Clara Attene, il Venerdì 5/10/2012, 5 ottobre 2012
LA SECONDA VITA DI ANNA: IL DIAVOLO DI «VOGUE» SI DÀ ALLA POLITICA
Il diavolo si veste da ambasciatore. Anne Wintour, glaciale e potentissima direttrice della rivista di moda Vogue America, ma anche influente sostenitrice di Barack Obama. dopo 25 anni alla guida del magazine, potrebbe cambiare poltrona per un incarico di ambasciatrice. Possibili mete, Londra o, neanche a dirlo, Parigi, già affidate nella storia degli Stati Uniti non tanto a esperti diplomatici quanto a figure di spicco, ritenute personalmente e politicamente vicine all’inquilino di turno della Casa Bianca. Un profilo a cui la Wintour - figlia di Charles Wintour, direttore di lungo corso del quotidiano britannico Evening Standard - corrisponde pressoché in pieno rispetto alla presidenza Obama. La signora della moda è stata infatti, fin dal 2008, uno dei più influenti sostenitori dell’attuale presidente, oltre che abilissima calamità per la raccolta fondi. Nell’ultimo anno, poi, Wintour ha prestato il suo piglio, irresistibile per la quasi totalità degli stilisti mondiali, a eventi destinati a sostenere la raccolta dei fondi elettorali, e i 500mila euro portati a casa, che si aggiungono alle migliaia donate da lei stessa, sembrano confermare questo suo ascendente anche fuori dalle passerelle.
La sua attenzione per la politica non è tuttavia una novità. In primo luogo, lo stesso Vogue, sotto la sua direzione, è diventato una vetrina per molte donne della politica: sulla sua copertina si sono alternate Hillary Clinton, Condoleeza Rice, una ancora semi-sconosciuta Sarah Palin, l’ambasciatrice Usa all’Onu Susan Rice e Michelle Obama. La celebre direttrice, dimostrando schietta fede democratica, non ha risparmiato il proprio appoggio alla corsa per l’elezione in Senato della stessa signora Clinton e di Kirsten Gillibrand, oltre che al fallito tentativo di arrivare al 1600 di Pennsylvania Avenue da parte di John Kerry nel 2004.
Ad avviarla su questo sentiero contribuì, nei primi anni Novanta, anche l’incontro con Katharine Graham. Con l’editrice del Washington Post fu subito feeling e le due iniziarono a condividere, oltre alla passione per le scarpe di Manolo Blahnik e la beneficenza, molte conoscenze nel mondo della politica. Su quale sarà il suo futuro, però, Wintour non si lascia strappare neanche una sillaba, etichettando come pettegolezzi le voci su un suo incarico, ma molti amici la descrivono assolutamente capace di gestire il ruolo dal punto di vista organizzativo, e altrettanto disinteressata rispetto alla possibilità di diventare rappresentante del suo governo in qualche capitale europea. «Credo che Anne non dovrebbe fare nulla di diverso da quello che fa oggi» dice Harvey Weinstein, produttore di Hollywood, e supportar del Partito Democratico. «Il lavoro da ambasciatore è come un’anatra zoppa: dopo quattro anni l’incarico finisce e cosa fai?».