Giorgio Ponziano, Italia Oggi 3/10/2012, 3 ottobre 2012
LA PARMA CHE CONTA SNOBBA RIGOLETTO
Vestito scuro con cravatta blu, la moglie in nero con sciarpa e borsetta argento: il sindaco grillino ha fatto il suo primo ingresso nella Parma mondana, partecipando al teatro Regio all’avvio del Festival Verdi. In scena il Rigoletto, in platea assenti i politici. Cento i biglietti omaggio elargiti da Comune e Cariparma (lo sponsor) per parare il colpo delle disdette da parte di quell’establishment locale che non digerisce i 5stellini al potere.
Curiosità nel foyer per la prima volta di Federico Pizzarotti a una prima ma anche curiosità per il nuovo sovrintendente, inquadrato come dirigente, Carlo Fontana.
Sì, proprio lui. Il rinnovamento promesso dal sindaco e sottolineano da Beppe Grillo s’è infranto alla prima nomina. Quello di Fontana è indubbiamente un curriculum di riguardo ma si tratta di un capitano (lirico) di lungo corso e anche di un politico scafato. Ha diretto il Comunale di Bologna e la Scala, uscendo sconfitto dal duello con Riccardo Muti. È stato in Senato per il Pd. Ha 65 anni. Al suo attivo vi è anche un periodo di lavoro all’Avanti, la direzione della Fonit-Cetra (allora braccio discografico della Rai) in quota socialista, la direzione del settore musica della Biennale di Venezia quando dettava legge il craxismo.
Il sindaco grillino, paladino del rinnovamento gli ha affidato il blasonato teatro della città. «Ringrazio il dottor Fontana», così lo ha presentato il sindaco, «per avere accettato con disponibilità e senso di responsabilità la sfida di rilancio e sviluppo sostenibile del nostro teatro. A lui la fiducia e il sostegno dell’amministrazione cittadina».
In mancanza di un contratto reso pubblico (Grillo, se ci sei, batti un colpo), oltre ai ringraziamenti si parla di un compenso annuo di 100 mila euro più le spese d’albergo.
Messo da parte il giovanilismo (che non sempre è salutare: ma perché farne il leit motiv elettorale?), Pizzarotti si è rimangiato anche l’altro baluardo del movimento 5stelle: la trasparenza. Infatti il commissario prefettizio che resse il Comune tra le dimissioni di Pietro Vignali (centrodestra) e l’elezione di Federico Pizzarotti (5 stelle) aveva promulgato un bando per raccogliere i curriculum degli aspiranti sovrintendenti e scegliere il più titolato.
Ma Fontana non aveva presentato domanda. Come fare per nominarlo? Pizzarotti ha usato un metodo da prima repubblica. Niente più sovrintendente, così chi ha fatto domanda ha sciupato energie. Bensì un direttore generale, che può essere assunto a chiamata. Un modo per far fuori anche il sovrintendente col contratto scaduto il 30 giugno, Mauro Meli, che avrebbe probabilmente avuto i punti per vincere e che aveva risposto al bando. Col gioco di prestigio del direttore generale uscito dal cilindro pure le aspirazioni alla riconferma di Meli sono state azzerate.
Fontana ha reso pan per focaccia a Meli, il quale gli subentrò alla Scala dopo la sua cacciata da parte del sindaco Gabriele Albertini. Adesso è l’ex-senatore Pd a sostituire Meli, a sua volta cacciato dal sindaco 5stelle. Naturalmente il Pd plaude ed è embrasson nous coi grillini: «Al dottor Fontana», ha scritto in una nota il segretario cittadino Carla Mantelli, «spetta il difficile compito di guidare una fase completamente nuova nella gestione del teatro della città, elaborando una strategia che guardi ai prossimi decenni e che sappia rilanciare il teatro come volano del sistema culturale del territorio. Siamo certi che tutta la città collaborerà a questa straordinaria impresa».
Fontana, alla prima del Rigoletto, è apparso sorridente e a suo agio coi grillini, che hanno la maggioranza assoluta in consiglio comunale e anche nel consiglio d’amministrazione del teatro, da cui sono fuggiti tutti i soci privati, dalle fondazioni bancarie alla camera di commercio, lasciando il sindaco e i suoi accoliti col problema di sanare un deficit di oltre 5 milioni di euro. Il consiglio d’amministrazione univoco ha redatto un nuovo statuto che non solo ha cancellato la figura del sovrintendente ma ha dato al direttore generale la facoltà di nominare un direttore artistico, ciò che Fontana ha subito fatto, chiamando il fidato Paolo Arcà, che fu il suo braccio destro nel periodo della Scala (si parla di 60 mila euro l’anno).
Tra coloro che hanno mal digerito la scelta da parte del sindaco del nuovo sovrintendente-dirigente, il consigliere comunale casiniano Giuseppe Pellacini: «Da cosa deriva tanta fretta nel nominare il nuovo responsabile del Regio, per poi vietargli di rilasciare dichiarazioni fino al 10 ottobre, data in cui è prevista la presentazione ufficiale? Che durata ha il contratto? Il modo di fare del sindaco e del suo assessore alla Cultura non convince, se non altro perché le tanto sbandierate trasparenza e condivisione sono rimaste solo nelle dichiarazioni e sui giornali in campagna elettorale».
Infine, Pizzarotti rischia di finire in tribunale perché uno dei partecipanti al bando annuncia un esposto all’autorità giudiziaria: «Sono stupito ed amareggiato per l’evolversi della vicenda», dice Giuseppe De Leo, sovrintendente della Fondazione Teatro della Fortuna di Fano. «Si doveva procedere con il concorso di cui al bando del commissario e arrivare così alla scelta del migliore... Avere modificato illegittimamente lo statuto del Regio con una norma ad personam per favorire la nomina del sig. Fontana è un modo di fare «che ancor m’offende..». Mi vedo costretto ad impugnare tutti gli atti in ogni sede ed in ogni grado di giudizio per ripristinare il diritto e l’etica così profondamente feriti»