Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 03 Mercoledì calendario

ROMA —

L’attenzione in questi giorni è rivolta tutta alla prossima emissione dal 15 al 18 ottobre, la terza dell’anno, del Btp Italia, il titolo pubblico quadriennale che il risparmiatore, se vuole, può comprare anche on line e che è indicizzato all’inflazione italiana e assicura un «premio fedeltà» a chi lo tiene fino alla scadenza. Maria Cannata, direttore del dipartimento del Debito pubblico, vuole che sia un successo anche se non si pone obiettivi quantitativi. A metà mese si svolgeranno, come sempre, le aste di Bot e di Btp triennali, ma non ci sono preoccupazioni, le ansie di giugno e luglio scorso sono alle spalle. «Il mercato è buono, anche se siamo ancora lontani dalla normalità» dice Cannata. Per la quale comunque «non si può dire, nessuno può dirlo, che la tempesta non possa riprendere».
La prima emissione del Btp Italia, in marzo, è stata un successo, la seconda, in giugno, ha avuto un’accoglienza tiepida. Siete corsi ai ripari?
«Abbiamo studiato con più attenzione il periodo di emissione. A metà ottobre scadranno i Bot annuali e i Btp a dieci anni: ci sarà la liquidità necessaria senza contare che non sono previste scadenze fiscali a drenare le risorse dei risparmiatori e dei piccoli investitori per i quali il Btp Italia è stato principalmente studiato. Come è stato invece in giugno. E poi il momento attuale del mercato è abbastanza buono».
Le incertezze però non sono diminuite...
«Sì, le incertezze pesano, ma le decisioni annunciate a settembre dalla Bce guidata da Mario Draghi hanno schiarito il clima e hanno rassicurato gli investitori internazionali».
Anche per quel che riguarda l’Italia?
«Gli investitori si stanno rendendo conto delle differenze tra i Paesi più in difficoltà. Parlando con loro ho capito che hanno apprezzato le riforme fatte dall’Italia e che non sono preoccupati più di tanto della lentezza con cui queste agiscono sulla crescita. Si vede anche dalla loro partecipazione alle aste».
Gli stranieri sono tornati a comprare titoli italiani?
«Sono tornati già in agosto ma limitandosi alle scadenze più brevi, massimo triennali. In settembre hanno partecipato invece anche alle aste di metà mese sulle scadenze più lunghe. E questo è molto positivo».
I tassi però sui mercati continuano a restare per i decennali sopra il 5% e lo «spread» con i Bund tedeschi di uguale durata stenta a scendere sotto i 360 punti. Il miglioramento non è troppo lento?
«Restano alti i differenziali ma perché sono troppo bassi i rendimenti dei titoli tedeschi, che non sono appetibili ma continuano ad essere considerati beni rifugio. Ciò crea ovviamente problemi all’economia reale perché aumenta il costo del credito per l’Italia creando disparità di trattamento. Ma i tassi dei titoli italiani di nuova emissione sono bassi. Più bassi di quanto non siano stati per esempio negli anni prima della crisi».
Questo vuol dire che non ci sono timori per la sostenibilità del debito?
«No, certo che no. Nei primi nove mesi dell’anno, in cui abbiamo collocato circa l’80% delle emissioni programmate, il costo medio dell’emissione dei titoli è stato del 2,4%, che in termini reali al netto dell’inflazione è dello 0,2%. Nel 2011 è stato del 3,61%, nel 2008 del 4,09% e nel 2007, quando l’inflazione è stata peraltro bassa all’1,7%, il costo medio ha toccato il 4,14%. Si tratta, ovviamente degli oneri sul nuovo debito, quelli sullo stock sono più alti.
Come mai?
«Perché non si parla solo di titoli pubblici ma anche di mutui della Pubblica amministrazione e di Buoni postali».
Stefania Tamburello