Carlo Bonini e Maria Elena Vincenzi, la Repubblica 5/10/2012, 5 ottobre 2012
“I SOLDI MI SPETTAVANO, TUTTI I PARTITI FACEVANO COSÌ”
ROMA — «Se ho sbagliato, l’ho fatto in buona fede. Quando l’ufficio di Presidenza della Regione, con l’accordo di tutti i capi gruppo, ha deciso di aumentare i fondi a disposizione ed ha autorizzato i consiglieri a prelevare da quelle disponibilità le loro indennità, ho ritenuto di poter aumentare gli importi che mi spettavano ». Interrogato per tre ore dal gip Stefano Aprile nel carcere di Regina Coeli, Franco Fiorito decide di allargare il varco che aveva aperto nel suo interrogatorio del 19 settembre. E, insistendo sulle responsabilità di Mario Abbruzzese, il presidente del Consiglio regionale, così come sulla consapevolezza di tutti i partiti rappresentati alla Pisana dell’uso che di quelle risorse veniva fatto, ribadisce che lui del Sistema Lazio non è stato l’architetto ma uno degli utilizzatori.
Tuttavia, Fiorito non rovescia il tavolo, non consuma nuove vendette di partito (almeno per ora). Ritiene che se un vaso di coccio esiste in questa storia, si chiami Abbruzzese. E su di lui martella. Senza affrontare, per scelta del suo avvocato Carlo Taormina (che ieri ha chiesto la scarcerazione), la questione
giuridica cruciale. Quella che gli ha spalancato le porte del carcere (se cioè il milione e 300 mila euro sottratti ai fondi regionali siano un’appropriazione indebita o, come vuole la Procura, un peculato). Piuttosto, prova ad allentare la pressione su se stesso che, da ieri mattina, si è fatta per lui insopportabile con il sequestro preventivo disposto dalla Procura ed eseguito dalla Finanza dei suoi 11 conti correnti bancari (7 in Italia e 4 in Spagna), della sua villa al Circeo, e delle sue tre auto: una Bmw X5, una Smart, una Jeep Wrangler.
“E ORA CHI PAGA LE RATE?”
Non è una caso che l’interrogatorio si sia concentrato per lunghi tratti proprio sul parco auto, da ieri parcheggiate nell’autorimessa del Nucleo di Polizia Valutaria «con facoltà d’uso da parte della Guardia di Finanza». Perché, tolta la Jeep (saldata in contanti), sulla Bmw e la Smart pendono rate che — ha insistito Fiorito — da oggi «qualcuno dovrà pagare». Un modo per ribadire la “piena proprietà” di quelle macchine che l’ex capogruppo ritiene di aver acquistato con soldi propri al momento dell’avvicendamento di Battistoni alla guida del Gruppo e dunque non “corpo del reato”. Argomento, questo, più complicato da sostenere per la caldaia della sua villa al Circeo (1.815 euro prelevati dal conto del gruppo alla Pisana). Su cui il gip (che alla circostanza ha dedicato un capitolo intero della sua ordinanza) ha insistito. Non fosse altro perché quell’acquisto, da solo, giustifica un’imputazione. «Ha sbagliato il mio segretario — si è giustificato Fiorito — Gli avevo chiesto di usare i miei soldi e invece ha utilizzato il conto della Pisana». Il che, quand’anche fosse
vero, conferma quale fosse la percezione di chi lavorava accanto a Fiorito. «Che i fondi regionali fossero il suo portafoglio», per dirla con le parole del gip.
Come del resto documentano almeno 5 bonifici individuati come sospetti nell’informativa della Guardia di Finanza depositata agli atti. Si tratta di quattro versamenti da 23 mila 140 euro ciascuno dal conto del Gruppo a favore di Fiorito e privi di causale
(che il Valutario ritiene siano stati utilizzati per pagare i numerosi affitti delle sue residenze a Roma). E di un quinto a titolo di “rimborso per l’affitto”
di una inesistente “sede di Roma”.
È un fatto che, da ieri mattina, Fiorito è nudo. Le agenzie di stampa, ieri sera, nel riferire della dieta cui l’ex capogruppo Pdl è stato obbligato dai medici del carcere e che gli vieta di consumare bevande gassate e merendine al cioccolato chiosavano ferocemente che alle ragioni di salute si debbano aggiungere i dubbi che l’uomo sia ormai in grado di pagare persino quel che acquista allo spaccio. Un riferimento, evidentemente, al fatto che, ieri mattina, Fiorito si sia visto sparire sotto gli occhi oltre 375 mila euro di liquidità depositati sui suoi 7 conti italiani e ora transitati (insieme ad altri 500 mila euro parcheggiati su 4 spagnoli accesi a La Coruna, Barcellona, Santa Cruz de Tenerife, Madrid) sul “Fondo Unico di Giustizia”. I finanzieri hanno infatti prelevato 111 mila euro dalla filiale Unicredit del quartiere Eur, 41 mila euro dallo sportello Unicredit di Anagni (dove il conto di Fiorito risulta cointestato con l’anziana madre Anna Tintori), 45 mila e 59 mila euro da due diverse filiali del Monte dei Paschi, 50 mila euro dalla Deutsche Bank, 108 mila euro dalla Banca Popolare del Lazio.