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 2012  ottobre 03 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LE PRIMARIE


REPUBBLICA.IT
FIRENZE - Doppio turno, albo degli elettori e patto di coalizione. Sono queste le regole delle primarie che dovranno essere approvate dall’assemblea nazionale del Pd prevista per sabato prossimo. Come previsto, Matteo Renzi, sindaco di Firenze e in lizza per la candidatura, non ci sta e afferma: "Non capisco perché non vadano bene le regole del passato, quelle che andavano bene quando hanno vinto Prodi, Veltroni, Bersani".
Secondo la bozza presentata, chi vorrà votare dovrà ritirare un certificato elettorale entro un giorno prima delle consultazioni. Tuttavia, si potrà ritirare la tessera anche la domenica stessa delle primarie: in ogni comune sarà aperto un ufficio elettorale per iscriversi all’albo degli elettori. Chi vota alle primarie sottoscriverà una dichiarazione di sostegno al centrosinistra. E i nomi dei votanti potranno essere pubblici "non perché avranno partecipato alla consultazione", ma in quanto "sostenitori" della coalizione.
Per quanto riguarda il doppio turno, solo chi avrà votato alla prima tornata delle primarie potrà farlo anche alla seconda. Sarà quindi la stessa platea di elettori a decidere al ballottaggio. Inoltre chi uscirà sconfitto dalla competizione dovrà sostenere il vincitore. È poi previsto il patto di coalizione tra i candidati. Patto a cui non parteciperà Bruno Tabacci perché il suo partito, l’Api, "è fuori dal campo del centrosinistra". Per questi due punti, in assemblea, si voterà a maggioranza semplice. Mentre per la deroga allo statuto che permetterà la candidatura anche di altri esponenti del Pd, servirà il 50% più uno degli aventi diritto. Questi poi dovranno raccogliere tra le 70 e le 80 firme nell’assemblea nazionale e il 3% degi iscritti del partito in tutto il Paese.
Intanto Renzi si chiede perché proprio adesso si è deciso di cambiare le regole. "Mi pare un errore - spiega il sindaco di Firenze - inserire il ballottaggio in cui possa votare solo chi ha votato al primo turno: e se la prima domenica ti ammali?". Il rottamatore aggiunge di coltivare comunque la speranza "che prevalga la saggezza e non si cambino le regole in corsa". Al sindaco di Firenze risponde Nico Stumpo, responsabile dell’organizzazione della segreteria nazionale del Pd. "Vedo che Renzi chiede con insistenza perché si devono cambiare le regole - dice Stumpo -. Vorrei fargli notare sommessamente che sabato riuniamo l’assemblea nazionale del Pd per cambiare la regola dello statuto in modo da consentirgli di candidarsi alle primarie". Infatti, secondo l’attuale regolamento del Pd, il candidato premier è il segretario del partito.
Annuncia che non rivelerà la sua preferenza alle primarie Walter Veltroni, decidendo di mantenere il riserbo "come Prodi: più che mettermi la maglietta dell’uno o dell’altro - dice l’ex segretario del Pd -, preferisco pensare al futuro del partito".
(03 ottobre 2012) © Riproduzione riservata

PEZZO DELLA STAMPA DI STAMATTINA
RAFFAELLO MASCI
Nichi Vendola scende in campo per le primarie del centrosinistra e mette così una bomba sotto la possibile alleanza con Casini.

La notizia, già annunciata dal nostro giornale, è stata ufficializzata dall’interessato sul suo sito ufficiale nichivendola.it: «Accetto la sfida. Per vincerla» - vi si legge - e «per scacciare il fantasma del Monti bis» oltreché «per trasformare le primarie da ennesima faida di partito a occasione di svolta per il paese». Dopo di che il leader di Sel dà appuntamento ai suoi per sabato prossimo alle 18 al Mav (il museo archeologico virtuale) di Ercolano.

Il dado è tratto. E qui cominciano i dolori. Quelli interni al Pd e quelli esterni, relativi ai rapporti con eventuali compagni di cordata (leggi Casini).

Cominciamo dal Pd. Formalmente la candidatura del governatore pugliese è stata salutata con cori di giubilo. Bersani ha parlato di «bella giornata» perché in questa fausta data «allarghiamo il campo progressista». Laura Puppato aggiunge che «finalmente nessuno potrà più dire che il Pd sta dando vita ad un congresso anticipato». E quindi una competizione democratica estesa a tutto il centrosinistra, dimostra che il dibattito è ampio, eccetera, eccetera. Con lodi, benedizioni e plausi.

Ma la discesa di Vendola nell’agone dà una quantità di pensieri al Pd che metà basterebbero. Marina Sereni, dopo aver sviolinato anche lei alla «positiva decisione» di Nichi, mette subito il candidato con le spalle al muro: lo sa o no che deve «prima» accettare «come tutti gli altri candidati», i 10 punti di Bersani che prevedono, tra l’altro, non solo «gli impegni assunti in Europa», ma anche - e siamo alla questione - «un patto di legislatura con le forze moderate di centro per portare avanti un programma di riforme profonde che, anche dopo il voto, saranno necessarie e richiederanno una vasta alleanza politica e sociale»? Detta più brutalmente: Nichi ci sta a governare con Casini? (ammesso che quest’ultimo ci stia a governare con lui?).

Beppe Fioroni la mette giù ancora più difficile: «Io ho il terrore - dice l’ex ministro dell’Istruzione - che al doppio turno, se ci sarà il doppio turno, avremo uno che presenta un partito di sinistra di 30 anni fa (Vendola - ndr) e un altro con le scenografie di Forza Italia (Renzi - ndr). In quel caso non ci sarà più il Pd e ognuno di noi dovrà fare altre scelte».

Sintesi dei dubbi sia di Sereni che di Fioroni: Renzi e Vendola sono incompatibili e, soprattutto, Vendola farebbe saltare l’alleanza faticosamente costruita con l’Udc di Casini.

E veniamo, così, ai problemi che questa candidatura pone agli alleati «moderati» del centrosinistra. «Ma che c’entra Vendola con i moderati?» ricorda Di Pietro in una intervista a «Pubblico». Niente: è evidente. Tant’è che Pierferdinando Casini - moderato leader dei moderati - usa parole di fuoco contro un ipotetico esecutivo con Nichi: «Inorridisco - dice - all’idea che il futuro governo possa essere consegnato ad un’alleanza tra

Bersani, persona regionevolissima, e Vendola, persona secondo me politicamente non adatta a poter governare un Paese».

Replica di Bersani: «Amichevolmente, certe parole sono un po’ forti - ha detto il segretario del Pd intervistato su YouDem - Inorridire? In un contesto politico di sinistra, progressista, di centrosinistra abbiamo portato l’Europa nell’euro mentre Pier Ferdinando inorridiva insieme a Berlusconi...». Ma il problema resta e, mettendo insieme le perplessità di Casini con quelli di Fioroni (ma anche di Sereni) si può trarre una conclusione: fuori Vendola, o niente governo Pd-Udc (più supporter montiani).