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 2012  ottobre 03 Mercoledì calendario

CHE COSA RIMANE DELL’IMPRENDITORE CHE SI FECE STAR

Uguale ma diversa. Così è Apple oggi, a un anno dalla scomparsa diSteve Jobs: più ricca, più solida, forse perfino più umana. Tanto da chiedere scusa per i suoi errori, come quelle mappe, inaffidabili, lacunose, spesso semplicemente sbagliate, che nell’ultimo sistema operativo di iPhone e iPad hanno sostituito le vecchie realizzate da Google. Qualche giorno fa Tim Cook se n’è assunto la responsabilità e ha perfino indicato soluzioni alternative, in attesa che il problema venga risolto. Jobs avrebbe detto che sono gli utenti a sbagliare: come quando spiegò che la cattiva ricezione dell’iPhone 4 era colpa di chi lo impugnava male.

Tim Cook guida Apple dal 24 agosto 2011, scelto dallo stesso Jobs pochi mesi prima della sua scomparsa. Ma non lo ha nominato in nessuna delle sue apparizione pubbliche per presentare nuovi prodotti: non durante il lancio dell’iPhone 4S, giusto un anno fa, mentre a Jobs rimanevano poche ore di vita, né parlando del nuovo iPad o dei portatili superpotenti. E nemmeno tre settimane fa, quando ha introdotto l’iPhone 5, cui Jobs lavorò fino all’ultimo. Nessun colpo di scena nelle sue presentazioni: la musica è forse un po’ più attuale, la scena un po’ più colorata, c’è perfino qualche imperfezione, forse voluta (quando ha fatto i complimenti ai Foo Fighters, band rock chiamata a chiudere l’ultima presentazione, si è sentito distintamente un «Awesome», «Grandioso!» proveniente da dietro le quinte). La nuova Apple si presenta in scena con molti volti, non quello del solo Cook: ci sono Scott Forstall, Johnathan Ive, Phil Schiller, Bob Mansfield. È l’iTeam, sono gli uomini scelti da Jobs per traghettare nel futuro la sua creatura.

L’era Cook comincia subito conunostrappo:asettembredello scorso anno, Cupertino avvia un programma di beneficenza, annunciando che raddoppierà le donazioni dei dipendenti. Jobs non era particolarmente sensibile alla questione, ma forse Cook intuisce che l’immagine di Apple ha bisogno di cambiare. Così, quando si ricomincia a parlare di Il 5 ottobre del 2011, dopo una web, con l’iPod. Guru dell’informalunga battaglia contro il can- tica, straordinario affabulatore, cro, moriva a 56 anni Steve trasformava ogni lancio di un nuoJobs. Prima ha contribuito a vo prodotto in uno spettacolo: con far nascere l’era del compu- lui la tecnologia si è fatta cultura. ter (con il Mac), poi a decretarne il Inventò un sistema chiuso dove tramonto, con l’iPhone e l’iPad. La hardware, software e servizi sono sua Apple, che nel 1976 fondò con controllati da una sola azienda, e Steve Wozniak, oggi è l’azienda per questo fu spesso criticato. Ma che vale più di tutte le altre al mon- quando morì gli tributarono do: seppe salvarla dal fallimento omaggio i potenti della Terra e mifacendo del computer una moda, lioni di persone comuni, consapecon l’iMac colorato, e scommet- voli di aver perso un genio visionatendo sul matrimonio tra musica e rio e un innovatore instancabile. suicidi nella fabbrica cinese Fo- trolla personalmente gli stabilixconn, incarica un’azienda esterna menti; segue servizio fotografico di valutare le condizioni di lavoro con casco giallo tra gli operai. alle catene di montaggio di iPad e Intanto Apple continua a creiPhone, ma anche di milioni di altri scere in Borsa, tanto che oggi vale prodotti hi-tech per altre aziende, il doppio di un anno fa: non ha precome Nokia, Sony e Microsoft. sentato nel 2012 nessun prodotto Cookfadipiù:volainOrienteecon- rivoluzionario, ma si trova nella fortunata condizione di continuare a innovare semplicemente proseguendo sulla strada già tracciata.

Cosìaumentalarisoluzionedegli schermi,ivarisoftwaresiintegrano con i servizi cloud (iCloud), prendono piede, dopo il touch, altre forme di interazione tra uomo e macchina, come Siri, l’assistente vocale lanciato sull’iPhone. Arriverà, prima o poi, un televisore, ma intanto, con il nuovo processore A6, a Cupertino hanno dimostrato di saper realizzare da soli un elemento chiave di ogni apparecchio informatico, e certamente si vedranno chip con la Mela sui prossimi Mac. Anche questa era un’idea fissa di Jobs: produrre tutto in casa, software e hardware, per avere sempre sottomano quello che serve quando serve. E, nel caso, scegliere tra più fornitori, per non dare a uno solo troppo potere.

È successo con

Samsung, che produce chip e display per iPhone e iPad:mailverobersagliodellalunga battaglia legale è Google, che avrebbe copiato il sistema operativo di Apple.

Nella biografia di Walter Isaacson, Jobs minaccia una «guerra termonucleare» contro Android. Cook haspiegatoinvecechedetestaleaule di tribunale e preferisce la via dell’accordo. Al momento non sembra possibile (i coreani hannoappenachiestodivietarelevendite l’iPhone 5, che violerebbe alcuni loro brevetti), eppure è un altro tratto che rivela come la personalità di TimCooksiaprofondamentediversa dal suo predecessore.

Un altro strappo potrebbe arrivare fra qualche settimana, se davvero sarà lanciato il nuovo iPad Mini, che Jobs non voleva. Ma forse il miglior complimento che si possa farglièdinonaverprovatoaimitare Jobs, l’unico amministratore delegato di una società che abbia mai avuto la fama e l’affetto tributati a una rockstar. Che nel suo famoso discorso all’Università di Stanford disse: «La morte è molto probabilmenteunadellemiglioriinvenzioni della vita. È l’agente del cambiamento. Spazza via il vecchio per fare posto al nuovo».