Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 04 Giovedì calendario

IL PADRE CHE PER AVERE UN’AUTORIZZAZIONE DEVE FARSI AUTORIZZARE

«Mi può autorizzare a chiedere un’autorizzazione?». La domanda, così insulsa da umiliare il cittadini obbligati a farla, è stata per giorni l’incubo di Andrea De Carolis. «Colpevole» di essere vedovo con quattro figli piccoli. Soggetti alla «protezione», si fa per dire, di un giudice.
Che la burocrazia possa essere particolarmente stupida si sapeva. Basti ricordare come la Gazzetta Ufficiale si è spinta a pubblicare precisazioni demenziali come quella che la ruota di un veicolo non può essere avere angoli: «La superficie di rotolamento deve essere cilindrica, senza spigoli, sporgenze o discontinuità». Si sapeva anche che certe regole possono essere ottuse fino all’insolenza soprattutto nei confronti delle persone più deboli.
La piccola storia ignobile toccata al nostro protagonista, però, supera probabilmente ogni altro esempio di non-sense amministrativo.
Andrea De Carolis, funzionario alla Regione Lazio a 1.800 euro al mese, più o meno quello che Franco «Batman» Fiorito spendeva in un solo giorno nelle sue vacanze in Sardegna, è stato colpito un anno e mezzo fa dalla morte, dopo un’agonia straziante, della giovane moglie Roberta Alimandi, portata via a quarant’anni appena compiuti da una malattia che non perdona.
Un vuoto incolmabile per lui e i quattro bambini, che allora avevano dieci, nove, sei e due anni. Una vita quotidiana tutta da ricostruire con problemi di ogni genere. E per di più un buco nelle finanze familiari dato che la signora, per usare le parole del marito, oltre a portare a casa uno stipendio era una «splendida esperta di cose economiche». Nel senso che «riusciva sempre a fare quadrare i conti».
Aveva versato complessivamente, lavorando prima alla Telecom e poi (per avere più tempo per i bambini) al Comune di Roma e cumulando il riconoscimento della laurea e l’integrazione di legge dovuta a chi finisce nel tunnel di una malattia terminale, 140 mila euro. E da qualche mese, dopo un calvario di pratiche, i figli ricevono 35 euro netti di pensione di reversibilità a testa, il marito meno di 400: «Una pensione ancora provvisoria un anno e mezzo dopo la morte di Roberta e alla sede Inpdap mi hanno detto di nutrire poche speranze di migliorare la situazione non avendo aggiornati i software... In pratica, con quattro bambini, una signora da pagare perché mi tenga i figli dopo la scuola, un casino di spese e io tutto solo a dovermi occupare di loro perché nessuno del famoso “Stato del welfare” ha mai suonato al mio campanello, viviamo praticamente sull’orlo della sopravvivenza».
In questo contesto, i figlioletti ricevono una piccola eredità della mamma: una frazione di un appartamento dove vive il nonno, papà di Roberta, peraltro gravemente malato. Un problema: «Essendo vedovo, sostanzialmente per ogni atto che abbia implicazioni economiche, seppur minime ed essendo i bambini ancora minorenni, devo passare per il giudice tutelare della Prima Sezione Civile Bis, aperto dal lunedì al venerdì quando io lavoro. È lui, mi spiegano, che deve autorizzarmi, a presentare la domanda all’Ottava Sezione Civile, ufficio successioni che mi deve autorizzare ad accettare nel caso in oggetto l’eredità con diritto di inventario. Se la cosa non avviene, non si completa la pratica di successione presso l’Agenzia dell’entrate. Insomma: dovevo avere un’autorizzazione all’autorizzazione fatta in due uffici, due porte, forse dallo stesso giudice, dello stesso palazzo!».
Risultato? «Preso un giorno di ferie, sono andato a chiedere l’autorizzazione ad accettare l’eredità per loro. Poi un altro giorno per andare a ritirare la prima autorizzazione. Poi un altro ancora per presentare la domanda per la seconda autorizzazione. E infine un quarto per ritirare la seconda autorizzazione. Totale: 350 euro di spese e quattro giorni di ferie rubati. E tutto naturalmente “a favore dei minori”, come mi ha detto il cancelliere. Forse quei soldi e quei giorni, avrei potuto investirli diversamente. Magari proprio per stare coi bambini, no?».
Non pesasse sulla vita di una famiglia già alle prese con mille difficoltà, ci sarebbe da sorridere. Neppure la celebre «fatica di Asterix» costretto a recuperare in un ministero romano l’introvabile «modulo A38» era segnata da regole così stolte. Alla fine ti chiedi: è così che lo Stato, dopo tante chiacchiere sulla famiglia, il ruolo della famiglia, il sostegno alla famiglia, sta vicino a chi ha scommesso sul futuro e sui figli?
Gian Antonio Stella