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 2012  ottobre 04 Giovedì calendario

QUANDO I DIBATTITI SONO DECISIVI


Il duello di ieri sera tra Barack Obama e Mitt Romney appartiene alla tradizione del confronto elettorale che precede il voto di novembre. A quando risale il primo dibattito tra i candidati alle presidenziali?

La prima volta che due aspiranti alla Casa Bianca si sono confrontati è stato il 26 settembre 1960. A duellare furono John F. Kennedy, allora senatore democratico, e il vicepresidente in carica Richard Nixon. Il dibattito si tenne a Chicago e fu seguito in televisione da 70 milioni di persone. Gli annali ricordano il repubblicano in preda a un bagno di sudore a causa dei postumi di una operazione a cui si era sottoposto pochi giorni prima. Dopo di quello si tennero altri tre dibattiti.

Una consuetudine di oltre mezzo secolo quindi...

In realtà non furono organizzati dibattiti in occasione delle elezioni del 1964, 1968 e 1972, solo faccia a faccia elettorali nell’ambito delle primarie democratiche nel 1968 e nel 1972.

Quali candidati presidenziali tornarono a duellare in tv?

Furono l’allora presidente Gerald Ford e l’ex governatore della Georgia, Jimmy Carter. Quell’anno si tenne anche il primo dibattito tra i candidati alla vicepresidenza, ovvero il senatore del Kansas Bob Dole per il Partito Repubblicano e il senatore del Minnesota Walter Mondale per i Democratici.

C’è mai stato qualche candidato che si è sottratto al confronto?

Nel 1980 erano stati organizzati tre dibattiti tra l’allora presidente in carica Jimmy Carter, il governatore della California, Ronald Reagan, e il deputato dell’Illinois, John Anderson, un repubblicano che correva come indipendente. Carter si rifiutò di partecipare qualora fosse stato presente Anderson, e Reagan minacciò di fare lo stesso qualora Anderson non avesse partecipato. Il risultato fu che al primo dibattito si presentarono solo Reagan e Anderson, il secondo dibattito fu cancellato assieme al confronto tra i candidati alla vicepresidenza Walter Mondale, George H. W. Bush e Patrick Joseph Lucey. In occasione del terzo Reagan assecondò le richieste di Carter e il dibattito si tenne solo tra i due.

Quando si tenne un altro confronto a tre?

Dodici anni dopo, nel 1992, tra il presidente George W. H. Bush, il candidato democratico Bill Clinton e l’indipendente Ross Perot. Quell’anno ai tre dibattiti hanno sempre partecipato tutti e tre i candidati.

Il format utilizzato è sempre lo stesso?

In linea di massima sì. I partecipanti parlano dietro a uno scranno o seduti attorno a un tavolo assieme al moderatore. E a fare le domande può essere lo stesso moderatore o un membro del pubblico. Di solito non vengono pronunciati discorsi di apertura, ma solo di chiusura. A sorte si decide chi deve parlare per primo, e una volta formulata la domanda si hanno due minuti di tempo per rispondere. Dopodiché l’altro candidato ha un minuto per ribattere. Il moderatore ha facoltà di prolungare il tempo di risposta di 30 secondi qualora lo ritenga opportuno. Negli ultimi dibattiti sono stati impiegati dei segnalatori luminosi per indicare la quantità di tempo a disposizione.

Quali dibattiti hanno pesato in maniera determinante sull’esito delle elezioni?

Nel 1980 Jimmy Carter aveva un leggero vantaggio su Reagan in una di quelle corse elettorali «too close to call». Ma il repubblicano con anni di esperienza davanti a una telecamera per i suoi trascorsi in tv e a Hollywood vinse i dibattiti con un margine molto ampio e permise di trasformare un finale al fotofinish in una schiacciante vittoria. Anche quattro anni prima il dibattito si rivelò la carta vincente per lo svantaggiato, questa volta però a favore di Carter. Il democratico era dato per sfavorito e dopo il primo dibattito, sulla politica interna, la situazione era rimasta praticamente immutata. Nel secondo, sulla politica estera, pronunciò la famosa frase «Non c’è dominazione sovietica nell’Europa orientale e mai ci sarà sotto un’amministrazione Ford». Dopo quelle parole il sostegno al repubblicano si indebolì e il rivale democratico vinse una corsa serrata.

Il presidente fu vittima di una gaffe, quindi....

Sì, ma non è stato l’unico. C’è una lunga bibliografia sulle gaffe commesse durante i dibattiti. L’impazienza di Bush nel 1992 quando guarda ripetutamente l’orologio sperando in una fine veloce del dibattito, i sospiri di imbarazzo di Al Gore, oppure nel 1988 quella di Michael Dukakis sulla pena di morte che secondo molti politologi gli costò le elezioni.

Nei dibattiti cosa conta oltre le risposte?

Il linguaggio del corpo è molto importante, può rivelare debolezze e punti di forza. L’occhiolino di John McCain è stato interpretato come un segno di nervosismo, lo sguardo «laser» con occhio a fessura di Obama intimorisce l’interlocutore, mentre agitando il pugno George W. Bush tentava di dribblare le domande imbarazzanti, cosa che lo accomuna a Romney. Il quale tuttavia in genere è più incline a scuotere la testa.