Alessandra Comazzi, la Stampa 4/10/2012, 4 ottobre 2012
TUTTI DAVANTI A TANTI SCHERMI IL FUTURO È “CROSSMEDIALE”
Qualche giorno fa è morto Brando Giordani, inventore di programmi amatissimi come «Pronto Raffaella» e «Odeon». Ebbene, a quei tempi, erano gli Anni Settanta, una trasmissione di successo era seguita da una ventina di milioni di persone. «Portobello» di Enzo Tortora arrivava a una media di 25 milioni a puntata. Cifre da fantascienza, per gli standard attuali, quando se un programma ottiene cinque milioni di ascolti, è già un grande risultato. Allora la televisione era veramente condivisa, tutto il bacino di utenza seguiva più o meno le stesse cose. Ora, con l’irrompere dei nuovi media, non è che le persone non stiano più davanti al piccolo schermo: stanno davanti «agli» schermi. Non c’è più un unico palinsesto, ma ognuno, se vuole, si può creare il proprio, il cosiddetto «on demand». La tanto annunciata convergenza tra televisione e computer si sta materializzando davanti ai nostri occhi. Il 2012 potrebbe rivelarsi come uno spartiacque tra passato e presente.
Sono in commercio televisori ad alta risoluzione con telecamera, microfoni e Internet integrati per collegarsi con Twitter e Facebook, comunicare attraverso Skype e guardare i filmati su YouTube. D’altra parte la Tv, anche quella tradizionale, si può ormai seguire «on line» attraverso i tablet e gli smartphone. Senza dimenticare le consolle, quali Playstation e Wii, che interagiscono con Rete e televisioni, portando il giocatore in un mondo che sembra un telefilm. Il mercato è vastissimo. Ma cosa rischia di mancare, alla multitelevisione dei giorni nostri? I contenuti. Questa tecnologia, e poi spesso chi realizza i programmi, e gli investitori pubblicitari, restano ancorati ad antichi, rassicuranti schemi.
Lo scopo è quello di tornare agli ascolti alla Brando Giordani ottenuti non più su un’unica piattaforma, ma su molteplici. Il crossmediale. L’hanno capito tutti, ma di lì a riuscire a realizzarlo, c’è di mezzo il mare dell’etere.