, Vasco Rossi lascia la clinica Villalba e torna a casa, dove continuerà la terapia prescritta e necessaria. Come sempre disponibile e attento a preservare la privacy dei pazienti in cura, il direttore sanitario di Villalba, dott. Paolo Guelfi nel suo comunicato informa che: ‘Era stato ricoverato il giorno 12/9/2012 allorchè si erano resi necessari accertamenti clinici di varia natura: l’équipe di specialisti che ha seguito il paziente, guidata dal dottor Paolo Guelfi, ha rilevato la necessità di impostare e praticare per tutto il periodo della degenza una intensa terapia in grado di fronteggiare una complessa situazione clinica. Su espressa decisione del paziente, la terapia da oggi verrà proseguita al suo domicilio’. In merito alle voci impazzite, senza fondamento e totalmente fuori controllo, che circolano sulle sue condizioni di salute, concediamogli una toccatina scaramantica e una battuta: ‘Leggere o sentirti dire che sei morto è la migliore prova della propria esistenza in vita’”. Dopo neanche mezzora, il post aveva 5mila “Mi piace”. La Sachs, che aveva sempre parlato di controlli di routine, ha ammesso che c’era di più: “Complessa situazione clinica”. I medici volevano continuare la cura in clinica. Vasco no. All’uscita, celato dagli occhiali arancioni, è sembrato provato. I fans hanno salutato con misurato sollievo il ritorno a casa del “Komandante”. Parallelamente, le battute non si sono fermate. “Vasco esce dalla clinica, ma i medici sono contrari. C’è seriamente il rischio che ricominci a cantare” (Dio); “Vasco esce dalla clinica, ma i medici sono contrari. Lui li tranquillizza: non ha intenzione di incidere un nuovo disco” (Come-principe). Scherzare su tutto è croce e delizia della Rete. E non solo della Rete. Giusto. Qua, però, serve forse un po’ di rispetto. A prescindere dalle valutazioni artistiche. Rispetto. Affetto. Discrezione.