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 2012  ottobre 04 Giovedì calendario

FA SPARIRE LE TASSE DI 460 COMUNI, ARRESTATO —

Si proponeva come la soluzione «alternativa» a Equitalia, così la Tributi Italia di Chiavari (con sede legale a Roma) aveva ottenuto contratti da 460 Comuni per riscuotere tributi, soprattutto l’Ici, ma anche la Tosap, l’Irap e altro: i soldi però non arrivavano, se non in piccolissima parte, nelle casse del Comune. Si fermavano — dice l’ordinanza del gip di Chiavari che ha portato Giuseppe Saggese, «dominus» della Tributi Italia in carcere — in un sistema di scatole cinesi, un complesso meccanismo che attraverso consulenze e false fatturazioni avrebbe sottratto ai Comuni 105 milioni di euro, portando qualche amministrazione sull’orlo del fallimento.
Due milioni e mezzo di euro il credito di Bergamo, un milione e mezzo quello di Vercelli, non quantificato quello di Bologna, almeno trenta sono le denunce degli enti locali che la Procura di Chiavari ha raccolto sul suo tavolo. Il modo con cui i soldi venivano stornati consisteva, secondo il pm Franco Cozzi, nel pagare consulenze e servizi a società che, in realtà, facevano capo al Saggese stesso. Venti milioni di euro — secondo le indagini della Guardia di finanza — sono finiti direttamente nelle tasche del fantasioso uomo d’affari, descritto come amante del lusso, yacht di 20 metri e aereo privato (intestati a società ad hoc).
Saggese è in cella, la sorella Patrizia e altri suoi soci d’affari, Mario Ortori (ex appartenente alla Guardia di finanza), Vito Marti e Pasquale Froio sono stati raggiunti da obbligo di dimora, altre quattro persone sono indagate. Ma gli investigatori fanno capire che questa è la parte «emersa» della galassia di Saggese, la ricostruzione di dove andavano, almeno in parte, i soldi. Resta la domanda sull’esistenza o meno di coperture per ottenere la fiducia di tante amministrazioni pubbliche. In cambio di cosa? In particolare gli investigatori si chiedono perché la Tributi Italia abbia acquistato per alcuni milioni di euro la società di riscossione tributi Gestor, operante nel Meridione, che aveva 43 milioni di deficit.
Agli amici Saggese, nelle ultime settimane, aveva confidato: «Per lavorare, mi sono rovinato». La Tributi Italia è nell’occhio del ciclone da un paio d’anni e ha una voragine nei bilanci. Nel 2010 è fallita ed è attualmente in amministrazione controllata con 400 dipendenti in cassa integrazione. I dipendenti sono arrivati a essere 1.000, a loro Saggese non ha versato i contributi. Domani è previsto l’interrogatorio di garanzia, poi il fascicolo sarà trasmesso a Roma per competenza per il reato di bancarotta fraudolenta.
Erika Dellacasa