Alberto D’Argenio, la Repubblica 5/10/2012, 5 ottobre 2012
I TAGLI SCURE SUI COSTI DEGLI ENTI LOCALI CONSIGLI SCIOLTI SE NON SI ADEGUANO INCANDIDABILI I SINDACI SPRECONI
Dopo gli scandali, arriva la scure. Il governo interviene con un decreto legge per falcidiare i costi esorbitanti degli enti locali e dei loro organi.
“L’opinione pubblica è sgomenta e indignata” commenta il premier Monti, illustrando il provvedimento approvato in Consiglio dei ministri. E spiega che l’esecutivo presenterà una riforma costituzionale del Titolo V per riesaminare la ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni e evitare gli sprechi da lì originati.
Eccolo il provvedimento anti-Batman, la stretta sugli sperperi da parte degli enti locali - Regioni, Province e Comuni - per evitare nuovi scandali come quello che partito dal Lazio è dilagato in mezza Italia. Il governo Monti il colpo di scure lo approva per decreto dopo un frenetico lavoro durato appena due settimane da parte di Palazzo Chigi, Tesoro e Viminale sotto il monitoraggio del Colle che, proprio ieri mattina, ha dato il via libera al testo esaminato in via preliminare per evitare problemi di costituzionalità. Semaforo verde anche dai governatori, coloro che avevano chiesto al governo di intervenire visto che temevano di non riuscire a convincere i propri consiglieri e assessori ad autoriformarsi (e a tagliarsi soldi e privilegi). Le principali novità riguardano governatori, sindaci e presidenti di Provincia che se beccati a rubare, o quanto meno a mandare in bolletta il loro ente, non potranno candidarsi per dieci anni. Controlli a tappeto della Corte dei Conti e della Guarda di Finanza sull’operato degli enti locali. Taglio dei consiglieri regionali e diminuzione dei loro emolumenti. Stop a quei rimborsi sui quali i vari Batman (il lazialie Fiorito) o Superman (il piemontese Boniperti) hanno fatto festa.
RISPARMI CONSISTENTI
Poco prima delle dieci di sera Monti scende nella sala stampa di Palazzo Chigi per presentare il decreto con l’ennesima conferenza stampa fiume alla quale hanno partecipato anche Grilli e Catricalà (la seconda di giornata dopo quella sul nuovo pacchetto sviluppo di Passera). Il premier ha definito gli scandali delle ultime settimane come parte di «un’Italia vecchia che preferiremmo non vedere in futuro ». Ha parlato di cittadini «sgomenti
di fronte a fatti che minano la fiducia e la reputazione del Paese e la sua credibilità all’estero». Ha stigmazzato i «festini inqualificabili» di membri del Pdl finiti sui giornali. Così, ha aggiunto, si rischia di vanificare «lo sforzo che stiamo tutti facendo perché il ruolo dell’Italia venga pienamente riconosciuto a livello internazionale». Per il Paese «è un danno incalcolabile». Il ministro dell’Economia Grilli ha detto di aspettarsi «risparmi consistenti» dal taglio dei costi della politica che saranno
quantificati la prossima settimana nella legge di stabilità.
CONTROLLI DELLA GUARDIA DI FINANZA
Il provvedimento messo a punto dal governo è articolato. Le mosse più attesa erano quelle sulle Regioni, madri degli odierni scandali, ma ci sono strette per tutti gli enti locali. Ci sarà il taglio di 300 consiglieri regionali sparsi su tutto il territorio nazionale. La Corte dei conti eserciterà un controllo di legittimità preventivo sugli
atti delle Regioni che incidono sulla finanza pubblica. A questo scopo i magistrati contabili potranno farsi aiutare dalla Guardia di Finanza e dai servizi ispettivi della Ragioneria generale. I controlli ci saranno anche sui rendiconti dei gruppi consiliari con verifiche spot e altri fisse ogni sei mesi. Sempre i gruppi dei consigli, ovvero i partiti, dovranno pubblicare tutti i dati sulle agevolazioni e sui contributi. Governatori, presidenti del consiglio regionale, assessori e consiglieri
dovranno pubblicare su Internet dichiarazione dei redditi e patrimonio. Per il sottosegretario alla Presidenza Catricalà, regista del decreto, il sistema inserisce una sorta di «tracciabilità » delle spese che gruppi e partiti fanno con i soldi pubblici. Sarà inoltre vietato il cumulo di indennità o emolumenti - celebre quello di Fiorito - che arrivano da presidenze varie o nomina ad assessore. La partecipazione alle commissioni diventa gratuita.
STOP AI VITALIZI
Vengono cancellati i vitalizi: anche per i politici degli enti locali dovrà valere il metodo contributivo per il calcolo della pensione. Nelle more non sarà più possibile ricevere vitalizi facili (Fiorito lo riceverà a 50 anni) che ora arriverà solo al compimento dei 66 anni e dopo 10 di servizio. Taglio anche ai finanziamenti e agevolazioni per i gruppi, partiti e movimenti: vengono adeguati a quelli della Regione più virtuosa e tagliati ulteriormente del 50%. Stop ai soldi
per i gruppi con un unico iscritto.
BLOCCO DEI FONDI E INCANDIDABILITA’
Per chi non si adeguerà alle nuove norme ci saranno sanzioni pesanti. Per le Regioni ci sarà il taglio dei trasferimenti da parte dello Stato (ad eccezione di sanità e trasporto pubblico locale). Se dopo questo primo passo non si rimedierà, si passerà alla diffida da parte del Governo e alla successiva procedura per lo scioglimento del Consiglio. Per gli amministratori che «hanno contribuito con dolo o colpa grave al a un dissesto finanziario», oltre al pagamento di una multa da 5 a 20 volte la retribuzione, è prevista l’incandidabilità per dieci anni al ruolo di assessore, revisore dei conti degli enti locali e rappresentante dell’ente locale presso altri enti e istituzioni. Per i sindaci e presidenti l’incandidabilità è estesa alle cariche di sindaco, presidente di provincia, presidente di Giunta regionali, membro di consigli comunali o provinciali, del Parlamento italiano ed europeo. Il decreto prevede poi che anche gli enti locali dovranno rispettare il pareggio di bilancio, ovvero l’azzeramento del deficit, previsto per lo Stato con il nuovo articolo 81 della Costituzione (modificato in tal senso dopo una decisione europea che impegna tutte le capitali).