Mario Ajello, Il Messaggero 3/10/2012, 3 ottobre 2012
FRANCO, IL FEDERALE DEL DISONORE
«Come sono andato?». Mentre crollava tutto, la Regione andava in pezzi, il Pdl finiva nel marasma e lo scandalo delle spese si gonfiava più dei 12 bignè allo zabaione che Batman si vanta di trangugiare in pochi secondi, Francone Fiorito poneva questa domanda. Chiedeva ai suoi interlocutori ebbro di visibilità televisiva quasi bambinesca: «Come sono andato a Porta a Porta?». Per dieci giorni, il Federale di Anagni è stato un leone mediatico - anzi di più: un format e un reality - e l’avvocato Taormina lo ha accompagnato in scena, saltando da un palinsesto all’altro, applaudendolo e dicendogli: «In carcere non andrai». Invece, e proprio a causa della sovraesposizione comunicativa, c’è andato. Dalle luci della ribalta al buio di una cella.
Il Francone Batman Show, a giudicare dagli ascolti e dalla risaputa curiosità per l’horror, sembrava avere funzionato. Grazie al ritmo incalzante e reiterato dello spettacolo: due macchine? mi spettano e me le piglio; quei soldi? mi spettano; la magnata? cena di lavoro, mi spetta; il suv da 88mila euro? «Ne avevo un tremendo bisogno». Come di un’altra cosa più leggera e innocente. Nella redazione di Porta a Porta ancora ricordano infatti la gioiosa sfrontatezza con cui Fiorito, prima e durante l’esibizione, si faceva incipriare la fronte: «Mi si vede la pelle lucida?».
Adesso quelle continue apparizioni all’insegna del magna magna improbabilmente negato («Io non sono un ladro, semmai sono stato un po’ leggero») e a dispetto del famoso motto di Totò secondo cui «ognuno ha la faccia che ha ma qualche volta si esagera» devono sembrare al suo protagonista, chiuso a Regina Coeli, antichi spezzoni di un’epoca televisivamente eroica. Che si è distesa al galoppo tra Porta a Porta e TgCom 24, tra La7 e Rete4, tra un’apparizione lunga moltiplicata per milioni di spettatori su YouTube e un duello breve (come quello contro il nemico Battistoni a cui grida nel derby provinciale Ciociaria-Tuscia: «Faccetta da prete, faccetta da cinese, ma chi vuoi incantare? Di’ la verità sulle tue fatture false»). Ha coinvolto anche l’ex fidanzata Samantha detta Sissi che l’altra sera ha portato il record di share alla trasmissione Quinta colonna di Paolo Del Debbio (7,6). E si è comunque protratta, con tanto di incursioni radiofoniche alla Zanzara, fino alla fine. Non soltanto l’arresto di Francone ieri è avvenuto in diretta video, con lui che abbraccia e bacia i vicini di casa ai Parioli («Tornerò presto») e lui che mentre i finanzieri lo portano in auto verso Regina Coeli parla al telefono con Canale5: «Sono tranquillissimo. Urlerò tutta la mia innocenza». Ma anche una volta che il protagonista ha varcato il portone del penitenziario, il reality continua: «Ora mi stanno prendendo le impronte digitali», racconta lui a chi lo chiama al telefonino. Oppure invia sms, muniti di smile, ai giornalisti: «Avete fretta di vedermi in carcere?». A portarcelo è stata anche, lo dicono i giudici, la sovraesposizione mediatica che è tipica della strategia che l’avvocato Taormina consiglia solitamente ai suoi assistiti.
«Dunque sarebbe colpa mia?», s’è sfogato ieri Taormina nel suo studio di via Cesi, vicino a piazza Cavour. E invece no, ha aggiunto: «Anzi, a un certo punto ho detto a Fiorito di non rilasciare più interviste ma lui ha continuato a parlare con tutti». Massimo Bernardini conduce per Rai Educational la trasmissione Tv Talk, che analizza il mondo dei media (ricomincia sabato su RaiTre), e spiega: «In questa televisione malata, lo studio viene trasformato in un pre-tribunale. Questo hanno fatto Fiorito e Taormina, che ha accompagnato sui vari set il suo assistito tenendogli la mano e portando in scena le carte dell’inchiesta: far penetrare nell’opinione pubblica la loro strategia di difesa. Ma i risultati per ora, visto l’arresto di ieri, non sono per loro confortanti. Io credo che la televisione come pre-tribunale non funziona più, anche perchè i talk show oggi sono luoghi di pancia e non di testa. E poi, anche se non vorrei essere lombrosiano, l’aspetto di Francone e il collegamento della sua vicenda con le feste in maschera da maiali non lo aiutano certo a difendersi dal fatto che è un magna magna».
Raccontano che Berlusconi, vedendo sullo schermo il pantagruelico ciociaro che intanto faceva fare alla nottata di RaiUno il 20 per cento di share, sia sbottato: «Devo sciogliere il Pdl». Come se non sapesse quanti Fiorito popolano il Popolo della libertà (e anche altri partiti). E anche i fratelli Vanzina hanno strabuzzato gli occhi: «La realtà supera la fantasia». Ossia il cafonal e lo sbraco antropologico hanno mediaticamente trovato un campione verissimo, al cui confronto quel politicante inventato al cinema da Antonio Albanese e che si chiama Cetto La Qualunque sembra un damerino e uno statista quasi degasperiano.
Nel reality di Francone sono comprese l’ex fidanzata Sissi (bionda compagna di vacanze anzi di «vacanzone» smeralde da 29mila euro per due settimane e, come si diceva, campionessa di share) e mamma Anna che si concede a taccuini e microfoni rivendicando con la leggiadria di Un posto al sole (ma ambientato ad Anagni) tanto l’onestà quanto la moderazione del figliolo munito di suv, gessato e barba e stazza alla Barry White (mai una sigaretta, mai un’ostrica) ed esaltandone le precoci doti intellettuali: «A tre anni, leggeva già Topolino».
«Tra i guai prodotti dai comportamenti di Batman e di quelli come lui - spiega il sociologo Aldo Bonomi - c’è che scatenano populismi d’ogni tipo. Compreso il populismo della società dello spettacolo. Prima un personaggio come Francone avrebbe subito l’ostracismo per indegnità. Ora invece, nel populismo dello spettacolo, chiunque fa spettacolo va bene e quindi abbiamo continuamente visto, e forse lo rivedremo presto, Fiorito in tivvù». Il quale, vuoi per incoscienza, vuoi per fiuto ruspante, sa come bucare lo schermo un po’ come ha saputo bucare le tasche del pubblico erario: «Io non volevo fare il capogruppo - così recita una sua esternazione cult - e mi hanno sbattuto a fare il capogruppo di bambini non avvezzi alla politica».
Quanto è repellente, eppure attraente, agli occhi di certi spettatori un tipo così. Il prossimo film di Matteo Garrone, un eventuale Reality 2, non sarà sui tronisti ma sulla razza Francone che forse è più attuale e il cui campione ieri ha pronunciato una frase - «In carcere c’è gente migliore di quelli del Pdl» - che immediatamente si è ficcata dentro l’immaginario popolare? Marco Giusti, celebrato autore televisivo, tra l’altro inventore di Blob, la pensa così: «I burini della suburra in fondo li conoscevamo ed erano i bodyguard dei politici della destra laziale». Mentre adesso il protagonismo mediatico di Fiorito ha portato alla ribalta non soltanto la persona di Batman ma complessivamente quel soggetto sociale che «si è preso in mano il Paese, mentre quasi nessuno è stato capace di intuire in questi anni la portata del cafonalesimo trionfante».
Batman ha sempre avuto il culto della propria immagine al punto che fece diffondere un fotoromanzo elettorale sul modello di Una storia italiana, il proverbiale libro a cura di Sandro Bondi sulle gesta di Silvio il Cavaliere. E così, ai bei tempi, faceva scrivere sui manifesti affissi in Ciociaria: «Il futuro è Fiorito». Ma allora non credeva che poi, un giorno, ieri, il futuro sarebbe di colpo appassito in una cella di Regina Coeli. Dove il contrappasso tra il rancio di adesso e le abbuffate e le libagioni di prima sarà umanamente doloroso. Così come il passaggio dalla visibilità esasperata di questi dieci giorni da leone mediatico - in cui Francone è diventato l’icona dell’anti-sobrietà esibita con l’irruenza di chi si sente invincibile - all’oscuramento imposto dalle circostanze cui l’hanno costretto i giudici e le Fiamme gialle.
Silvio Pellico ci ha scritto un libro, chissà se Batman quando tutto sarà finito pubblicherà un video, finalmente non baldanzoso e perfino umano, intitolato Le mie prigioni. E magari ci si azzufferà per mandarlo in onda nel prime time.