Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 4/10/2012, 4 ottobre 2012
CARBURANTI, IN EUROPA CONSUMI DEBOLI MA IL DIESEL SCARSEGGIA
Nemmeno le vacanze estive sono riuscite a risollevare i consumi di carburanti degli europei: dopo un calo dello 0,8% in luglio, ce n’è stato un altro dello 0,7% in agosto, secondo i dati sulle vendite al dettaglio pubblicati ieri da Eurostat (nel complesso, queste sono rimaste quasi invariate: +0,1%). Nonostante la domanda debole – e nonostante i margini di raffinazione eccezionalmente elevati, che dovrebbero incoraggiare la produzione – il Vecchio continente sta tuttavia andando sperimentando una carenza di distillati che gli esperti giudicano sempre più allarmante, specie in vista dell’inverno, quando ai consumi di diesel per autotrazione si aggiugeranno quelli di gasolio da riscaldamento.
I primi segnali di allarme erano stati lanciati fin da quest’estate, ma erano rimasti confinati a pubblicazioni iperspecialistiche. Negli ultimi giorni, a dare voce alla preoccupazioni sono intervenuti gli analisti di due grandi banche, Bank of America Merrill Lynch e Goldman Sachs, quest’ultima evidenziando come i problemi derivino almeno in parte dalla crisi del sistema bancario europeo. «I raffinatori indipendenti – osserva Goldman – hanno dovuto confrontarsi con un netto aumento dei costi di finanziamento e con una generale indisponibilità di credito, perché le banche europee hanno ridotto i prestiti, in particolare alle società nel settore delle materie prime». Le difficoltà, che sono state all’origine della bancarotta della svizzera Petroplus, non sono di poco conto per il settore, che ha costi elevatissimi di gestione dei magazzini. La reazione, spiega Goldman, è stata quella di ridurre le scorte al minimo indispensabile e, in molti casi, rallentare i ritmi di produzione. Due comportamenti deleteri per gli equilibri del mercato e, in qualche caso, anche per i bilanci delle società di raffinazione, che non sono riuscite ad approfittare fino in fondo della vertiginosa salita dei margini di lavorazione, che sono triplicati da inizio anno, fino ai massimi dal 2008. L’utilizzo delle raffinerie, afferma Simon Redmond, di Standard & Poors’, è sceso in media al 77% della capacità, mentre prima della crisi si era arrivati anche al 96 per cento. «Per accrescere la redditività bisognerebbe risalire intorno all’85%».
L’Europa da molti anni non è in grado di soddisfare da sola il proprio fabbisogno di distillati. Nonostante il suo parco auto sia per la maggior parte costituito da veicoli diesel, le sue raffinerie non riescono a produrne abbastanza. Al contrario, c’è un eccesso di benzina: circostanza che ha permesso per lungo tempo lucrative esportazioni verso gli Stati Uniti. Questi flussi si stanno però gradualmente riducendo, per colpa della crescente concorrenza sul mercato e del calo della domanda, che ha riguardato anche i consumatori d’oltre Oceano. Il gap tra autoproduzione e consumi di diesel in Europa, invece, sta aumentando: l’incremento, secondo BofA-Merrill Lynch, è stato di ben 250 milioni di barili al giorno dal 2007 a oggi. E la situazione sta adesso diventando «disperata», scrivono gli analisti della banca.
Le recenti chiusure di raffinerie hanno eliminato – o stanno per eliminare – 1,25 mbg di capacità di lavorazione (tra benzine e diesel) in Europa. Anche negli Usa, nostri fornitori, diversi impianti hanno cessato definitivamente di produrre negli ultimi mesi. Attualmente, poi, nel Vecchio continente sono in corso parecchie pesanti manutenzioni, che hanno decurtato di altri 2 mbg (ossia dell’11%) la capacità di produzione di diesel.
Non riusciamo neppure più a importare come una volta, osserva BofA-Merril Lynch, perché i carichi prendono sempre più spesso la via dell’Asia o dell’America Latina. Le nostre scorte di distillati, già ai minimi da 4 anni, rischiano dunque di calare ulteriormente, spingendo in ulteriore rialzo i prezzi all’ingrosso del gasolio, che – al netto delle pesantissime tasse – sono la causa principale del caro-carburanti.
Nell’immediato qualche carico sta comunque probabilmente arrivando dagli Usa. Le statistiche settimanali dell’Energy Information Administration (Eia) hanno mostrato ieri un forte calo degli stock di distillati negli Usa (-3,7 mb), accompagnato da consumi deboli e raffinerie ancora a rilento. Sono calate anche le giacense di greggio (-0,5 mb), ma i mercati petroliferi hanno comunque chiuso in forte ribasso: -3% a 108,17 $/barile per il Brent, il minimo da due mesi. Il timore numero uno è tornato ad essere la recessione.