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 2012  ottobre 04 Giovedì calendario

BIBLIOTECHE ALLA RISCOSSA

La notizia ha solo qualche gior­no. A Cinisello Balsamo è stato inaugurato un modernissimo centro culturale. Nei fatti funziona come una biblioteca multimediale, però non si chiama biblioteca, ma ’piazza dei saperi’ o, più semplice­mente ’Il Pertini’. Il perché è presto detto: secondo gli amministratori di Cinisello l’appellativo di biblioteca non fa marketing. Insomma, se il tuo prodotto lo chiami biblioteca il tuo investimento non è remunerati­vo. L’iniziativa di Cinisello rappre­senta il massimo che si può chiede­re a una biblioteca, con più di 100 mila titoli a disposizione per prestiti, auditorium, locali di ritrovo e pale­stra con attrezzature che consento­no di leggere, ascoltare musica e a­scoltare libri. Una strada già percorsa in altri Pae­si, soprattutto, sottolinea Stefano Parise, presidente dell’Associazione italiana biblioteche e dirigente del settore biblioteche del Comune di Milano (foto sotto), «dalle economie più dinamiche del Pianeta che han­no compreso come la formazione delle competenze per produrre in­novazione sia il fattore discriminan­te fra il successo e l’insuccesso. E in­vestire in biblioteche è un passo es­senziale su questa strada. Tutte le statistiche dimostrano che dove le biblioteche ci sono e funzionano, ci sono anche più lettori in termini as­soluti ». Il fatto che la struttura di Cinisello non si chiami biblioteca è in questo senso significativo nel sottolineare il fallimento di decenni di politiche culturali in I­talia. Da qui l’idea di lan­ciare la prima Giornata na­zionale delle biblioteche, che si terrà a Napoli il 13 ottobre, «per dire alla gente che se la cultura e le professioni cul­turali in questo Paese non sono ade­guatamente riconosciute è l’intero sistema a patirne le conseguenze negative in termini di mancata in­novazione. E noi vorremmo far na­scere nelle persone l’orgoglio di ave­re e di frequentare una accogliente biblioteca vicino casa».

«A Helsinki – prosegue Parise – dove si è tenuto l’ultimo congresso mon­diale delle biblioteche, i frequenta­tori abituali di queste strutture su­perano il 50% della popolazione. In Italia l’Istat dice che sono l’11,7%, con percentuali del 28,8 in Trentino Alto Adige e del 6,2 in Campania».

Ma se andiamo a guardare la per­centuale nazionale di chi fa almeno un prestito bibliotecario l’anno si scende a poco più del 7%. Circa 5 milioni di persone che nelle biblio­teche degli enti locali si traducono in 52 milioni di prestiti l’anno, cioè 0,87 per abitante. Fra i maggiori fre­quentatori di biblioteche ci sono il 13% di coloro che leggono più di 30 titoli l’anno, l’8,5 di chi legge più di 13 libri e il 3,8 di chi ne legge da uno a 3.

Questo perché le biblioteche pro­muovono cultura e costituiscono u­na sorta di geografia della lettura. La loro semplice presenza sul territorio (come si evince dall’essenziale libro di Giovanni Solimine L’Italia che leg­ge , Laterza 2010) è significativa. La Puglia ha 676 biblioteche su 4 milio­ni di abitanti. L’Emilia Romagna con gli stessi abitanti ne ha 1396. Cam­pania e Puglia messe insieme hanno più abitanti della Lombardia ma 1000 biblioteche in meno. Soprat­tutto hanno biblioteche meno effi­cienti (stiamo parlando delle biblio­teche di lettura), con un patrimonio di libri inferiore e scarsamente rin­novato per carenza di finanziamen­ti.

Il progetto di bilancio della Calabria (la legge attribuisce alle Regioni la gestione delle biblioteche) già nel 2010 non prevedeva finanziamenti per le biblioteche e quello della Campania prevedeva 650 mila euro per 200 musei e oltre 700 bibliote­che. La metà delle biblioteche italia­ne comunali possiede meno di 5000 libri e gran parte di esse sono nel Mezzogiorno. Parliamo di bibliote­che comunali perché sono le più vi­cine ai cittadini e registrano allo stesso tempo le realtà più disastrate e quelle più innovative. A quella di Cinisello, al top dell’innovazione, Parise affianca quelle di Meda, di Fano, di Rovereto, la Biblioteca in­ternazionale per l’infanzia di Geno­va, numerose istituzioni di Lombar­dia ed Emilia Romagna, tutte carat­terizzate dall’essere «luoghi di servi­zio per i cittadini e non semplici contenitori di libri. Luoghi dove si sperimentano anche soluzioni nuo­ve, come il prestito degli apparecchi di lettura degli e-book o, come a Mi­lano, dove si è sperimentata la ’bi­blioteca vivente’ in cui ci sono per­sone che si mettono a disposizione degli utenti per raccontare le loro storie». Più la biblioteca è capace di fornire servizi, più diventa luogo di socializzazione. E il servizio princi­pale, sottolinea Parise, è il bibliote­cario, la cui figura costituisce una sorta di discrimine fra le biblioteche che funzionano e le tante che tota­lizzano un massimo di 100 prestiti l’anno. «Servono professionisti spe­cializzati, esperti di nuovi media, entusiasti e capaci di far navigare, attraverso la biblioteca, nel mondo della conoscenza. Per tanti piccoli comuni una sola professionalità di questo tipo consentirebbe di rilan­ciare la biblioteca e il locale indice di lettura». Una inversione di ten­denza, che nella realtà italiana ap­pare lontana dalle priorità delle am­ministrazioni e della politica, se si pensa che le due Biblioteche nazio­nali, a Roma e Firenze, hanno bud­get inferiori ai due milioni l’anno, mentre quella di Parigi ne ha 254, quella di Londra 160 e quella di Ma­drid 52. Riguardo al loro appeal ba­sti pensare che a fronte dei 400 di­pendenti complessivi fra Roma e Fi­renze, la Biblioteca nazionale di Madrid ne ha più di 1000, quella di Londra 2000 e quella di Parigi 2600.