Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 04 Giovedì calendario

LA RUSSIA DIVENTERÀ IL PAESE NUMERO UNO NELL’EUROPA

Il premier spagnolo, Mariano Rajoy, continua a fare melina. Terminati i terzi stress test sui bilanci delle banche iberiche e accertato che servono altri 40 miliardi di euro per ricapitalizzarle, la strada per l’attivazione del cosiddetto scudo antispread, da parte del governo di Madrid, appare sempre più come un atto dovuto. Ovviamente, le condizioni che saranno imposte alla Spagna non saranno leggere, come ha già chiarito il presidente dell’eurogruppo Claude Juncker, ma il quarto paese per pil dell’eurozona potrebbe stabilizzare un quadro economico che, con una disoccupazione stabilmente superiore al 20%, si sta facendo davvero complicato. La crisi dell’euro che ha, di fatto, sancito la fine degli equilibri nati a partire dal secondo dopoguerra e baricentrati sull’asse Parigi-Berlino merita, comunque, una lettura che si spinga oltre il contingente. Le previsioni economiche più recenti indicano che, entro cinque anni, nel 2017, il valore del pil della Russia supererà quello dell’Italia (potrebbe accadere anche prima, ndr.) e che nella decade successiva, quella che va dal 2020 al 2030, Mosca sopravanzerà anche le economie di Francia, Uk e Germania. In meno di vent’anni la più grande economia europea sarà quella russa, un fatto che da quando è iniziata la rivoluzione industriale non si è mai registrato. Mai, infatti, nel corso della storia umana la Russia ha avuto l’economia più grande in valore assoluto tra quelle europee, neppure ai tempi della massima espansione territoriale dello zar Pietro il Grande. Si tratta di un accadimento tutt’altro che marginale che per gli equilibri europei vale tanto, forse anche di più, della prepotente avanzata della Cina nel mercato globale. La Russia, ovviamente, è già consapevole del suo destino di economia numero uno del vecchio continente e ha già iniziato ad adattare le sue relazioni politiche ed economiche per sfruttare al meglio la realtà in divenire. Oggi, infatti, se c’è una capitale europea che, più di ogni altra, teme la crisi dell’euro e il possibile fallimento della moneta unica, questa è proprio Mosca. La moneta unica è la banchina già pronta e funzionante alla quale far attraccare, quando il momento sarà giunto, l’economia russa per dar vita ad un’area di libero scambio in grado di sfruttare al meglio la contiguità territoriale europea. La stabilità politica russa, incarnata dal duo Putin-Medvedev, facilita questo progetto di lungo termine, perché colloca la Russia al riparo delle crisi macroeconomiche che ne hanno caratterizzato la vita nel decennio finale del secolo scorso. Per questo, più che concentrarsi sui miliardi di aiuti che deve chiedere Madrid, sarebbe utile capire quante riserve valutarie può investire Mosca.