Sebastiano Vassalli, Corriere della Sera 04/10/2012, 4 ottobre 2012
LA LOTTERIA, POI LA ROVINA. IL TESORO CHE NON TI FA RICCO
Un certo Lawrence Candlish, inglese di Gateshead, vince cinque milioni e mezzo di sterline alla lotteria. Entra nella classifica delle cento persone più ricche del Regno Unito e va a godersi la vincita in una località balneare del Sud della Spagna, vicino a Alicante. Spende e spande, finché rimane senza un centesimo. Torna in patria e viene condannato perché ha continuato a percepire dallo Stato un misero sussidio come disabile. È una storia divertente che però non sorprende. Casi del genere ci sono stati anche in Italia ai tempi d’oro della Lotteria di Capodanno, quando le mille lire di un biglietto vincente potevano proiettare un modesto impiegato o una casalinga nell’olimpo dei super-ricchi di allora: gli Agnelli, i Berlusconi, i Ferruzzi-Gardini... Cosa resta, oggi, di quelle vincite? Si sa che in qualche caso hanno lasciato soltanto macerie; ma anche quando il finale non è stato tragico, o grottesco, i risultati sono modesti. Nessun grande patrimonio è nato così. E si potrebbero passare in rassegna i vincitori, più recenti, delle cifre stratosferiche al Superenalotto: ma è troppo presto per tracciare bilanci e statistiche. La realtà è che i soldi, da soli, non danno la felicità come dice il proverbio, e non bastano nemmeno per trasformare un poveraccio in un gran signore. Sono come i superpoteri di cui si narra nelle antiche favole: l’invisibilità, l’ubiquità... Sembrano desiderabili, ma chissà se poi lo sono davvero. Il destino più probabile dell’uomo invisibile è finire sotto un tir, e quello di chi può essere ovunque è di non essere più in nessun posto, e di non esistere più. E poi, i soldi hanno un brutto carattere. Quando sono pochi, è facile dominarli; quando sono tanti o tantissimi è molto più difficile. Bisogna avere conoscenze, e capacità, che il miracolato di una lotteria generalmente non possiede. Bisogna sapersi controllare: non perdere la testa, non dimenticarsi della propria vita precedente come ha fatto Candlish, non buttarsi a fare le cose che farebbero tutti, non farsi consigliare dalle persone sbagliate... Detto così, sembra facile. La cronaca dimostra che non lo è, e anche che la Fortuna ha questo pessimo diFetto, di andare dalle persone sbagliate. Se venisse da me, o da voi, sapremmo come trattarla, dico bene? Invece è andata da Candlish. Peggio per lei.
Sebastiano Vassalli