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 2012  ottobre 05 Venerdì calendario

BOOM DI INDAGATI PER IL DOPO LOMBARDO

Si vota il 28, ma la Sicilia ha sbagliato candeggio. Vero è che per ossequiarsi alle auspicate «liste pulite» ci vorrebbe la varechina e la spazzola di ferro: solo nell’ultima legislatura sono stati arrestati in sei e sono stati indagati in venti. Su novanta. Gente sparita dalle liste? Ma neppure per idea. Non c’è questione morale che non sia subordinata al pacchetto di voti garantito dal candidato, senza contare che orientarsi nel dedalo siciliano richiede pazienza da enigmisti e conoscenza da feticisti. Lo stesso Gianfranco Fini, che a Ballarò battibeccava col direttore di Panorama Giorgio Mulè, martedì sera mostrava di non conoscere neppure il nome del deputato regionale Mario Bonomo, che pure è candidato nelle sue liste nonostante sia indagato per concussione dalla procura di Palermo. Secondo l’accusa, Bonomo e un altro deputato regionale, Gaspare Vitrano, del Pd, figuravano soci in un’impresa che avrebbe avuto illecite licenze per costruire degli impianti fotovoltaici nel siracusano. Bonomo è stato ricandidato, Vitrano no.
Ma è tutto complicato, da quelle parti. C’è il candidato Rosario Crocetta, sostenuto da Pd e Udc, che è un ex Rifondazione ed ex Comunisti italiani, ma ciò nonostante è sostenuto dall’imprenditore conservatore Mario Ciancio che è proprietario del Giornale di Sicilia. L’Udc e lo stesso Crocetta figurano tra quelli che hanno fatto più baccano invocando le citate «liste pulite», ma sono caduti subito in contraddizione. L’Udc infatti ha candidato Gianni Pompeo, rinviato a giudizio con l’accusa di abuso d’ufficio per una vicenda legata all’affidamento, a un’emittente locale, delle trasmissioni delle sedute del Consiglio: ma il tribunale di Marsala ha emesso sentenza di non luogo a procedere proprio l’altro giorno. Però ci sono gli indagati del Pd, che è alleato con l’Udc. Per esempio l’uscente Elio Galvagno, accusato di falso in bilancio per la gestione di una società di rifiuti. Poi c’è Giacomo Scala, ex presidente dell’Anci e candidato nonostante sia iscritto nel registro degli indagati per truffa e, in un altro procedimento, per abuso d’ufficio e falso. Anche Giuseppe Picciolo è indagato per simulazione di reato e calunnia aggravata (avrebbe spedito delle lettere anonime per fare delle false accuse contro un assessore e contro il presidente di Messinambiente) e figurava nel Pd, ma è da poco passato all’Mpa di Lombardo e si è candidato nelle liste del Partito dei siciliani.
In generale, è tutto assurdo. C’è, anzi c’era, Claudio Fava di Sinistra e Libertà, che criticava Rosario Crocetta (Udc) perché è retto dalla parte del Pd che governò con Raffaele Lombardo (che è del Movimento per le Autonomie) e con Salvatore Cuffaro (che è dell’Udc, ma soprattutto è in galera) e però andava d’accordo, Fava, con Giampiero D’Alia che è segretario regionale dell’Udc. Però Fava si è ritirato: ufficialmente perché ha spostato la sua residenza da Roma alla Sicilia con cinque giorni di ritardo; allora, per sostituire Fava, il cartello Sel-Idv-Verdi ha deciso di candidare Giovanna Marano, 53 anni, sindacalista della Fiom.
Poi c’è il candidato Nello Musumeci, ex missino, ora Destra di Storace, che è sostenuto dal Pdl anche se una larga parte dei berlusconiani avrebbe preferito l’ex presidente dell’Assemblea Francesco Cascio per il quale chiedono garanzie. E c’è Gianfranco Miccicché, cui si deve la candidatura di Nello Musumeci nel Pdl ma che poi ha lasciato il Pdl - Miccicché - e ha unito i partitelli Forza del Sud, Noi Sud e Io Sud per formare Grande Sud e, successivamente, il Partito dei Siciliani con Raffaele Lombardo in accordo, sembrava, con Futuro e Libertà: ma poi il partito di Fini ha costituito l’alleanza Fli-Nuovo Polo. Dimenticavamo che tra gli indagati c’è anche lui, il presidente uscente Raffaele Lombardo, coinvolto nell’inchiesta «Iblis» e che tuttavia ha ovviato al problema della sua ricandidatura con un altro classico alla siciliana, anzi all’italiana: ha candidato suo figlio Toti. Il processo Iblis è quello che ha pure coinvolto Giovanni Cristaudo, consigliere noto per non aver mai prodotto un’interrogazione né un disegno di legge né un’interpellanza: ma è stato prosciolto nei giorni scorsi e così si ricandida del Movimento popolare siciliano, che nel marasma di sigle avevamo dimenticato.
In generale, è un casino: ma non ci si può permettere di asserire che «fanno tutti schifo» come ha fatto Vittorio Sgarbi l’estate scorsa. Tra i candidati alla presidenza c’è persino uno di quelli che avevano arrestato: Cateno De Luca (Cateno, sì) che ha lanciato la sua «Rivoluzione siciliana» naturalmente contro la casta: lui non si ferma né, tantomeno, si fermano le indagini a suo carico per tentata concussione e abuso d’ufficio per una faccenda di investimenti alberghieri. Tra gli arrestati ci fu anche Riccardo Minardo, finito dentro un anno e mezzo fa per associazione per delinquere e malversazione e truffa: è candidato col Partito dei siciliani nel collegio ragusano. È lo stesso Partito che a Catania candida anche Fabio Mancuso, già indagato per corruzione e concussione e abuso d’ufficio: reati dai quali è stato pienamente assolto, è vero, peccato che nel dicembre scorso sia tornato dentro per bancarotta.
Altre accuse, rivolte ad altri candidati, non sono da ridere. Franco Mineo, candidato con Miccicché, è accusato d’esser stato portavoce del boss mafioso Antonio Galatolo e deve rispondere anche delle accuse di intestazione fittizia di beni, usura, concussione e peculato. Mimmo Fazio, pure lui candidato con Miccicché, nel 2006 è stato condannato a quattro mesi (sostituiti da una multa di 1.520 euro) e all’interdizione per un anno dai pubblici uffici, questo per violenza privata.
L’elenco è troppo lungo. Rudy Maira, vicepresidente della Commissione regionale Antimafia e capogruppo del Cantiere popolare (pure questo, avevamo scordato) è accusato di associazione per delinquere in relazione a una storia di appalti che ha coinvolto anche l’ex ministro delle Poste Totò Cardinale (Pd) e il consigliere Vincenzo Lo Giudice (Udc). Anche Giuseppe Drago è candidato nel Cantiere popolare: ciò nonostante una condanna definitiva per peculato che nel 2010 lo costrinse a dimettersi da parlamentare nazionale. Drago è uno di quelli che fu eletto nell’Udc ma poi passò con Berlusconi. La sua interdizione giudiziaria, così pare, è scaduta in giugno. Poi: Santo Catalano del Pid (Partito di Italia Domani: altra dimenticanza) patteggiò un anno e undici mesi per abuso edilizio. Giuseppe Federico (Partito dei siciliani) è accusato di voto di scambio col clan dei Madonia. Pippo Gennuso, nel suo stesso partito, e indagato per illecite autorizzazioni di sale Bingo e per distruzione di documenti pubblici. Il sito Livesicilia ha poi riportato l’incredibile storia dell’ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca, che nel 1995 usò l’auto blu per raggiungere la nave che stava per perdere (a Brindisi) e che doveva portarlo in viaggio di nozze. Ammise la colpa, ma lo condannarono lo stesso per peculato d’uso. Nota: l’elenco degli indagati-condannati non è completo. Ma forse dovevamo pubblicare l’elenco di chi è pulito, che facevamo prima.