Roberto Giardina, Italia Oggi 5/10/2012, 5 ottobre 2012
SI DIA IL VOTO ANCHE AI BAMBINI
Anche i bambini dovrebbero votare, sia pure attraverso i genitori. È la proposta di Paul Kirchhof, 69 anni, ex giudice costituzionale ed ex consigliere di Angela Merkel, per uscire dalla crisi provocata dal debito pubblico. Nel 2005, il professore di economia proponeva una flat rate uguale per tutti, una tassa del 25%, con contemporanea abolizione di ogni sconto fiscale, di cui secondo lui approfittano i ricchi, e la riduzione drastica di tutti i paragrafi e codicilli tributari da 35 mila a 146.
Venne giudicato un professore folle, e la Merkel preferì rinunciare ai suoi consigli.
Oggi, nel saggio Deutschland im Schuldensog, la Germania nel gorgo dei debiti, (Verlag Beck, 305 pagg., 19,90 euro), ritorna con altre idee originali. Il problema della Germania e dell’Europa non sono i miliardi di euro di debiti, ma il «debito generazionale». Nascono pochi bambini, e la prossima generazione non potrà pagare le pensioni dei genitori. E questo lo dicono in molti. Ogni donna tedesca mette al mondo 1,4 figli, la media più bassa al mondo, secondo l’autore, ma l’Italia forse la batte.
Quel che fanno i governi è troppo poco e sbagliato, denuncia Kirchhof. Se i bambini potessero votare, i politici ne terrebbero conto: padre e madre dovrebbero avere a testa mezzo voto in più per ogni figlio, e uno nel caso di genitori single. E i politici ne dovrebbero tenere conto. Gli assegni familiari attuali non bastano per convincere le coppie giovani ad avere più figli. La nascita di un bambino è spesso una rovina economica. Non è un caso che due terzi delle ragazze madri finiscano per essere mantenute dall’assistenza sociale. Per legge, propone il professore, nelle assunzioni dovrebbero essere favoriti padri e madri, invece di venire discriminati.
Qualcuno aveva proposto di «punire» al momento di andare in pensione gli scapoli e le coppie senza figli. Ma ciò sarebbe anticostituzionale: come provare se l’assenza di prole è dovuta a egoismo o ad altri motivi? E chi è padre o madre di giovani asociali che pesano sulle finanze pubbliche? Le proposte di Kirchhof sono invece più eque.
Oggi, si comincia a pensare di formare una famiglia oltre i trent’anni e, a quest’età, spesso ci si trova a un momento cruciale della carriera. Un bambino potrebbe significare la fine di ogni ambizione, soprattutto per le madri. Si dovrebbe modificare il sistema scolastico in modo che i diplomati possano entrare nel mondo del lavoro con almeno cinque anni di anticipo. E per le pensioni si dovrebbero calcolare non solo i contributi versati, ma gli anni sacrificati per allevare i figli. Il sistema fiscale dovrebbe considerare come soggetto non il singolo, ma la famiglia, da tassare nel suo insieme. Adesso vengono agevolate solo le coppie legali che possono pagare sommando i redditi di lui e di lei con le aliquote calcolate sul 50% di ognuno. L’agevolazione costa alle casse statali 30 miliardi all’anno, ma non favorisce le coppie con figli. Infine si dovrebbe abbassare l’Iva: i genitori sono costretti a spendere quasi interamente il loro reddito e quindi sono sempre i più colpiti. La moderna tecnologia permette il lavoro a domicilio, che dovrebbe essere facilitato e incoraggiato per madri e padri, i quali potrebbero così dividersi tra carriera e famiglia senza troppi dolorosi compromessi.
Il professore non pensa ai diritti d’autore: ha voluto che una prima edizione di 5 mila copie fosse inviata in omaggio ad altrettanti politici. E una copia è stata mandata anche a Frau Merkel, due volte sposata e senza figli. È dubbio che la Cancelliera, tra impegni europei e la battaglia elettorale già iniziata a casa sua con un anno d’anticipo, trovi il tempo per leggere i suggerimenti di un professore un po’ strambo. Forse non del tutto.